Morte e desiderio

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Toni's pov
Con il sorgere del sole sorgono anche mille dubbi riguardo la mia decisione. Sono sdraiata nel letto, incapace di addormentarmi. La mia mente continua a danzare tra pensieri e riflessioni, mentre il mio corpo si prepara ad affrontare l'incontro con la nostra rivale. Mille dubbi si agitano nella mia mente come foglie spazzate dal vento. I minuti passano lenti, scanditi dal ticchettio del mio orologio. Mi domando se la mia decisione sia razionale, se sono veramente pronta a fare a patti con il pericolo che ci minaccia. Le parole di Jughead risuonano ancora nelle mie orecchie, un'eco costante che alimenta ancora di più i miei dubbi. Il mio corpo è teso, i muscoli contratti. Cerco di visualizzare ogni possibile scenario, ogni possibile mossa della nostra avversaria. Voglio essere pronta a tutto. Dopo un po' mi intimo di dormire, devo essere lucida per questa sera quando il killer di cuori verrà a farmi visita. Perché io so che verrà. Non può aver orchestrato tutto questo spettacolo con il mio nome per niente. E quando ce l'avrò di fronte, potrò finalmente vedere chi ha osato mettersi sul nostro cammino. So come sono fatti i killer solitari. Spesso trasudano un'aura di trascuratezza, come se il mondo intero li avesse dimenticati. Ho visto molte loro foto e sono orrendi. Ecco perché fanno così paura. Nei loro occhi si legge la follia, una follia che brucia come un fuoco inestinguibile, consumandoli dall'interno. Sono creature solitarie, che vagabondano nell'oscurità della loro mente distorta, senza legami né radici che li trattengano. Domani la vedrò. Mi rendo conto che non posso più rimandare l'incontro, che il mio corpo è fin troppo pronto per questa missione. Chiudo gli occhi e finalmente riesco a rilassarmi. Non sono preoccupata per la mia incolumità. Ma so per certo che quello che accadrà tra qualche ora non sarà pacifico. Dormo di un sogno più o meno tranquillo, nonostante il mio inconscio continui a mandarmi segnali nei sogni, dove vedo un'ombra che si aggira intorno alla città, ma quando mi giro non c'è nessuno, solo un vicolo buio. Mi sveglio verso le sei, stupita di aver dormito undici ore consecutive e devo dire che i risultati si sentono. Mi alzo in piedi energica, la casa è in totale silenzio tranne per un rumore che proviene dalla stanza affianco alla mia. Jug che scrive al computer. Sweet e Fangs sono già a lavoro. Fangs oggi iniziava all'una e Sweet alle quattro, perciò in casa ci siamo solo noi due. Il discorso di ieri era molto teso, e comprendo perfettamente il suo disagio nel sapere che stanotte mi troverò di fronte a quella pericolosa assassina. Dopo essermi lavata i denti e messo addosso il microfono, busso alla sua porta.
Jughead: -sì?- entro e lo trovo girato di spalle, mentre guarda delle immagini.
Toni: -che fai?-
Jughead: -sto cercando di trovare qualche informazione sulla nostra amica. Non voglio che tu vada completamente impreparata- mi siedo sul letto.
Toni: -e come procede?-
Jughead: -uno schifo. Non c'è nulla. È un dannato fantasma. Mi chiedo come faccia ad essere così precisa. Ha ucciso trenta persone durante la sua carriera e non c'è neanche un minimo errore. Lascia sempre il luogo del delitto pulito- deglutisco, l'interesse che si innalza. Ho sempre invidiato le persone precise. Con la mia abilità del coltello, non lasciare tracce è difficile. La vittima può iniziare a dimenarsi, tirarmi i capelli e graffiarmi. Devo sempre essere vestita con maniche lunghe e fare attenzione al viso, per non parlare dei capelli che tengo sempre legati in una coda alta. I miei amici probabilmente hanno dimenticato com'è il mio volto senza quella coda.
Toni: -Jug, riposati. Lo so, è una killer esperta e tutto il resto, ma posso farcela. Se ha scoperto il mio nome significa che mi ha tenuto d'occhio, quindi se avesse voluto mi avrebbe già uccisa da tempo- dico mettendogli una mano sulla spalla. Ormai le nostre vite sono solo un accessorio della nostra esistenza, e non ce ne preoccupiamo più di tanto.
Jughead: -lo so, ma non sappiamo come ragiona. Magari è una psicopatica senza freni o peggio- guardo fuori dalla finestra e vedo che si sta già facendo buio.
