Capitolo 25: Caduta libera

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"Continuerò a fare finta di stare bene. Continuerò a fingere di nuotare, quando, in realtà, sto solo galleggiando, con la testa a malapena fuori dall'acqua" "It ends with us" Collen Hoover 

Mesi dopo scrissi una storia, intitolata "caduta libera", perchè avevo ormai capito fosse impossibile spiegare come mi sentissi quel giorno, non bastavano le parole, le metafore e le similitudini, avevo bisogno di raccontarlo nell'unico modo in cui fossi capace: con la fantasia. 

Faceva così: 

"Esiste una forza in grado di tenere in equilibrio l'intero Cosmo, è ciò che permette ai pianeti di non perdere la propria rotta, ciò che riporta tutto dove dovrebbe stare e permette che determinate cose accadano.

Il mondo, l'universo e la vita sarebbero diversi senza di essa, provate solo ad immaginare se questa non esistesse più, si creerebbe caos e si rimarrebbe sospesi nell'aria.

Un mondo senza forza di gravità, non so nemmeno se sarebbe potuto esistere. 

Senza la gravità gli oggetti non si romperebbero mai, noi non potremmo farci più male cadendo dalla bici e rimanere attaccati al suolo diventerebbe impossibile.

Tanto tempo fa, l'universo si innamorò di un piccolo esserino dagli occhi di vetro.

Per lui accese tutte le stelle e fece sorgere il sole ogni mattina solo per dargli il buon giorno, fece nascere la luna per permettergli di sognare, dipinse il cielo di blu e coltivò prati rigogliosi, solo per vederlo sorridere.

Il piccolo esserino sentiva il peso del mondo sulle spalle, ma andava sempre avanti a testa alta, camminava per i boschi e sognava di essere leggero. Voleva liberarsi da ogni pensiero, che si portava dentro da troppo tempo, come un sasso nella scarpa.

L'universo per proteggerlo fece in modo che egli non potesse mai cadere, così da non farsi male, quasi la forza di gravità non esistesse più per un attimo.

Ed è così che l'universo credette di avergli risparmiato il dolore, di averlo salvato prima che qualcosa di terribile potesse accadere.

Il piccolo esserino però, al mondo non ci sapeva stare, gli sembrava tutto così difficile. Non capiva perchè alcuni giorni nascessero neri, non riusciva a capire nemmeno perchè le farfalle vivessero così poco o perchè in inverno gli alberi seccassero lentamente. Non riusciva a comprendere perchè le gazze ladre si chiamassero così o perchè le persone per fare un regalo, strappavano i fiori.

Erano tante le cose del mondo che non capiva, ma più di tutte, non si spiegava cosa ci facesse lui lì.

Sentiva di essere diverso, perchè la bellezza la trovava solo nelle cose rotte, che collezionava come trofei. Era sicuro che al mondo non ci fosse nulla di più perfetto di un frammento, di un coccio, di una crepa e di un difetto.

Aveva ascoltato tante storie sulla felicità e tutte dicevano fosse una cosa intera, bella e fatta, già pronta e che deve solo essere trovata. 

Allora lui la cercò e l'universo fece ogni cosa in suo potere per fargliela trovare. 

Questo però, non accadde mai, perchè in realtà la felicità di cui tutti parlavano, un giorno uguale a molti altri, si era rotta, frantumandosi in mille pezzi.

Il piccolo esserino, iniziò a pensare di non essere fatto per questa vita e un giorno andò sulla cima di una rocca. 

Si guardò intorno più volte, sperando che l'universo fosse distratto, guardò in basso e si chiese quanto tempo ci avrebbe impiegato a toccare il suolo. 

Ricordi a gallaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora