La maschera rossa

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Toni's pov
È trascorsa una settimana e, per la prima volta dopo anni, Detroit sembra essersi trasformata in una città completamente diversa. Nessun morto di overdose per strada, nessuna rapina e soprattutto niente killer di cuori. L'ultimo omicidio risale al giorno in cui ci siamo incontrate, dopo di questo sembra essersi dissolta nel nulla. Le strade sono ora popolate da famiglie che passeggiano spensierate, bambini che giocano felici, come se i brutali omicidi fossero solo un lontano ricordo. Ma io so che la realtà è ben diversa. Mentre osservo il paesaggio fuori dalla finestra, non posso fare a meno di riflettere su quanto le persone siano veloci nel dimenticare. Bastano pochi giorni di calma apparente e tutti sembrano aver eliminato dai loro ricordi il terrore che li ha oppressi per tutto questo tempo. La televisione non parla più di crimini e la polizia sembra essersi rilassata. Ma io non posso permettermi di dimenticare. Non posso dimenticare l'incontro che abbiamo avuto. Tutte quelle persone là fuori non hanno idea di come sia fatta questa killer. Io invece l'ho vista. Sembrava uscita dalle pagine di un libro di mitologia. Affascinante e spaventosa. E tutto intorno, la situazione stessa sembrava sospesa in una realtà distorta, con i suoi occhi penetranti e i capelli rossi che sembravano ardere di un'ira feroce. Quando quella sera sono tornata a casa e i miei amici hanno visto il collo percorso da un leggero taglio a causa del cavo del microfono, si sono subito messi in allarme, bombardandomi di domande. Sono stata vaga in quella conversazione, ho detto che fosse andato tutto più o meno bene. Ho detto che ci vuole fuori dalla città e che non so quali conseguenze arriveranno se non ubbidiremo a quest'ordine. Non ho raccontato di come la sua voce continuasse a suonarmi nelle orecchie come una melodia infernale, o di come i suoi occhi mi avessero completamente rasa al suolo. Tantomeno ho parlato di come quella notte io avessi perso. Ero sicura di poter vincere, ma solo guardandola ho capito una cosa. Lei non gioca per vincere. Gioca per far perdere. E per ora, non posso impedirglielo. Devo migliorare. Migliorare la mia forza, iniziare ad essere precisa. E solo allora potrò sperare di batterla. Per adesso, credo che mi godrò la calma apparente che sembra veleggiare sulla città. Fangs entra in camera mia, con gli occhiali da sole addosso e un sorriso elettrizato.
Toni: -e questo sorriso?-
Fangs: -si fa festa oggi- dice lasciandosi cadere sul letto.
Toni: -e perché mai?- prende il telefono dalla tasca posteriore dei jeans, girando lo schermo verso di me. È un post di Instagram. Si organizza una festa in maschera. Stanotte, da mezzanotte fino all'alba.
Toni: -una notte di gioia e solidarietà, un'occasione per celebrare la vita e la resilienza di questa comunità. Sul serio?- dico leggendo l'articolo. La gente sta prendendo questa settimana di pausa troppo leggermente.
Fangs: -andiamo. La gente ha bisogno di divertirsi. Noi compresi-
Toni: -non lo so Fangs, non credi anche tu che tutto questo sia strano? Prima colpisce ogni giorno e poi per addirittura una settimana tutto tace?- si mette a sedere sul letto, poggiando la testa sul palmo della mano.
Fangs: -magari le hai fatto paura- dice con un sorrisetto. Non rispondo, mantenendo lo sguardo fisso davanti a me. I miei amici non sanno di come io sia finita ai suoi piedi, inerme, senza armi e incapace di reagire. Non hanno nemmeno idea di come sia fatto il suo volto, perché ho detto loro che è rimasto nascosto sotto il cappuccio per tutto il tempo. Non so perché ho omesso queste informazioni. Forse non voglio che vedano i loro sogni andare in frantumi dopo tutto il lavoro che hanno fatto per arrivare fin qui. Nessuno di noi avrebbe mai pensato di vedersi arrivare come avversario una come lei. Probabilmente potrebbe farci fuori tutti e quattro in un istante. Per questo dobbiamo prepararci al posto di andare a delle ridicole feste.
