25. Katharina

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Io e Nikolaus sobbalzammo per il bussare che ci prese alla sprovvista, eravamo concentrati su la bozza di un nuovo progetto di copywriting che uno dei team al lavoro ai piani sotto di noi aveva stilato troppo a ridosso della scadenza.

Ci scambiammo un'occhiata interrogativa mentre la porta si apriva lasciando entrare la figura energica di Jakob.

«Aspettavi che andassi in pensione per impossessarti del mio ufficio?» Scherzò non appena i suoi occhi gentili si posarono su di me. Con qualche click fermai la riproduzione di Running up that hill e mi alzai per tirare Jakob in un abbraccio che qualcun altro avrebbe definito spezza-ossa. Non sapevo quale occasione lo riportasse all'interno del moderno edificio dell'azienda, ma mi fece piacere rivederlo tra quelle quattro mura che, da quando se n'era andato, avevano subito una mutazione notevole.

«Oh sì, ho costretto Nik a cedermene un pezzetto.» Feci un cenno giocoso verso l'uomo che mi aveva affiancato, poi tornai seria: «Qual buon vento ti porta qui?»

Tra me e Nikolaus si era insinuato un sottile imbarazzo che forse avvertivo solo io, visto che lui non sembrava risentirne. Era tutta colpa di quel suo gesto sconsiderato! Non poteva dirmi semplicemente che ero sporca invece di mettere su quel teatrino inutile?

Ora, ad ogni tocco casuale mi preparavo a vederlo compiere un azione simile, invece lui continuava ad agire come aveva sempre fatto, come se non fosse successo nulla di speciale. Il modo con cui mi aveva sfiorato era stato davvero intimo e io non riuscivo a levarmelo dalla testa, specie quando era tanto vicino da riuscire a percepire il calore del suo corpo.

«Non posso venire a distrarre mio figlio e la sua segretaria?»

«Quando stiamo lavorando?» Alzai gli occhi al cielo per il tono fintamente supponente che Nikolaus aveva usato, l'aria da capo cattivo e scorbutico non attaccava né con me né con suo padre. «Credevo fossi tu quello che da piccoli ci rimproverava se ti disturbavamo!»

Provai a immaginare un piccolo Nikolaus che scorrazzava all'interno dell'edificio per giungere a bussare alla porta di Jakob e distogliere l'attenzione del padre dal lavoro: non ci riuscivo. O meglio, non riuscivo a immaginare Nikolaus da bambino. La prossima volta che avrei visto Agneth, dovevo chiederle se mi mostrava delle sue foto da piccolo.

«Mea culpa, vi ho cresciuti troppo bene!» Jakob alzò le mani e indirizzò al figlio uno sguardo complice. Nikolaus sbuffò ma non fece in tempo a ribattere perché io lo precedetti.

«Non ci conterei, Nik ha esattamente il tuo carattere.»

«Appunto.»

«Appunto

Bastò uno sguardo, poi scoppiammo a ridere senza riuscire a rimanere seri ancora per un istante, ma, a quel punto, Jakob decise di tornare al nocciolo della questione.

«In realtà sono venuto per sapere come vogliamo organizzarci domani?»

Ah già, l'indomani ci aspettava la convention al Weshafen Event. Non ricordavo quale titolo avessero scelto per quell'edizione, in realtà non mi interessava davvero, alla fine l'importante era l'occasione di interfacciarsi direttamente con gli investitori e, magari, stringere qualche altro contatto utile.

«Io ho bisogno di un passaggio, se siete di strada, altrimenti vengo con i mezzi.» Dissi alzando una mano.

«Assolutamente no.» Risposero in coro con un tono offeso che non avrebbero usato neanche se avessi detto qualche scemenza.

Maledetti idioti iperprotettivi pensai sorridendo, ma il momento dopo realizzai che, se con Jakob c'era un rapporto tale da giustificare quello slancio, con Nikolaus non c'era nulla di così profondo.

Armonia di sogni e speranzeWhere stories live. Discover now