22. Katharina

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«Come sta andando l'organizzazione del progetto di Tristan?»

Quella domanda casuale venne posta da Jakob non appena ci accomodammo intorno al tavolo in legno su cui avevamo steso una tovaglia dalla fantasia semplice ma piacevole. Jakob si era seduto di fronte a me e Agneth aveva preso posto accanto a lui, fu proprio lei che si volse verso il marito con un cipiglio contrariato.

«Jakob, avevi detto che non avreste parlato di lavoro.»

E probabilmente lei era pronta a fargli mantenere quella promessa così come lo stava obbligando a non mettere troppo le mani in pasta negli affari dell'azienda, infatti Jakob si era fatto vedere solo per la riunione del consiglio di amministrazione prevista per l'inizio della settimana e io mi ero sorpresa di quel fatto ma alla fine mi ero ritrovata a sorridere di quell'evidenza.

«Non ho intenzione di entrare nei dettagli, amore, è solo per chiacchierare.» Rispose portandosi alle labbra un boccone spaetzle con funghi e prezzemolo che Agneth aveva cucinato per quell'occasione, erano sublimi e ogni gnocchetto sembrava sciogliersi in bocca.

Nessuno gli credette davvero, non si sarebbe mai fatto sfuggire un'occasione così ghiotta per saperne di più su ciò che stava accadendo dentro le mura dove la sua creatura continuava ad andare avanti anche senza di lui. Agneth non dismise la smorfia contrariata che era apparsa poco prima sul suo volto ma non ribatté.

«Allora boss, vuoi spiegare tu?»

Per un momento non riuscii a processare quella frase e non risposi, poi, lentamente, le parole acquistarono un senso e io lanciai un'occhiata in tralice a Nikolaus. Mi stava fissando, lo stavano facendo tutti intorno al tavolo, in attesa che io mi decidessi a parlare, ma lui aveva un sorrisetto malizioso che gli illuminava lo sguardo.

«Ho perso un pezzo, da quando in qua sono io il capo?» Stetti al gioco assecondando quell'inattesa complicità che ora sembrava crepitarmi sottopelle.

«Da quando capisci meglio di me tre quarti delle cose tecniche, ma non dirlo a nessuno o sarò costretto a ucciderti.» E accompagnò quelle parole con un occhiolino che fece scoppiare tutti a ridere.

«Sono curioso anche io in realtà.» Gli occhi curiosi di Abel incontrarono i miei in una muta preghiera, poi ghignò e aggiunse: «Tristan ovviamente saprà già tutto ma noi siamo dei poveri mortali e non abbiamo visto nulla.»

Giocando con l'angolino del tovagliolo, feci mente locale per ricordare se avessi scaricato qualcosa sul cellulare così da far vedere ciò di cui avrei parlato ma non ricordavo di averlo fatto così desistetti dall'idea.

«Non ho nulla di scaricato sul telefono per potervi mostrare qualcosa ma abbiamo già progettato le locandine e il feed social seguendo le direttive del reparto marketing del museo.» Cominciai pregando di non suonare noiosa. «Abbiamo lavorato con il bianco e...»

«E non ho ancora capito come abbiate scelto gli altri colori.» Mi interruppe Nikolaus con una mezza risata e Jakob fu veloce a dar manforte al figlio.

«Non chiedere, lasciala fare. Neanche io capivo alcune cose su cui si impuntava ma quella testa calda accanto a te conosce meglio di te e me queste cose.»

«Perché sulla vostra laurea c'è scritto Economia e management non Comunicazione e marketing.» Ribattei schiccando la lingua sul palato.

«E perché sono due teste calde.» Mi fece eco Agneth unendosi al gioco e alzandosi con un movimento fluido per cominciare a raccogliere i piatti. Quella sua azione animò la tavola e tutti ci mettemmo a raggruppare in due pile le stoviglie bianche e alla fine fui io a tornare in cucina con Agneth per posare sul piano di marmo i piatti sporchi e prendere quelli puliti. Agneth tornò in sala da pranzo qualche momento dopo di me portando due vassoi pieni di Schweinshaxe con verdure.

«Hai più sentito Arlette? L'altra volta in discoteca mi è sembrata simpatica.» Meredith, con quella domanda rivolta a Nikolaus, sancì il cambio di argomento che fece scemare la curiosità per ciò che stavamo facendo in azienda. Mi sedetti di nuovo accanto a Nikolaus che mi stava mettendo nel piatto un pezzo del maiale arrosto e qualche verdura.

«Ah sì, l'ho sentita giusto ieri.» Replicò lui con noncuranza intaccando il proprio pezzo di carne, forse pensò che quelle parole avrebbero soddisfatto la curiosità della donna ma Marika non la pensava allo stesso modo.

«Quando organizziamo un'altra uscita anche con lei?»

Per quel che avevo potuto vedere nelle due volte in cui ero stata con loro, mi ero fatta l'idea che Marika e Meredith riuscissero ad essere così in sintonia perché i loro caratteri erano complementari. Tanto più Meredith era taciturna e timida quanto più Marika appariva espansiva e chiacchierona.

«Quando volete, ma contatene uno di più, probabilmente ci sarà anche il suo ragazzo.» Nikolaus si appoggiò allo schienale della sedia, gli occhi vispi di chi ha appena pronunciato un qualcosa di bizzarro e non vede l'ora di studiare la reazione che questa era destinata a provocare.

«Il suo ragazzo?» Gli fece eco Meredith.

«Ti ha mollato, fratello?» Commentò invece Abel con la sua solita ironia in bilico tra il saccente e lo scherzoso.

«O magari è lui che ha mollato lei.» Concluse infine Tristan dando una piccola gomitata d'intesa al maggiore.

«Idioti.» Disse con una mezza risata l'uomo accanto a me e poi aggiunse: «Non stavamo neanche insieme, era puro e sano divertimento.»

Io, Agneth e Jakob eravamo spettatori silenziosi ma interessati di quel siparietto divertente. La donna che era al centro della discussione doveva essere colei che avevo intravisto quella sera in discoteca, ma non riuscivo a richiamare alla mente il suo volto.

«Non avevamo una storiaseria e l'accordo era che nel momento in cui uno dei due avesse voluto chiuderenon ci sarebbero state storie. E così è stato.»
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Capitolo di passaggio ma respirate perché tra qualche capitolo precipitare tutto.

Prossimo aggiornamento: Mercoledì 1 maggio

Giorgia❤️

Armonia di sogni e speranzeWhere stories live. Discover now