Chapter five

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Matt

Chiudo lentamente la porta della stanza di Charlotte e Ally, attraversando il dormitorio femminile, con ancora il profumo di mandorla, vaniglia e gelsomino della ragazzina impregnato fra i vestiti. Sulle mani è ancora presente la sensazione delle sue cosce e della sua schiena, di cui- mentirei se lo negassi- mi sono beato mentre la portavo in braccio fino in camera.

Certo, magari avrebbe potuto percorrere l'ultimo tratto fino alla sua stanza da sola, ma l'odore dolce e paradisiaco dei suoi capelli che mi premevano il petto mi ha reso impossibile lasciarla andare.

Per questo motivo inspiro maggiormente il Good Girl che mi è rimasto sulla maglietta e arrivo davanti alla mia camera. Apro la porta, non curandomi di fare troppo rumore, poiché TJ non c'è. È rimasto al locale con Ryan e James a sbronzarsi e a rimorchiare qualche ragazza con cui passare la nottata.

Avrei voluto anche io lasciarmi andare a un bicchiere di Jack Daniel's dopo l'altro e magari anche approfittare del bel culetto che la cameriera- che mi ha rivelato chiamarsi Wendy- ha mosso in modo sensuale mentre si dirigeva al bancone. Le avrei volentieri sostituito quel sorrisetto impertinente con alcune sculacciate che le avrebbero reso impossibile indossare jeans troppo stretti che le stuzzicassero le ecchimosi, eppure la visione di Ally che continuava a sbronzarsi con una serie di Martini, da sola, e con chissà quante poche altre funzioni celebrali ancora attive, mi ha portato ad abbandonare il progetto della serata.

Non che mi sia dispiaciuto fare da impavido eroe nei suoi confronti e riportarla a casa, ma non posso altrettanto negare che sentivo anche una sorta di obbligo morale a causa di tutte le prediche che Charlotte si preoccupa di farmi ogni volta che lascio continuare a bere Ally o chiunque altra persona a cui tiene già tremendamente ubriaca. Ogni volta i suoi rimproveri riescono a rompermi qualsiasi palla io abbia a disposizione, suscitando in me soltanto una vera e propria voglia di buttarmi da un burrone.

Per questo adesso mi ritrovo fuori dalla doccia, dopo una giornata abbastanza sfiancante, mentre lego l'asciugamano sui fianchi e rispondo a una telefonata di TJ.

«Dimmi.» il mio tono è disinteressato e la voce impastata a causa del filtro che posiziono fra le mie labbra.

«Ehi, amico, ma dove cazzo sei finito? Hai detto che saresti tornato al locale.»

Sbuffo, infastidito dalla sua solita apprensione, sicuramente incrementata dal terzo o quarto Long Island che si è scolato.

«Ringrazia che non stavo facendo sesso in questo momento, altrimenti ti avrei mandato volentieri a fanculo.» accendo la sigaretta, concentrandomi per una frazione di secondo sul modo in cui questa inizia a bruciare e in cui una densa nuvola di fumo si libera nella stanza.

Apro perciò la finestra e mi poso con la base della schiena sul bordo della scrivania in legno.

«Oh, è vero, scus-» si interrompe dopo poco, poiché sicuramente un cipiglio gli sarà comparso sul viso. «Quindi tu e quella strafiga di Jackson non avete...»

Non conclude la frase, poiché io sospiro altro fumo e rispondo: «Ma se non riusciva a reggersi neanche in piedi, coglione.»

Mi costringo a non propinargli altre offese. A volte mi domando come sia possibile che TJ le donne le porti a letto, consensualmente, in tutti i modi e i momenti possibili.

«Che carino, adesso ti preoccupi anche.»

Aggrotto le sopracciglia. E probabilmente lui capisce la mia confusione per questa sua risposta insensata, poiché chiarisce:

(Un)expectedحيث تعيش القصص. اكتشف الآن