Chapter six

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⚠️ATTENZIONE⚠️

🔞Questo capitolo contiene scene esplicite🔞

Mangiare o essere mangiati. Non c'è altra opzione.

Non si può scegliere alcun ruolo al di fuori di attaccante o attaccato. Devi comportarti come uno dei due, essendo ben consapevole delle conseguenze a cui vai incontro. Non c'è una via di mezzo, una terza via che possa equilibrare entrambe le cose.

No.

È un mondo fatto di pezzi di merda, pronti a sbranare e a distruggerti in mille pezzi alla tua prima caduta o segno di cedimento. Sono lì, i bastardi di turno, sul punto di precipitartisi addosso e divorarti fino all'ultimo boccone, facendoti pentire di aver scelto la via sgombra di sensi di colpa, considerata la più "corretta."

Corretta.

Buffo come si usi questo termine in un mondo che tutto possiede, tutto ottiene, in ogni modo possibile eccetto che con la "correttezza".

Tutti noi scegliamo sin da bambini il ruolo da interpretare, ciò che influenzerà le nostre scelte e ci impronterà ad azioni e situazioni particolari, che ci concedono l'illusione di sentirci meno in colpa. Un senso di colpa che, però, riaffiora comunque nel momento in cui capiamo che la scelta fatta, anni prima in cui ci siamo affidati alla più "umana" delle opzioni, ci ha portato soltanto a essere umiliati, calpestati, rigirati e distrutti da chi ha sin da subito utilizzato le carte da gioco a suo vantaggio, in modo da liberare l'asso senza troppe preoccupazioni e colpire senza timore o remore. È in quel momento che si cambia drasticamente direzione: si arresta il cammino, ci si volta e si torna indietro, fino a quando non si ripresenta il bivio in cui possiamo scegliere:

Uccidi o vieni ucciso.

Io sono ormai da molto tempo che scelgo la prima. Ogni giorno, ogni ora, ogni singolo secondo delle mie giornate. Ovunque e comunque. Non c'è un singolo momento in cui mi pento della mia scelta e della mia brutalità. A dir la verità, sono fiera del modo in cui il mio cammino non viene intralciato neanche da un misero ramoscello, poiché troppo timoroso della reazione che altrimenti scatenerebbe. Mi compiaccio ogni volta che i miei occhi si scontrano con la paura di coloro che mi guardano.

Oh, la paura. L'ho provata per così tanti anni che ormai mi è diventata amica e ha iniziato ad assecondarmi, a passeggiare al mio fianco e a travolgere gli altri nel momento in cui mi vedevano.

Esattamente com'è successo nei confronti di quel coglione di Ryan Keller. Un idiota del terzo anno che ha bisogno di sottomettere me e i miei amici pur di essere guardato per un istante dagli altri.

Beh, almeno gli ho dato quello che desiderava ieri.

Lo hanno guardato proprio tutti. Deridendolo, ma lo hanno guardato.

Sorrido compiaciuta mentre esco dal bagno, ripensando a come il mio gesto non abbia avuto ripercussioni. O almeno, in teoria le ha avute, ma nella pratica me ne fotterò come faccio sempre.

Ci sono voluti almeno quattrocento dollari e una minaccia abbastanza esplicita per convincere il preside a non sospendermi o a ricevere eventuali punizioni. Alla fine ha scritto sull'annotazione - che ha tranquillamente centrato il fondo della spazzatura poco dopo- che avrei dovuto pulire i bagni del dormitorio per una settimana.

Sbuffo divertita.

Sì, come no.

È stato divertente notare come sperasse davvero che pulissi i cessi da tutte le canne, i mozziconi e le gomme lasciate lì.

Avrebbe dovuto sapere benissimo che non lo avrei mai fatto. Per questo motivo ora, invece di trovarmi lì, ho appena finito di fare una doccia e mi sto dirigendo in camera.

(Un)expectedWhere stories live. Discover now