Under the stars. [Brooklyn]

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Dover lasciare mia madre era stato più doloroso del previsto e, nonostante sapessi che l'avrei rivista e sentita dopo poco tempo, fu come perdere una parte di me.

Persino Jake si rese conto della mia tristezza e cercò di tirarmi su il morale facendo qualche battuta senza senso, alle quali ridacchiavo per farlo sentire meglio.

Fui sorpresa quando l'uomo, una volta arrivati nel parcheggio dell'aeroporto, mi toccò la spalla e mi disse, con fare paterno, che sarebbe andato tutto bene.

Quando arrivammo nell'ala dell'aeroporto utilizzata qualche giorno prima, mi sedetti su una delle panchine attaccate al muro e appoggiai la testa su di esso, chiudendo gli occhi.

"Buongiorno Brooklyn." Sentii sussurrare al mio fianco dopo aver udito qualcuno sedersi nella sedia a fianco alla mia.

Aprii gli occhi e sussultai alla vista di Harry a pochi centimetri dal mio volto ed un espressione stupida stampata su di esso.

"Che cavolo?" Mormorai facendo allontare appena il ragazzo, dopo averlo fatto ridere.

"Avresti dovuto vedere la tua faccia." Il riccio continuò a ridere fino ad asciugarsi le lacrime.

"E tu avresti dovuto vedere la tua, era raccapricciante." Ghignai io, facendo terminare il suo spettacolino di risate.

"Non è vero, sono bellissimo, su questo non si discute." Disse con falsa modestia Harry, trattenendosi solo pochi secondi prima di tornare a ridere per qualcosa che solo lui aveva capito.

Cercando di non fissarlo quasi maniacalmente, guardai il grande orologio posizionato al centro del muro davanti a noi.

"Siete seriamente arrivati in anticipo?" Chiesi fingendo di essere stupita e sbaragliata da ciò.

"Dobbiamo ringraziare quel colosso della tua guardia del corpo. Ci ha praticamente tirati fuori casa finché facevamo colazione." Borbottò il ragazzo grattandosi la nuca.

Rimasi un attimo interdetta al sentire quelle parole. 'La mia guardia del corpo.' Sembrava così strano e assolutamente non realizzabile come cosa. Continuavo inconsciamente a chiedermi come diavolo avessi fatto ad arrivare a questo punto, ad avere una guardia del corpo solo per me.

"E non è un bene? Almeno Jake non si arrabbia con voi." Ripresi a parlare qualche secondo dopo.

"Sarebbe stato perfetto, se non fosse che Niall era ancora in mutande."

A quell'affermazione fui io a ridere e stranamente mi sentii a mio agio rispetto a un'ora prima, che condividevo insieme al mio corpo un macigno sul cuore.

"È stato costretto a vestirsi in macchina e non è che sia tutta quella bella vista." Fece una smorfia disgustata al solo ricordo.

"Io avrei qualcosa da ridire." Dissi guardandolo negli occhi e sorridendo.

Nonostante fosse stanco e che probabilmente l'idea di affrontare ore e ore in aereo, preparandosi mentalmente per ricominciare a fare concerti quasi ogni sera, i suoi occhi trasmettevano solo serenità.
Erano così facili e allo stesso tempo così difficili da leggere, quei colori così particolari che potevano darti tranquillità ma che potevano nascondere anche dolore. Erano occhi così intensi da aver paura che possano leggerti dentro, senza un minimo sforzo.

"Ragazzi, le valigie." Esordì Jake, invitandoci tutti a consegnare il nostro bagaglio.

Harry si alzò prima di me e mi porse una mano per aiutarmi ad alzarmi.
Trascinammo le nostre valigie verso il manager che, dopo averci detto di passare attraverso il metal detector, domandò a due bodyguard a far passare le nostre valige per i raggi x e poi di portarle nella stiva del jet.

That video - Harry StylesWhere stories live. Discover now