Capitolo 19: La notte di San Lorenzo

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" Cantiamo canzoni e recitiamo versi più vecchi di noi, siamo fuori dal tempo e abbiamo l'illusione di essere salvi" Mario Desiati, "Spatriati" 

Era il 10 Agosto ed io non mi accorgevo di come Giugno e Luglio fossero già volati via, era come se per me fosse ancora l'inizio di quell'estate che presto mi avrebbe cambiato la vita.

Nessuno pensava più a Simone, ad Asia e ad Enrico, tutti noi sembravamo aver momentanemente archiviato ciò che successe in campeggio. Avevo smesso di curararmi del nervosismo di Anna, della sensazione continua che avesse qualcosa da dirmi, da confidarmi. Non sospettavo di segreti ormai, avevo smesso anche di chiedermi come sarebbero andate le cose fra me e Tommaso o cosa ne pensasse lui a riguardo o cosa volessi io. 

Semplicemente vivevo e cercavo di assaporarmi ogni istante di quell'esistenza, ricordai di essermi chiesta più di una volta se davvero si potesse capire quale fosse l'ultimo giorno, se si potesse fare qualcosa per evitare che le cose finissero, ma capii troppo tardi che mi stavo facendo le domande sbagliate. 

Ero contanta in fondo, di non avere più risposte, io che sapevo sempre quale fosse la cosa giusta da dire, finalmente non avevo più parole. 

Capii allora che il problema non erano mai state le domande fatte, ma sempre le risposte, che io avevo spudoratamente ignorato, spegnendo la luce e andando consapevolmente incontro al buio. 

Aveva ragione Tommaso, le stelle assumono un significato differente per chiunque le osservi, per chi viaggia sono delle guide, aveva detto una volta, ero convinta che fosse così anche per me, ma scoprii che erano solo spiacevoli verità e non volevo ascoltarle.

Fu così, che inizia a fuggire da me stessa, zittii ogni voce nella testa che urlava con foga, smisi di andare dal dott. Giubbeni, perchè credevo bastasse l'amicizia e l'estate per stare bene. Ogni volta che non mi sentivo abbastanza bella, chiudevo gli occhi e ricordavo le parole di Tommaso, quando non mi sentivo importante o speciale invece, ricordavo quelle di Anna.

L'enorme macchia bianca si era ingrandita a dismisura ed io non riuscivo più a distinguere me stessa dagli altri. Non ero più soltanto Rosa, convinta di non essere nulla senza di loro, respiravo le loro parole, li seguivo ad ogni passo e non mi voltavo più indietro, era come se il tempo non contasse più nulla, come se noi fossimo destinati a durare in eterno.

Correvamo leggeri sulla terra, illusi di essere i suoi figli prediletti, ridevamo tanto, convinti di aver dimenticato le paure dalle quale era nato tutto. Avevamo ancora sedici anni e pensavamo di aver ormai conosciuto questo mondo, di aver imparato a sopravvivere senza farci mai male. La verità è che ogni cosa alla quale credavamo, era destinata a trasformarsi in polvere davanti i nostri occhi.

Noi, convinti di essere merli protetti, di essere l'eccezione alla regola, credevamo che esistesse per davvero un per sempre, che ci avrebbe protetti e come un cuscino di piume avrebbe attutito ogni caduta. 

Era la notte di San Lorenzo, sdraiati sull'erba in cima a una montagna, ci sentivamo i padroni dell'universo, guardavamo il cielo ricoprirsi di luci, che sembravano voler raggiungerci.

- E' lo sciame delle Perseidi, non sono stelle, ma meteore- ci spiegò Tommaso indicando il cielo, - esprimete un desiderio, su di noi cadono le lacrime di San Lorenzo- 

Ed io, durante la notte dei desideri, chiesi soltanto che tutto rimanesse così, che noi potessimo tornare sempre su questa montagna, insieme, sdraiarci, dimenticare chi fossimo e vivere nell'attesa di vedere una nuova meteora.

La mano destra stringeva forte quella di Tommaso, la sinistra quella di Anna, in mezzo a loro due diventavo finalmente qualcuno, prendevo posizione in una vita disastrata, imparavo ad amare e ad essere amata.

- Alla fine ho capito che da singoli noi esistiamo, ma possiamo resistere in questo mondo soltato insieme- Sussurrai quella notte in tenda, convinta che Anna e Tommasso dormissero accanto a me.

- Io ho capito che passiamo la vita a dimostrare qualcosa a qualcuno, quanto siamo bravi, intelligenti e migliori rispetto agli altri. Poi succede che ci dimentichiamo chi siamo davvero. E' a questo che servono gli amici, perchè trovare un buon amico è come spegnere tutte le luci della città e vedere le stelle riflesse nel mare. Non riusciamo mai a vedere noi stessi, finchè non ci specchiamo negli occhi di qualcun'altro. Abbiamo bisogno di conoscere qualcuno con la nostra stessa anima per imparare ad amarla.- Rispose nel buio della notte  Tommaso.

- Perchè prima hai detto che San Lorenzo piange su di noi?- Gli chiesi, facendomi più vicina, lui allungò un braccio fuori dal sacco a pelo e mi avvolse.

- Perchè è stato un martire, ha versato molte lacrime a causa del supplizio, si crede che le meteore siano proprio queste che tornano annualmente sulla Terra.- 

Rimanemmo in silenzio qualche minuto, Anna dormiva e non volevamo svegliarla, Tommaso si avvicinò ancora a me fino a baciarmi, mi accorsi di aver sentito la mancanza del suo tocco e lo tirai più vicino.

- Sentite, mi dispiace fare il terzoincomodo, ma la tenda è quello che è, quindi per carità aspiratevi anche gli organi, ma fatelo in silenzio, vorrei dormire almeno stanotte, domani vi ricordo che tutta quella strada è da rifare per tornare a casa- La voce di Anna nascondeva note di gelosia, che non colsi subito.

- Vuoi un bacetto della buonanotte anche te, Anna?- Chiese sghignazzando Tommaso.

- Oh, va al diavolo, Tomma'!- Esclamò e lui scoppiò a ridere, trascinado anche me.

- Comunque, quello che ho imparato io, invece, è che mai e poi mai bisogna condividere la tenda con due amici fidanzati!- Strepitò lei di rimando e quel termine mi lasciò una scarica di brividi in tutto il corpo.

- Oh, siamo fidanzati? No, perchè dalla regìa mi dicono che le cose stanno così, avresti dovuto avvisarmi, Tommaso!- Scherzai per nascondere il mio imbarazzo.

- Mah, sai com'è, le notizie viaggiano veloci ai giorni d'oggi... avrei voluto dirtelo, ma qualcuno non si fa i fattacci suoi!- Tommaso cercò di stuzzicare Anna ed ottenne da lei, in risposta, una smorfia illuminata dalla luce della torcia, che avevo acceso.

- Siete insopportabili da singoli, insieme è anche peggio- sbuffò Anna, girandosi dall'altra parte, sapevo che stava soltanto al nostro gioco e che in realtà era affezionata ad entrambi.

- Comunque, Tomma', vedi di fare il bravo, perchè a Rosa ci tengo più che alla mia stessa vita- lo ammonì lei.

Lui non rispose, ma si girò, mi sorrise e mi baciò ancora con più foga, Anna finse un conato di vomito e ci accusò di essere disgustosi. 

- Il giorno più bello della mia vita!- Esclamò poi Tommaso.

- Oh, vedrai come sarà bello se non mi fai dormire!- Urlò più forte Anna.

- Ti amo, ma non dirlo ad Anna- mi sussurrò ad un orecchio, amentre lei ormai già russava.






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