Serpente solitario

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Cheryl's pov
Le persone solitarie si riconoscono immediatamente. Camminano lente, perché nessuno le aspetta. Sono come isole, padrone del loro mondo interiore, senza bisogno di legami o obblighi. I solitari guardano i gruppi e pensano a quanto siano fortunati di riuscire a stare in pace con la propria mente. Io per prima, un tempo, non ero così. Mi piaceva l'agitazione delle feste, il frastuono delle conversazioni. Facevo tutte le cose che gli adolescenti fanno durante i cosiddetti "anni migliori" della loro vita. Ma per me, dopo una partita a carte o una serata in discoteca, c'erano altre attività che mi aspettavano. Attività che pochi avrebbero compreso. Le mie notti erano popolate da sparatorie e colpi precisi, non da confidenze tra amiche. Mio padre mi ha insegnato l'arte del tiro ancor prima di parlarmi di relazioni umane. Il silenzio è stato il mio compagno più fidato, le bugie il mio pane quotidiano. Ognuno sarebbe d'accordo che quella non fosse un'infanzia normale, così come la persona che sono adesso, ma in fin dei conti nessuno è normale al cento per cento. Le serate con le amiche erano solo un di più alla vera vita che conducevo. La mia realtà erano le notti passate in un campo a sparare con il cecchino, mentre mio padre mi diceva la posizione corretta da mantenere e di come controllare il respiro per non mancare l'obiettivo. Mi è stato insegnato a fare silenzio quando camminavo, a parlare con un tono di voce medio, a mascherare perfettamente le emozioni e soprattutto, a mentire e manipolare. E quando si è un adolescente, è ovvio che si prova più interesse nel reggere una pistola che andare in discoteca, proprio perché è una cosa che non fanno tutti. Quando chiedevo per caso alle mie amiche se avessero mai preso in mano una pistola, mi guardavano e poi si mettevano a ridere, convinte che fosse uno scherzo. Io ridevo con loro, pensando solo a quanto dovesse essere noiosa la loro vita. I loro padri le portavano a fare shopping, il mio mi faceva test sulle armi. La domenica organizzavano picnic nel parco, mentre io mi allenavo in palestra beccandomi calci per ogni momento di distrazione. Loro litigavano con i propri padri perché quest'ultimi non li compravano vestiti, io con il mio non ho mai litigato. Abbiamo sempre nutrito per l'altro un rispetto fuori dal comune. Mia madre è morta un anno dopo la mia nascita a causa di un tumore e da allora mio padre non mi ha lasciata sola per un istante. Era un killer di fama mondiale anche lui, gli piaceva derubare i ricchi e poi ucciderli senza pietà. Tre anni fa è stato ucciso dal sicario di un mafioso ed io in qualche modo sono riuscita a fuggire. Ancora oggi non so se quell'uomo sappia della mia esistenza, ma quando ho visto mio padre morto nel soggiorno della nostra villa, ho capito che dovevo andarmene e proseguire il suo lavoro. Mi ha istruito per essere una killer ma avevo sempre trovato delle scuse per non prendere le redini della sua professione. Non mi è mai interessato derubare banche, ho sempre preferito il silenzio del cecchino, un colpo ben puntato e un asso di cuori. Papà mi diceva sempre che il mio uccidere fosse elegante, come quello di un serpente, soprattutto dopo che ha scoperto il mio talento con i veleni. Lui sì che era orgoglioso di me.
Varco la soglia della stanza, ansimando per la stanchezza e le ferite che bruciano. Mi spoglio istintivamente, scrutando il riflesso nello specchio. Capelli spettinati, labbro e sopracciglio spaccati. Il braccio sinistro è un fiume di sangue, un segno di quella moretta sulla mia pelle. Per sempre. L'urlo che si insinua nella mia gola viene soffocato, gli occhi chiusi mi impongono la calma. Devo dissipare il disgusto che provo per essere stata sorpresa, per aver accettato quella sciocca richiesta. Ho sottovalutato Antoinette e in men che non si dica lei ne ha approfittato per fottermi. Quando sento la rabbia sfumare, procedo con la medicazione. I primi tagli sono superficiali, ma il terzo fa davvero male. Per non parlare della mano che adesso non riesco neanche a serrare in un pugno. Per qualche giorno dovrò fare a meno di colpire. Quando l'acqua ossigenata brucia sulla pelle, stringo i denti mentre pulisco il sangue e applico una pomata. Guardando il palmo sinistro bendato, mi rendo conto che adesso faccio parte di quel gruppo. Ho perso il mio potere, la mia essenza. Anni fa mi ero promessa di evitare i gruppi criminali e ora ci sono dentro. Con una moretta incapace, per di più. Il giuramento di sangue è stato necessario. Non mi avrebbero mai creduta sulla parola, così invece ho risparmiato tempo. Antoinette avrà sicuramente capito quale fosse il mio intento. La mia mente passa in rassega tutte le cose che avrei potuto fare evitare di finire in trappola, ma ben presto capisco che ogni tattica sarebbe stata inutile. La rabbia di Antoinette per aver colpito il suo amico era troppa. Non ho mai capito del perché la gente impazzisca quando vede i suoi cari cadere. La famiglia è un qualcosa inventato dagli uomini, siamo legati solo dal sangue, niente di più. Ecco spiegato il motivo del mio giuramento. Solo sangue, nessun legame emotivo. Quando le ferite smettono di bruciare, bevo un bicchiere d'acqua prendendo un'aspirina. La testa mi scoppia a causa dei pensieri che sembrano non volersi fermare. So esattamente che il loro piano non è formare una squadra tutti insieme come una famiglia felice. Per loro sono solo un oggetto da usare e poi buttare quando non servirà più. L'ho capito immediatamente. Gli occhi di Antoinette, mentre mi torturava sembravano dirmi di non accettare quella richiesta, perché so per certo che è stato il suo amico a dirle di farmi entrare nella loro squadra. Eppure, come ho detto, c'è un qualcosa di eccitante nel cacciare ed essere cacciati. Potrei sfruttare questa dinamica a mio vantaggio, devo solo capire  come eliminare tutti e quattro in un colpo solo. Non perderò tempo inseguendoli uno per uno. Per tutta la settimana, mi concederò solo riposo e allenamento con il cecchino. Il loro gruppo di dilettanti avrà bisogno di qualcuno che gli controlli le spalle. Nel frattempo, posso evitare di dover parlare con quella ragazza fastidiosa. Potrei invece fare conversazione con il suo amico che oggi era un po' in disparte nel salotto. Ha un'aria innocente che mi intriga, potrebbe essere fonte di divertimento. Mi sdraio sul letto osservando il soffitto, pensando. Papà non credeva alla vendetta, ma io sì. Io credo che l'occhio per occhio sia l'arte di noi killer. Di noi persone solitarie. Mio padre aveva ragione. Ho l'eleganza di un serpente. Animali solitari che avvelenano senza pietà, infischiandosi della vittima. Mi passo la punta della lingua sul labbro spaccato, sentendo il veleno pulsare nel mio corpo, pronto ad essere rilasciato. Ed io, Antoinette non vedo l'ora che il tuo sangue si riempi del mio veleno.

Heart KillerWhere stories live. Discover now