Toni: -dobbiamo allenarci Fangs, non festeggiare- dico seria. Passa tutti suoi momenti liberi in palestra, perciò ciò che gli sto dicendo è completamente senza senso, ma non sa contro chi stiamo combattendo. I nostri quattro anni di allenamento sono niente contro di lei. È come il boss finale di un dannato videogioco.
Fangs: -Toni, sai perfettamente che non possiamo sempre andare dietro le nostre missioni. Lo dice pure Jug che è fissato con il lavoro. Ogni tanto serve una pausa o finiremo per impazzire, e allora sì che la killer di cuori avrà la sua vittoria e i suoi soldi- lei non vuole i soldi, penso ma non dico nulla. Fangs ha ragione, e odio ammetterlo ma forse una festa non sarebbe male. Non ci riposiamo mai, sempre a lavoro o ad allenarci.
Toni: -va bene, ci sarò- dico arrendendomi. Il mio amico sorride a trentadue denti, alzandosi dal letto e mettendomi una mano sulla spalla.
Fangs: -trova una bella maschera Topaz, oggi si caccia- mi fa l'occhiolino uscendo dalla stanza. Faccio un profondo respiro. Devo far rilassare la mente, non posso permettere che i pensieri di omicidi e vendette mi consumino completamente, altrimenti rischio di perdere me stessa. Le mie dita scorrono sul vetro freddo della finestra mentre cerco disperatamente un barlume di tranquillità. Arrivo alla conclusione che forse dimenticare, per qualche ora, non mi farà male. È giunto il momento di concentrarsi su qualcosa di più leggero. Ho bisogno di normalità, anche se solo per poche ore. Inizio a riflettere su cosa indossare per l'occasione, sfogliando mentalmente il mio guardaroba. Lavorare in un diner di giorno e essere un'assassina di notte non lascia molto spazio allo stile, ma oggi posso permettermi di mettere qualcosa di decente. Di sentirmi decente. Una festa in maschera: l'idea perfetta per Detroit, la città dalle molte facce, dove le identità sono celate dietro le maschere della sopravvivenza quotidiana. Mentre il sole tramonta lentamente, i miei amici ed io iniziamo a prepararci. Finalmente libero i capelli dalla coda, lasciandoli scivolare liberamente lungo le spalle. Con un rapido passaggio di piastra, li alliscio. Amo i miei capelli al naturale, ma il liscio conferisce loro un'aura diversa, più sofisticata e, oserei dire, più pericolosa. Quando esco dalla stanza mi ritrovo davanti i ragazzi.
Toni: -wow, l'avete presa sul serio vedo- dico con approvazione. Jughead è vestito in un abito vintage anni 20. Un completo di giacca a scacchi, pantaloni a sigaretta e camicia color panna. Ha in testa una maschera bianca e nera dallo stile Art Deco, che abbassa non appena mi vede, con i suoi occhi verdi che emergono con teatralità. Non me lo sarei mai aspettata da lui e non posso fare a meno di pensare a quanto tutti ci meritassimo una pausa. Fangs appare come un John Travolta dei tempi d'oro, con un giubbotto di pelle nera stile motociclista, camicia bianca e pantaloni neri aderenti. La sua maschera da gangster, decorata con borchie, grida grinta e determinazione, calzando a pennello con la sua personalità esplosiva. Per ultimo guardo Sweet e rimango a bocca aperta. Il suo outfit è audace e urbano. Un completo di pelle nera con una maglietta scura e jeans strappati. Ha la maschera di un teschio in metallo che luccica sotto la luce.
Fangs: -neanche tu ti sei risparmiata- gli sorrido guardandomi allo specchio, ammirando il mio riflesso avvolto in un vestito nero che si adatta perfettamente al mio corpo. La lunga gonna scivola con grazia sul pavimento, dandomi un'aura sofisticata che non sono abituata a vedere su di me. Tra le mani tengo la maschera, un regalo da parte di un ragazzo veneziano con cui mi sentivo all'università. È realizzata in metallo nero opaco. La sua forma ricorda quella di un volto angelico, con ali sottili che si estendono ai lati. È stato davvero un bel regalo, e sono felice che finalmente mi è tornato utile. La indosso voltandomi verso i miei amici che mi guardano estasiati.