Toni: -sarà come tutte le altre killer che abbiamo analizzato. Dall'aspetto orribile e con una qualche fissa ridicola- il mio amico annuisce ed io gli arruffo i capelli ricci.
Toni: -è ora Jug. Ho già messo il microfono, è tutto apposto-
Jughead: -bene. Avviserò Sweet e Fangs. Ti ascolterò per tutta la durata dell'incontro. Non mandarmi messaggi anzi, non portare proprio il telefono. Dannazione, è una vera e propria missione suicida-
Toni: -stai tranquillo. Vado e torno- ci abbracciamo ed esco di casa. Non ho un piano preciso anzi, non so neanche io cosa stia facendo. Cammino dal North Rosedale Park fino a Happy Homes. Ironicamente chiamato così, è il luogo dove ci ritroviamo per stappare una birra e cercare di dimenticare, anche solo per un istante, il peso delle nostre scelte e delle nostre azioni. Lì, ci illudiamo di vivere una vita normale, anche se sappiamo benissimo che non è così. Una costruzione in pietra si erge a pochi passi dal nostro consueto bar, ancora chiuso a quest'ora. Le strade sono deserte, la maggior parte delle persone sarà già rientrata a casa per la cena. In questo quartiere, l'elettricità è un lusso raro, lasciandomi avvolta nell'oscurità quasi totale. Solo l'insegna sbiadita di un piccolo negozio di alimentari proietta una flebile luce, delineando debolmente la mia figura nella notte. Per il resto, il mondo circostante sembra scomparire nell'ombra. Mi arrampico senza sforzo fino in cima all'edificio e mi appoggio ad una colonna. La mia salita è fluida e silenziosa, come se il cemento stesso mi accogliesse senza resistenza. A quest'altezza, posso osservare il mondo sottostante. E adesso che si fa? Sento che c'è qualcosa nell'aria, delle parole che si preparano ad essere pronunciate. Posso percepirlo, come un sussurro nel vento. E le mie sensazioni non sbagliano mai.
Toni: -andiamo, non ho tempo da perdere. Mostrati- la mia voce è tagliente, priva di esitazioni, mentre sfido apertamente un'assassina senza scrupoli. Alcuni potrebbero considerarmi folle per affrontare così apertamente il pericolo, ma io provo solo fastidio. Negli ultimi due giorni, ho cercato di non pensarci troppo, ma ora tutto ciò che sento è irritazione. Ha rubato due delle nostre vittime e ha lasciato scappare la terza. Ha osato rivelare il mio nome in un gesto di presunzione assurda. Ha forse delle manie di grandezza? Bene, che le venga ad affrontare faccia a faccia. Per alcuni secondi non arriva nessuna risposta tanto che per un istante penso di essermi inventata tutto il significato dietro la rivelazione del mio nome. L'aria intorno a me sembra vibrare di tensione mentre aspetto una risposta. Quando inizio già a credere che non succederà nulla e mi preparo ad andarmene, percepisco un lieve movimento, seguito da una risata sinistra. La mia mano scatta verso il coltello nascosto nei jeans, percorrendo con lo sguardo tutto il perimetro dell'edificio.
Cheryl: -qualcuno è impaziente vedo- cerco di capire da dove arrivi la voce ma sembra arrivare da ogni angolo e allo stesso tempo sembra essere dentro di me.
Toni: -non ho tempo per dei giochetti idioti. Voglio sapere perché hai usato il mio nome e perché continui a rubare le mie vittime- decido di non dire le nostre, non so quanto sappia della mia squadra. Vado subito al dunque, non voglio trattenermi a lungo con un soggetto del genere.
Cheryl: -le tue?-
Toni: -di certo non tue- dico con sicurezza. Anche un piccolo errore potrebbe costarmi la vita. Quando smetterò di essere interessante mi sparerà un colpo dritto in testa. In un istante, un movimento furtivo si materializza, e la pistola che stavo nascondendo nella fondina si libra in aria cadendo in basso, strappata via dal mio controllo. Scatto indietro, pronta per un'aggressione ma davanti a me non c'è nulla.
Cheryl: -non mentirmi Antoinette. So tutto di te e della tua squadra- sento che la sua posizione cambia, eppure non riesco ad intercettarla. Io che ho sempre amato il buio, in questa situazione inizio ad odiarlo.
Cheryl: -so i vostri nomi, da dove venite, cosa fate, dove lavorate- noto che non menziona il dove vivete e non so se esserne sollevata o meno.
