2. Katharina

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«Ti ho portato qualcosa da sgranocchiare.» Cantilenai entrando nella stanza d'ospedale dove si trovava mio padre. Notai subito come cambiò repentinamente espressione non appena misi piede all'interno, non mi piacque l'espressione tesa e pensierosa che intravidi per un solo, misero istante.

«Hai offerto qualcosa anche ai ragazzi, Katharina?»

Nonostante le continue crisi generate dal neurosarcoma all'ultimo stadio che lo costringevano a una lunga degenza nel reparto di oncologia, mio padre ancora non aveva perso lo spirito determinato che l'aveva sempre animato e io per questo lo ammiravo. Se fosse capitato a me, non ero così sicura che non mi sarei lasciata andare, invece lui continuava a guardare al domani con la grinta e la fiducia di un combattente.

Il Charité era rinomato per ogni suo reparto ma quello che con il tempo avevo imparato ad apprezzare di più era l'ambiente professionale ma caldo in cui ci eravamo ritrovati.

«Ovvio, per chi mi hai preso? Sarah e Marika apprezzeranno sicuramente i dolcetti glassati.» Gli porsi il piattino coperto dalla carta d'alluminio che avevo preso per lui. «E questi sono tutti tuoi. Jakob ti manda i saluti e dice che, data la pensione, ora passerà più spesso a salutarti.»

«Che dice? È contento della pensione?» Sollevò la stagnola mentre io mi accomodavo sulla sedia accanto al letto.

«Come un bambino a cui hanno levato le caramelle.» Commentai sorridendo appena, ero sarcastica solo fino a un certo punto. «Agneth deve trovare un modo per tenerlo impiegato o ci ritroveremo a compatire quel poveraccio del figlio che dovrà tenerlo a bada e lontano dagli affari.»

«E tu? Cosa ti aspetti dal tuo nuovo capo?»

Quella domanda mi colse impreparata, mi ero focalizzata talmente tanto su quel giorno in particolare che ancora non mi ero concessa di ponderare nessuna possibilità per il lunedì successivo, senza contare che nelle ultime ore non si era aggiunta nessuna nuova informazione al mio repertorio e quindi Nikolaus Mayer continuava a rimanere un mistero. Non avevo idea di che tipo fosse ma non mi aspettavo lo stesso carattere del padre, speravo però che la convivenza si sarebbe rivelata civile.

«Fammi prima arrivare in ufficio lunedì e poi te lo dico.» Risposi con una mezza risata dissimulando quelle elucubrazioni sciocche, era inutile pensare ossessivamente a qualcosa quando tutto ciò che si poteva fare era aspettare.

«Baumgarten è già passato? Sono arrivati i risultati della TAC?»

L'ultima crisi era stata più violenta del solito, il che aveva portato il medico a fare un controllo prima di quanto avessero pensato e noi ci ritrovavamo in quel limbo di temuta attesa che sanciva i giorni tra l'esame e i risultati, ma non eravamo ottimisti, un cancro al quarto stadio lascia poche speranze di guarigione, specialmente se inoperabile e al cervello.

Per un istante, l'ombra che avevo intravisto alla mia entrata tornò ad affacciarsi sul suo volto.

«Papà?» Domandai ancora, temendo quello che avrei sentito, invece lui scosse la testa e tornò a sorridere.

«Ancora nulla da radiologia ma Baumgarten ha detto che non sto peggiorando, il che è un bene.»

Non mi stava dicendo tutto, lo avrebbe capito anche un cieco, ma a volte c'erano notizie che avevano bisogno di tempo per sedimentare dentro di noi e poi di essere espresse ad alta voce. Il problema era che queste novità non erano mai portatrici di gioie, ma sapevo anche che se ci fosse stato qualcosa di veramente importante mio padre non me l'avrebbe taciuta.

Rimuginando su quei pensieri rimasi ad osservare mio padre assaggiare dalla parte salata del piatto e attingere subito dopo dai dolci.

«È sempre lo stesso catering? Com'è possibile che migliorino di volta in volta? Ci credo che poi prendete la roba per farvela avanzare!»

«Ormai non possiamo fare a meno di loro, sono magnifici e poi hanno una professionalità che non avevamo ancora trovato negli altri che abbiamo provato.»

Mio padre addentò un altro rustico prima di dire qualcosa ma un bussare leggerlo sulla porta lo interruppe.

«Qualcuno mi ha detto che hai portato del cibo.»

Era Sarah, l'infermiera che mi stava più simpatica tra tutte quelle del piano, ormai avevo imparato a conoscerle tutte e di lei avevo confermato la prima, magnifica impressione.

«Eh già, vedi se te ne hanno lasciato un po'.»

Quando uscii dal Charité ero esausta, non vedevo l'ora di mettermi qualcosa di comodo, preparare una tisana a ritmo di musica e passare la serata a non fare nulla. Cosa avrebbe portato il domani non era qualcosa a cui volevo pensare almeno per qualche ora.

Appena chiusi la porta di casa dietro di me, scalcai i tacchi e percorsi scalza il piccolo tragitto fino alla cucina, non portavo mai scarpe che li avessero altissimi ma portarli comunque tutto il giorno faceva sì che arrivassi a fine giornata con i piedi doloranti.

Il pavimento era fastidiosamente freddo ma resistetti il tempo necessario per mettere a scaldare l'acqua e poi corsi in camera a cambiarmi e, soprattutto, a mettermi un paio di calzini. Quando tornai di nuovo di là, le note di Galway Girl di Ed Sheeran che già risuonava nelle cuffie, l'acqua aveva raggiunto la temperatura ottimale quindi afferrai una presina e versai l'acqua nella tazza già pronta, il profumo di agrumi e thè che si sparse per l'aria era magnifico. Amavo le fragranze e i sapori decisi, in special modo quando riuscivano ad armonizzarsi con il mio umore e con ciò che mi circondava.

Il divano mi accolse poco dopo, ormai la prima canzone era scemata e aveva lasciato il posto alla ben più ritmata Shape of you, ma anche quella era ormai in procinto di finire. Poco importava, l'album avrebbe continuato la sua corsa ancora per qualche ora, finché io non mi fossi persa nel mondo dei sogni e Spotify non fosse entrato in stand-by, per il momento l'unica preoccupazione a cui volevo dare retta era il presente, al domani ci avrei pensato a tempo debito.

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Nuovo capitolo ancora di introduzione ma abbiate pazienza, le cose si faranno scoppiettanti presto🔥

Noi ci vediamo sabato prossimo con un capitolo nuovo, ma prima, per chi le sta seguendo, lunedì arriva una nuova novella dell'universo di Vestigia e Vulnere

Giorgia ❤️

Armonia di sogni e speranzeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora