Capitolo 16: Uccidere un merlo è peccato

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" E' una cosa che ho sempre ammirato. I tuoi libri rendono il mondo un posto più luminoso, e le persone che lo abitano un po' più coraggiose" Emily Henry, "Beach Read" 

Quando arrivai, Tommaso era eduto su una sedia a dondolo in giardino a leggere un libro, mi fermai ad osservarlo. Chino sulle pagine, sembrava assorto in un altro mondo, una mosca iniziò a ronzargli nelle orecchie, ma lui non ci fece caso, immerso in uno stato di quiete irremovibile, seguiva con gli occhi le parole su carta.

Ero appena scesa dalla bici, nel modo più silenzioso possibile per non disturbarlo, quando, senza alzare gli occhi dal libro aperto, mi disse:

- Ti stavo aspettando-

- Come facevi a sapere che sarei venuta?- 

- Non lo sapevo, però ti aspettavo. Se non le aspetti le cose belle, poi quando arrivano te le perdi, sai?- Si alzò e appoggiò il lbro sulla sedia, poi venne ad aprirmi il cancello.

Un secondo dopo era in piedi davanti a me, avevo i suoi occhi fissi nei miei,  ebbi la sensazione che avesse qualcosa di importante da dirmi, mi sentivo indifesa e vulnerabile, nascosta dietro le sue spalle larghe, aspettavo che trovasse il coraggio di parlare.

Aggrottò le sopracciglia e nella mia testa si fecero spazio miliardi di pensieri diversi, qualcuno di questi, più agitato degli altri, urlava di andare via, di scappare, un altro lo sosteneva e irrequieto scalpitava, perchè io gli dessi ascolto e capissi che era stata una pessima idea. 

Prima che potessi scegliere chi ascoltare, Tommaso con voce ferma disse: - Hai dimenticato il libro.- 

Capii subito a cosa si riferiva, ricordai la nostra lite, io che facevo domande e lui che nascondeva risposte, per un attimo sentii la rabbia risvegliarsi, ma fu subito sostituita dalla puara di essere nel posto sbagliato.

Tommaso si voltò e si incamminò attraverso il giardino, io lo seguii in silenzio, come un'ombra. 

- Aspetta qui- mi disse ed io rimasi ferma ad attendere, mentre lui entrava in casa.

Per ingannare il tempo mi guardai intorno e scoprii di conoscere quel guardino a memoria, poi notai il libro sulla sedia e lo presi, stando attena a non perdere il segno della lettura.

All'inizio credetti fosse "Il giovane Holden", ma avrei dovuto ricordarmi della velocità con cui Tommaso leggeva, sembrava avere una fame atavica, che solo pagine ed inchiostro potevano  saziare, ma nonostante ciò non ne aveva mai abbastanza, come un pozzo senza fondo ingurgitava un libro dopo l'altro.

"Il buio oltre la siepe" di Harper Lee, questa era la lettura di quel pomeriggio e chissà quale sarebbe stata la prossima. Lo sfogliai curiosa, soffermandomi ogni tanto a leggere frasi che lui aveva sottolineato in matita, con linee talmente sottili da nascondersi tra le pieghe delle pagine.

Finii senza accorgermene alla fine, avevo sempre avuto questo vizio di leggere l'ultima frase dei libri ancora prima di iniziarli e credo questo fosse il motivo per il quale non sono mai stata una lettrice accanita. 

Notai in particolare una frase all'interno di un discorso diretto, che lui aveva sottolineato in biro rossa: "Quasi tutti sono simpatici, Scout, quando finalmente si riesce a capirli" 

- To kill a mockinbird- Sussurrò Tommaso alle spalle fra sè e sè, facendomi saltare in aria per lo spavento. Egli mi guardò, sorrise e poi si piegò a raccogliere il libro che mi era caduto per terra. 

- E' il titolo originale, sai? Io preferisco di gran lunga i titoli in lingua originale- continuò - Anche "Il giovane Holden" ne ha uno- con l'altra mano mi sventolò davanti il libro dalla copertina bianca, che era andato a prendere in camera.

- Perchè "To kill a mockinbird" ?- chiesi 

- Bè, perchè uccidere un merlo è peccato. I merli sono uccelli che non fanno nulla di male, si limitano solo a cantare, dunque la loro è una morte inutile- 

- E allora perchè mai qualcuno dovrebbe ucciderne uno?-

- Perchè gli uomini sanno essere davvero cattivi e anche perchè a volte succede e basta- si sistemò i capelli con le dita, un gesto che faceva sempre quando pensava tanto

- Come sarebbe a dire che succede e basta?-

Tommaso sorrise e una fossetta fece capolineao sul suo volto, poi continuò: - Molte persone sono dei merli, Rosa. Anche tu, me o Anna. Sono sicuro che siamo tutti merli, non abbiamo mai fatto nulla di male a nessuno, siamo buoni, leali, puri e innocenti. Ed è proprio a causa di questo che il mondo se la prende con quelli come noi. Per uccidere un merlo basta un colpo di pistola, una trappola o che ne so, non mi è mai capitato di fare una cosa del genere, ma sono sicuro, sicurissimo, che ucciderlo sia diecimila volte più semplice che uccidere un leone.- 

- Ma non è giusto, il leone sa difedersi-

- Chi ti ha detto che deve essere giusto? Nulla è giusto in questo libro e nella vita, se lo fosse quelli come Simone non esisterebbero.- Abbassò gli occhi e pensai volesse parlere di quella sera, ma mi sbagliavo, perchè mi diede entrambi i libri e mi disse di leggerli. 

- E l'altro?- chiesi 

- L'altro cosa?- aggrottà le sopracciglia inclinando la testa di lato

- L'altro libro, di cosa parla? "Il buio oltre la siepe di ingiustizia", ho capito, ma l'altro? Qual è il titolo originale di "Il giovane Holden"?- 

- "Il prenditore nel campo di segale" e per sapere di cosa parla, basta che lo leggi-

- Suona malissimo!- Esclamai, Tommaso scoppiò a ridere, poi disse:

- Se hanno cambiato i titoli un motivo doveva pur esserci!- 

Fu tutto ciò che ci dicemmo quel giorno, quando me ne andai mi salutò dicendo: 

- Alla prossima, principessa- quell'ultima parola gli fece comparire un nuovo sorriso in volto.

- Alla prossima, piccolo merlo- risposi, soffocando una risata.

Quel giorno, quando finalmente pedalavo verso casa, verso la cruda realtà, diretta ad affrontare le conseguenze delle mie azioni, ripensai a ciò che ci eravamo detti. 

Una vocina in testa urlò di scrivere tutto, mi diceva fosse importante, dovevo ricordarlo, dovevo scriverlo e poi rileggerlo.

Decisi di ascoltarla per questa volta, anche se non riuscivo a capire come una conversazione sui libri e sui merli potesse essere d'aiuto un giorno. 

Ero ingenua, credevo che a me le ingiustizie non sarebbero mai capitate, pensavo di essere un merlo protetto.

Mi ripetevo fra me e me che nulla mi avrebbe ucciso, nulla mi avrebbe ferita, non dovevo avere paura. Non ancora, almeno







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