Sweet Pea: -bene, credo che siamo più che pronti- ridiamo tutti insieme, entrando in macchina. Il locale si trova appena fuori Foxtown, un'enorme area al chiuso dove ci saranno centinaia di persone. Mentre Sweet guida, osservo le altre persone mascherate per le strade, tutte dirette a questo evento che rappresenta una pausa generale dalla paura. Detroit si riempie di maschere, come se stesse prendendo parte a un viaggio verso un altro mondo. Animali fantastici e creature misteriose sfrecciano accanto a noi, mentre altre maschere brillanti e scintillanti catturano l'attenzione di chiunque le incontri. È come se ogni partecipante avesse messo un pezzo di sé nella propria maschera, trasformando la città in un teatro vivente. Arriviamo a mezzanotte e mezzo, proprio quando la festa è nel suo momento migliore. La gente ha già iniziato ad entrare, alcuni ballano, altri reggono in mano diversi drink.
Fangs: -non vedo l'ora di avere un goccio- dice sistemandosi i capelli. Io sono l'unica del gruppo che non beve. Ho provato l'alcool una volta, con Jug e Fangs che mi ripetevano di provare tre degli shot più forti che fanno nel nostro solito bar e ricordo perfettamente la sensazione di impotenza e confusione che percepivo nella testa. Preferisco essere vigile e anche se sto vivendo esperienze negative, voglio percepirle al cento per cento, non ubriacarmi per dimenticare.
Toni: -bene, non bevete troppo, tutti e tre e Jug, per favore, niente fumo-
Jughead: -tranquilla, fumerò solo se una bella ragazza me lo chiederà- sorride mentre gli do un leggero pugno sul braccio. Fangs alza gli occhi al cielo perché non può dirmi nulla. Non ho nessun vizio, non fumo, non bevo, non scopo nel bagno con la prima persona che incontro, niente di niente. Da questo punto di vista sono intoccabile.
Fangs: -va bene, tu fai attenzione e basta allora- dice imitandomi e andandosene di corsa al bancone del bar. I miei altri due amici mi lasciano poco dopo. Jug va verso una ragazza seduta su un divanetto e Sweet si fa strada al centro della pista da ballo. Io entro lentamente scrutando ogni angolo con attenzione, analizzando ogni dettaglio. Osservo le persone intorno a me, studio i loro movimenti, cercando qualsiasi segno di comportamento insolito o potenziale minaccia. Sono come un predatore in agguato, sempre all'erta, incapace di lasciarsi andare. Mentre mi faccio strada attraverso la folla, scorgo sguardi maliziosi rivolti verso di me, ma li ignoro, dirigendomi verso l'area dei divanetti. La musica riempie l'aria e le persone si godono la festa, ma nella mia mente sorge una domanda spontanea: cosa succederebbe se, da un momento all'altro, qui si verificasse un altro omicidio o una rapina? Probabilmente con tutta questa gente nessuno se ne accorgerebbe fino a quando non arriverebbe la polizia. In questi giorni ho notato un aumento della presenza di agenti dell'FBI, impegnati nella loro ricerca della killer di cuori. Per colpa di questo, non ho ancora avuto la possibilità di procurare un nuovo coltello senza destare sospetti. Mi sento quasi nuda senza la mia arma nascosta. Nel pensare a questo i miei pensieri virano di nuovo verso l'incontro, lasciandomi con un senso di impotenza che brucia dentro di me, mescolato a imbarazzo e rabbia. Mi concentro sulla musica, un mix anni 90 che non mi dispiace. Mi sento a mio agio, con il vestito e la maschera. Sembra quasi di stare a lavoro. Nessuno mi conosce, tutti mi approcciano con attenzione e curiosità. Mentre mi convinco ad andare a ballare con Sweet, che scorgo in lontananza noto qualcosa accanto a me. Aspetto che la luce dei neon cada proprio lì vicino e la vedo: una carta. Un asso di cuori. Il mio cuore salta un battito. Inizio a virare con gli occhi dappertutto, cercando un segno di quella presenza potente. Era ovvio che per un evento del genere sarebbe tornata ed io mi sono fatta cogliere impreparata. La sala inizia all'improvviso ad essere soffocante. Decido di non dire niente ai ragazzi e da sola mi dirigo nel bagno. Scendo le scale e mi chiudo la porta alle spalle. Mi guardo allo specchio e vedo i miei occhi vibrare di pura adrenalina. Non c'è una spiegazione razionale per questo stato di eccitazione che mi pervade, ma il solo pensiero della sua possibile presenza qui nei paraggi è sufficiente a tenere il mio corpo in uno stato di agitazione costante. Il ricordo dell'incontro della settimana prima è come una fiamma che alimenta il mio desiderio di vendetta, rendendomi pronta a tutto. Anche se so di aver fatto una figura patetica, sono determinata a ottenere ciò che mi spetta. Non le permetterò di vedermi debole un'altra volta.
