Capitolo 33

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Fallon era stata in grado di inondare la mia anima con il viola delle sue margherite

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Fallon era stata in grado di inondare la mia anima con il viola delle sue margherite.

Quei petali scuri si erano insinuati nel mio corpo e avevano raggiunto la mia anima macchiandola completamente ed io come un drogato ne desideravo sempre di più.

Quando pensavo a lei, era impossibile compararla ad una singola cosa, perché lei era un caos di elementi messi insieme in un unico corpo, in un'unica persona.

Fallon era la voce che sentivo quando mi trovavo in un posto affollato di persone.
Era il venticello fresco che scompigliava i capelli durante una calda serata d'agosto.
Era il petalo di una margherita viola e la lama del pugnale che aveva colpito il mio cuore.

Era disarmante pensare a lei, ma lo era ancora di più pensare all'amore che riservavo per lei.

Amavo quella ragazza che era la mia nemesi, quella guerriera che durante le missioni incuteva paura, ma amavo anche quella bambina che leggeva i manga e che mangiava le caramelle a forma di verme.

L'avevo odiata per un tempo indefinito e per tutto quel tempo mi ero finto la persona che non ero, avevo messo un telo nero suoi miei sentimenti e avevo raccontato una marea di menzogne.

E in quel momento, volevo far cadere quel telo e mettere a nudo ciò che provavo per lei.

In quel pomeriggio uggioso,le urla di Mason riuscirono a tamponare il rumore assordante dei miei pensieri.

Urlava a squarcia gola contro il display del telefono e ben presto lo avrei ridotto in polvere se avesse continuato con quel tono di voce alto.

La testa mi doleva a causa dell'alcol che avevo ingerito la notte scorsa e a causa dei pensieri che arrivavano come pungiglioni nella mia mente e le urla di Mason non facevano altro che peggiorare la mia situazione mentale.

Stavo ripulendo il casino fatto da mia sorella e da una delle sue migliori amiche, che durante la mattinata avevano deciso bene di trasformare il mio bagno in una sorta di spa per donne.

C'erano smalti aperti, trucchi e prodotti di bellezza in giro per tutto il pavimento.

«Call!» urlò Mason dal soggiorno.

«Si?»

«Muovi quel culo sodo che hai e vieni a giocare con me.» disse lui ed io sorrisi.

Provavo un bene immenso per quel ragazzo.

Era sempre così gentile e genuino che pensare fosse un sicario era quasi assurdo per me.

Mason, come Thomas e Harry, erano ormai dei fratelli per me e ringraziavo la vita per aver messo sulla mia strada quelle persone.

Mentre stavo riponendo in camera di Bonnie le sue cose, sentii il telefono squillare e corsi in bagno a prenderlo.

Quando vidi la scritta "armed condemnation" illuminarsi sul vetro del telefono, persi quasi un battito e lasciai cadere sul tappeto del bagno un flacone intero di crema alla liquirizia.

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