5. Nikolaus

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Questa giornata non poteva iniziare peggio.

Quel pensiero continuò a girarmi nella mente per qualche secondo mentre osservavo la figura della donna che aveva dato il via alle sventure di quel giorno allontanarsi a passo svelto.

Stizzito, stavo per rientrare quando mi sentii chiamare e, voltandomi di nuovo, trovai mio fratello Tristan. A giudicare dell'angolo della bocca sollevato in una smorfia ironica, doveva esser stato testimone almeno dell'ultima parte della discussione.

«Un bel peperino, ti ha tenuto testa a dovere.»

«Lasciamo stare, ha avuto anche l'ardire di darmi dei soldi per lavare la camicia manco andassi in giro come un barbone.»

Ero irritato dall'atteggiamento della donna dagli occhi di giada, era lei che mi era venuta addosso e oltretutto aveva avuto l'ardire di sentirsi offesa dalle mie parole.

«Beh dipende cosa le hai detto, magari è stata una reazione a qualche tua frase.»

L'occhiata che gli indirizzai avrebbe avuto il potere di uccidere se fosse stato possibile, ci mancava solo che alla fine la colpa ricadente su di me!

«Sorvoliamo, grazie.» Se avessimo instaurato quella conversazione non avrei risposto di me stesso. «Piuttosto, Abel?»

Tristan alzò le spalle e poi afferrò il telefono dalla tasca posteriore, probabilmente per controllare se nostro fratello avesse scritto qualcosa sul gruppo, cosa che io non avevo fatto perché ero troppo impegnato a discutere con una certa persona distratta.

«A giudicare da quello che ha vedo direi che è già dentro.»

Abel aveva scelto un tavolo centrale, in effetti l'avremmo trovato anche se non ci avesse fatto un cenno non appena ci scorse.

Perfetto.

Non avremmo avuto neanche una briciola di privacy.

Non avevo nulla in contrario rispetto alla posizione, solo che il locale a quell'ora era pieno e tutti potevano dire qualunque cosa dicessero le persone sedute al tavolo accanto che era davvero troppo vicino per i miei gusti. Dovevamo parlare dei massimi sistemi del mondo? No, ma comunque non mi piaceva sbandierare ai quattro venti nessun argomento di conversazione, neanche il menù di un'ipotetica cena di quella sera.

«Cosa ti è successo?» Domandò Abel notando la chiazza sulla mia camicia che, ovviamente, quella mattina era di un colore chiaro che non mascherava nulla.

«Incidente di percorso.» Afferrai qualche fazzoletto dal dispensatore al centro del tavolo ma quel poco che si era asciugato non sparì e l'altra parte ancora non cristallizzata si espanse al passaggio della carta. Con uno sbuffo contrariato, desistetti dal cercare di porre rimedio a quel disastro, dovevo passare a casa a cambiarmi prima di presentarmi dai miei.

«Che ha coinvolto una bella castana.»

Al sentire quell'aggiunta da parte di mio fratello, storsi la bocca rendendo ancor più palese quanto mi irritasse quella situazione.

«Attento o Meredith potrebbe rimanerci male.» Ribattei alludendo al fatto che stesse apprezzando un'altra donna quando si poteva dire che era felicemente accasato, mancava solo un'ufficializzazione, se mai avessero deciso di fare quel passo, d'altronde il matrimonio era solo una convenzione sociale e nel 2023 non poteva più considerarsi un qualcosa di imprescindibile nella vita di nessuno.

«Molto più facile che invece si unisca nell'apprezzare una bella donna.»

Ah già, quel piccolo dettaglio continuava a sfuggirmi.

«Dimentico sempre che ti sei trovato una degna compagna.» Lo punzecchiai appoggiandomi allo schienale della seduta mentre lui prendeva a spiegazzare un tovagliolo.

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