Cheryl: -dovresti levarti quella smorfia dalla faccia, non ti rende minacciosa, solo ridicola- mi volto verso il punto del bagno in cui a quanto pare le luci non funzionano e vedo una sagoma che prima non ho notato.
Toni: -che piacere rivederti, Allin- dico appoggiandomi al lavandino mentre aspettando che esca allo scoperto. E quando lo fa, mi pento ancora di più di averla presa in giro riguardo il suo aspetto. Una come lei non potrebbe mai esserne insicura. Un vestito. Di seta rossa che le fascia il corpo sinuoso perfettamente. Il tessuto è morbido e fluente, con una leggera brillantezza che accentua la sua presenza magnetica. Quando si gira per guardarmi, vedo che ha una scollatura profonda sulla schiena. La sua maschera è decorata con motivi che richiamano i simboli delle carte: cuori, quadri, fiori e picche. È dipinta di un rosso sangue intenso, con dettagli dorati. Non appena incrocia il mio sguardo se la toglie, sistemandosi poi i capelli. Le labbra sono truccate con un rossetto rosso dello stesso colore del vestito.
Cheryl: -dovresti fare attenzione. C'è pur sempre un killer nei paraggi- il suo ghigno inizia già a mostrarsi, facendomi alzare gli occhi al cielo.
Toni: -molto divertente. Cosa vuoi di nuovo?- mi metto a sedere sopra il piano del lavandino, ignorando il suo sguardo.
Cheryl: -parlare. Una conversazione non ti ucciderà Antoinette, al contrario di un proiettile, perciò ringrazia che io sia e non a dieci metri guardandoti dal mirino-  appoggio i gomiti sulle gambe, guardandola con un sorrisetto.
Toni: -vivo per il brivido, e poi sei una celebrità qua, essere colpiti da te dovrebbe essere un onore, no?- dico ridendo della mia stessa battuta. Vedo che inizia ad irritarsi.
Cheryl: -se non ti piace parlare con la celebrità puoi sempre andartene. Finché hai scelta-
Toni: -per nulla al mondo- scendo dal mobile avvicinandomi a lei che rimane al suo posto.
Toni: -le tue capacità di killer mi interessano talmente tanto Allin, che ci penso ogni giorno. Ogni ora. Chi ti ha insegnato, come ti sei allenata, perché sei qui, tutto-
Cheryl: -peccato che prima di saperlo sarai già morta a causa del mio cecchino- appoggio la mano sulla porta del bagno, a pochi centimetri dalla sua testa. Il suo sguardo strafottente non si sposta, continuando a navigarmi dentro. Rossa impertinente.
Toni: -sai, sono quella persona che odia ripetere la stessa cosa due volte. Odio vedere i film più di una volta, o rileggere lo stesso libro. E tu Allin, o qualsiasi sia il tuo vero nome, mi hai vista debole. Ti ho lasciato questo privilegio. Ma non ripeto mai i miei errori- non appena finisco la frase mi aggrappo ai suoi capelli stringendoli con forza, portandole la testa all'indietro fino a quando non tocca la porta. Non distoglie lo sguardo, guardandomi invece con un sorriso. Sembra che il dolore non le arrivi. Con la gamba percorsa dallo spacco del vestito mi dà un calcio nello stomaco, facendomi barcollare all'indietro. Mi preparo a sferrarle un pugno ma mi blocca, stringendomi il polso nella sua morsa mortale. Con la gamba destra la colpisco ad un fianco e prima di riuscire a prendere il sopravvento, sento un dolore al braccio e vedo che un rivolo di sangue scivola lungo l'avambraccio e poi verso il polso, gocciolando infine sul pavimento. Abbasso lo sguardo e vedo che impugna il mio coltello.
Toni: -stronza- l'ultima cosa che faccio è tirarle uno schiaffo, che schiva di poco, però il mio sangue le rimane comunque sulla guancia, in una linea quasi perfetta.
Toni: -prendila come una dichiarazione di guerra. Non cercarmi, verrò nella notte, e allora nessun incubo potrà essere paragonato a quello che ti farò-

Heart KillerWhere stories live. Discover now