Toni: -se sai già tutto allora perché non esci fuori? O sei insicura?- dico ridacchiando. L'adrenalina sta salendo. Sento come se avessi bevuto cinque shot di fila. Il cuore batte, ho brividi lungo tutto il corpo. Era da tanto che non mi divertivo così. Pensa di farmi paura ma non sa che potrebbe puntarmi un coltello alla gola ed io lo troverei quasi divertente. Non scontrarti con una più pazza di te, penso mentre sento di nuovo quella risata.
Cheryl: -se lo dici tu- sento uno spostamento d'aria alla mia sinistra. Come un fulmine, si materializza davanti a me all'improvviso, con un movimento fluido e potente. Le sue forme si delineano nell'oscurità. Ha un cappuccio abbassato e non vedo i suoi occhi. È vestita con una tuta attillata nera e vedo che il suo corpo è giovane. Avrà forse la mia età?
Toni: -allora? Il corpo è ok. È la faccia il problema?- dico prendendola in giro, eppure sento una strana emozione dentro di me. Si mette a pochi passi di distanza, esattamente al centro del tetto. Con movimento deciso, si toglie il cappuccio, rivelando una cascata di folti boccoli rossi che le scendono sulle spalle. I capelli sembrano danzare nell'aria, incorniciando un viso dalle fattezze affilatamente delineate e dagli occhi penetranti come lame. Il suo sguardo mi fissa con determinazione, un ghigno enigmatico stampato in faccia. I miei occhi si allargano leggermente, catturati dall'intensità di quello sguardo. Un brivido mi percorre la spina dorsale mentre osservo i boccoli rossi caderle con grazia sulle spalle. Istintivamente deglutisco, sentendo un nodo formarmisi nel petto mentre cerco di mantenere la calma di fronte a quella presenza magnetica. La mia mano si stringe istintivamente sul manico del coltello nascosto nei jeans, senza che io abbia la forza di controllare i miei impulsi.
Cheryl: -sai, di solito i coltelli mi eccitano da morire, ma su un faccino come il tuo non si addicono. Gettalo, davanti a me- quando pronuncia la parola faccino la mia mente mi dice di agire, fare qualcosa, strapparle quel sorrisetto dalle labbra e vederla sanguinante, senza la sicurezza che adesso sta portando come se fosse una corona. Ha un'eleganza felina e incute timore semplicemente con la sua presenza. Tutta l'irritazione accumulata nei giorni passati ritorna in un istante, bruciando dentro di me. Prendo il coltello con movimento rapido e glielo scaglio contro, mirando alla gola. Lo prende al volo per il manico, la lama ferma ad un centimetro dalla sua pelle pallida.
Cheryl: -prevedibile- commenta in tono sprezzante lasciando cadere il coltello ai suoi piedi con un tonfo sordo. Fa un passo verso di me. Uno solo, lento e controllato. Sono rimasta senza armi. La pistola si trova a quattro metri in basso e il coltello è dietro di lei. L'unica cosa che mi rimane è il microfono. E dovrò fare di tutto purché non se ne accorga. Si avvicina ancora ed io mi sento sprofondare. Non ho mai provato questa sensazione di impotenza, sempre stata un passo avanti agli altri, sempre pronta a tutto. Ma a quanto pare lei è molto più preparata di me.
Cheryl: -Antoinette, Antoinette...Dovresti tenere a freno le tue emozioni, sai?-
Toni: -non sai chi sono e cosa posso fare- dico con disprezzo. Nella mia mente iniziano a sovrapporsi scenari di come possa farla fuori nel modo più doloroso possibile, ma so per certo che preverrebbe tutte le mie mosse.
Cheryl: -invece credo di sapere molto bene chi sei- il suo sorriso si allarga. Tutta questa situazione la sta chiaramente divertendo. Faccio un passo e vedo che non cerca di fermarmi, perciò mi siedo sul muretto, le gambe penzoloni mentre continuo a guardarla.
Cheryl: -vediamo...Ti chiami Antoinette Topaz, nata a Chicago, orfana di entrambi i genitori dall'età di tre anni. Nata in casa, nessun certificato, niente di niente. Hai sempre vissuto a Chicago, hai iniziato l'università e poi tu e i tuoi amichetti avete deciso di giocare ai piccoli criminali. Avete imparato a sparare e adesso credete di essere padroni del mondo-
Toni: -devo interessarti molto allora. Da quanto tempo ci spii?-
Cheryl: -non darti troppa importanza. È bastato un giorno per trovare tutto- inclina la testa di lato, guardandomi con rinnovata curiosità.
Toni: -e tu chi saresti invece? Non ti stanca vivere nell'ombra?-
Cheryl: -io sono l'ombra Antoinette-
Toni: -e il nome di questa ombra quale sarebbe?-
Cheryl: -non ti rivelerò il mio nome, ma puoi chiamarmi Allin- ridacchio.
Toni: -Allin? All-in, come nel poker?- annuisce, quasi contenta che io abbia capito il significato di quel nome in codice.
Cheryl: -già. L'All-in aggiunge suspence al gioco, lo fa diventare più interessante, ci sono più cose da vincere. E da perdere- parla in modo calmo e lento, ma io non cadrò in questa trappola. Mi alzo passandomi una mano tra i capelli, gesto che segue con estrema attenzione.
Toni: -so che non sei venuta qui per fare una chiacchierata tra amiche, perciò te lo chiederò direttamente. Cosa vuoi da me e la mia squadra?- la domanda sembra piacerle. Si finge pensierosa, iniziando a camminarmi intorno con il pollice che sorregge il mento.
Cheryl: -ciò che voglio è molto semplice. Voglio che tu e la tua squadra da quattro soldi ve ne andiate da Detroit- scoppio a ridere e lei ferma la sua camminata. Il suo sguardo si indurisce. I capelli sembrano prendere fuoco.
Toni: -perché mai?-
Cheryl: -so del debito di diciotto miliardi di dollari. Tutti lo sanno. Ma io non voglio i soldi. Ho già tutto, un miliardo in più, uno in meno non mi cambia niente. Voglio divertirmi, vedere la città andare in crisi, mentre io me ne starò nel mio appartamento guardando tutti che vanno nel panico, sapendo che sono io la causa di tutta quella paura. Adoro giocare, e ancora di più, adoro giocare da sola. Senza nessuno tra i piedi- questa volta sono io ad avvicinarmi, alzando la testa per fronteggiarla senza paura.
Toni: -mi spiace deluderti, ma credo che il tuo divertimento aspetterà. Siamo in questa città da molto più tempo e non sarà di certo una killer cartomante a farci andare via- la mia determinazione risuona nel buio, ma l'assassina si avvicina ancora di più, lasciando intravedere un barlume di pericolosa eccitazione nei suoi occhi.
Cheryl: -bada a come parli. Ti credi l'assassina del secolo. Ma eccoti qui, vulnerabile e sola- inchioda lo sguardo al mio ed io cerco in tutti i modi di non pensare al microfono che ho intorno al collo e a Jug che in questo momento sta ascoltando tutto. Ma i miei occhi mi tradiscono.
Cheryl: -o forse non così sola- con un movimento così rapido che all'inizio penso di averlo solo immaginato, la sua mano si ritrova dietro la mia testa, afferrando il cavo del microfono. Lo strattona e mi fa emettere un singhiozzo involontario. Ora tiene quel cavo come se fosse un guinzaglio, stringendolo attorno al mio collo, togliendomi il respiro. Cerco di liberarmi ma con un altro strattone mi fa barcollare all'indietro. Perdo l'equilibrio e cado a terra, le ossa che scricchiolano. Il cavo si è spezzato mentre lei calpesta il microfono. Ora torreggia su di me, alta e minacciosa, il suo sguardo parzialmente nascosto dalle tenebre. Mi rialzo di scatto, respirando affannosamente.
Toni: -sono più di quanto tu possa immaginare- le mie parole escono quasi come un sussurro, ma cerco di tenere ferma la mia determinazione, nonostante sappia che questa è una lotta persa.
Cheryl: -non ho dubbi e sono così ansiosa di scoprirlo- il suo tono è beffardo, quasi divertito dalla mia disperazione. Avanza ancora, sempre più vicina, e io sento il mio respiro diventare corto, il panico mi stringe la gola.
Cheryl: -forse hai ragione. Ma sai, Antoinette c'è qualcosa di intrigante nel cacciare ed essere cacciati. È come una danza pericolosa, una sinfonia di morte e desiderio. Ed io adoro ballare- con queste parole scompare nel buio totale. Tutt'a un tratto mi ritrovo sola nell'oscurità. Faccio due respiri profondi. Cerco il coltello dappertutto ma non lo trovo. Deve essere caduto da qualche parte, maledizione. Riesco però a recuperare la pistola di Fangs, rimettendola nella fondina. Ancora sotto shock mi avvio verso casa, sapendo che la battaglia di oggi è stata vinta da quella donna tanto misteriosa quanto carismatica. Nel silenzio dell'oscurità, mentre le ombre mi inghiottono un'altra volta, mi accorgo però che la vera battaglia sta solo iniziando.

Heart KillerWhere stories live. Discover now