CAPITOLO 8

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Capii il suo "compito" quando mi iniettò la siringa nel polso. Era una strana sensazione, non era uguale a tutte le altre punture che mi avevano fatto in ospedale. L'uomo non era un dottore, e non eravamo in clinica, ma in un appartamento. Dopo pochi secondi mi sentii più sollevata, qualsiasi cosa mi avesse iniettato aveva un potere rilassante su di me... forse anche troppo. Non era sonno quello che provavo, era difficile da descrivere, ma era qualcosa di bello: tutte le mie preoccupazioni, i miei problemi, le mie sofferenze erano svanite in un secondo. Perché non avevo pensato subito a questa soluzione?

Passarono i giorni, ogni tanto mi svegliavo, riprendevo coscienza, ma solo per pochi istanti, poi arrivava il dottore ed ogni volta mi diceva: <<Adesso ti sentirai meglio>>, e mi ritrasportava di nuovo nell'incoscienza totale. Finalmente provavo tranquillità, non era proprio come me lo immaginavo, ma stavo bene.

*

Marco era dispiaciuto per come era andato via. Non avrebbe voluto farle del male, voleva dirle tutto subito, ma qualcosa lo aveva bloccato e ogni volta che si sentiva pronto, temeva che ormai fosse troppo tardi per la verità, che avrebbe fatto troppo male, così aveva preferito andarsene, anche se questo significava rinunciare a lei. Voleva soltanto renderla felice e invece non aveva fatto altro che farla soffrire di più e per non continuare, per non deluderla ancora di più, aveva deciso di abbandonarla, mettendo fine a quella storia che non poteva nascere su una bugia.

Così, Marco Mengoni continuò il suo tour per l'Italia, passando da una città all'altra preso da mille impegni. Stella gli riconosceva di aver fatto la cosa giusta e gli suggeriva di trovarsi una ragazza facile, con meno problemi, infondo ce n'erano tante disposte a tutto pur che stare con lui, ma a Marco non interessava.

Aveva trovato la ragazza capace di amarlo per ciò che era, lei conosceva soltanto il vero Marco e questo non gli era mai successo. In precedenza aveva provato ad avvicinarsi a qualche ragazza, ma, a volte prima a volte dopo pochi giorni, si rendeva conto che a loro non interessava Marco, ma ciò che aveva e ciò che appariva. Altre si spingevano fino davanti alla sua porta d'albergo, ma erano lì per lo stesso motivo, per Marco Mengoni, non per lui. Amava cantare, era il suo sogno e il suo lavoro non lo avrebbe mollato per nulla al mondo, era tutto ciò che aveva, anche se questo comportava delle condizioni; a volte però, avrebbe voluto abbandonare tutto, uscire di casa come una persona qualsiasi senza essere riconosciuto, poter andare al cinema senza far svenire le persone e frequentare una ragazza senza che lei gli saltasse addosso appena lo avesse visto.

I giorni passavano e Marco non riusciva a togliersi dalla testa quella ragazza che aveva lasciato sola insieme a tutte quelle persone a lei estranee... e se le fosse capitato qualcosa di male? Se fosse stata in pericolo? Sarebbe stata tutta colpa sua e non avrebbe mai potuto perdonarselo.

Una mattina, mentre si trovava in un bar fuori Milano, vide un uomo con una faccia familiare che camminava di corsa verso un palazzo. Quando si fece più vicino Marco lo riconobbe subito: era il medico che aveva riportato quella ragazza in ospedale, quello che l'aveva seguita fin dal primo giorno. Marco lasciò velocemente i soldi sul tavolino del bar e lo seguì senza farsi vedere, dalla faccia che aveva sembrava molto preoccupato. L'uomo suonò il citofono insistentemente, dopo un po' qualcuno rispose: <<Sì? Chi è?>>, <<Sono io, so che è lì, fammi entrare!!>> gridò con voce insistente, <<Non so chi tu stia cercando ma qui non c'è nessuno>>, <<Non mentirmi, lo so, e ti stai cacciando nei guai, lasciala in pace quella povera ragazza, non otterrai niente>>, <<Che ne sai tu? Non ti impicciare, non so di cosa tu stia parlando>>, <<Invece lo sai!! Ascoltami, se non riporti quella ragazza indietro giuro che ti denuncio!!>>. La conversazione terminò così, il medico non era affatto soddisfatto ed era ancora più preoccupato di prima, Marco lo stava per raggiungere per chiedergli spiegazioni, ma qualcuno lo bloccò, era un gruppo di fan, dopo pochi istanti perse di vista il medico.

Il giorno dopo si precipitò all'ospedale, il medico non avrebbe potuto mentirgli, sapeva che la ragazza in pericolo era proprio lei. Chiese urgentemente di vederlo, insistette e lo fecero passare, entrò nel suo studio. Era al telefono ed era particolarmente agitato, discuteva e sudava, andava avanti e indietro per la stanza senza fermarsi, quando però vide Marco si irrigidì e riattaccò velocemente. <<Ragazzo, cosa ci fai qui?>> non era affatto felice di vederlo, <<Con chi stava parlando?>> gli chiese Marco, <<Ehm, beh, con un chirurgo, per un intervento, è... piuttosto... urgente>> rispose preoccupato, <<Dov'è adesso quella ragazza che ha perso la memoria?>>, <<È con la sua famiglia, è da tanto che non ho sue notizie>>, stava mentendo, era molto agitato e si capiva che non diceva la verità, anche se cercava di essere disinvolto, <<Quella non è la sua vera famiglia, vero? Perché l'ha affidata a loro e ora cerca di proteggerla?>> chiese Marco, <<Ma di cosa stai parlando? Scusami ma adesso non ho proprio tempo...>> il medico cercò di evitare il discorso, Marco sapeva tutto e lui non voleva finire nei guai, ma non fece in tempo a finire la frase che Marco lo prese per il camice sbattendolo contro il muro. <<Non fare finta di niente, ti ho visto ieri che cercavi di convincere qualcuno... si tratta di lei, ne sono sicuro>> minacciò il medio, <<R-ragazzo, io lo dico per il tuo bene, è meglio se ne rimani fuori, è un gioco pericoloso e tu non vorrai giocare con il fuoco rischiando di bruciarti, vero?>> balbettò impaurito, ma Marco non aveva paura di rischiare, <<E tu? Tu perché stai giocando col fuoco?>>, l'uomo non riusciva più a trattenersi, il peso che portava dentro era talmente grave che sentiva il bisogno di sfogarsi con qualcuno, era pentito e non sapeva più cosa fare, Marco capì le sue intenzioni e lo lasciò. Il medico si fece forza e parlò <<Il passato di quella povera ragazza è piuttosto complicato, quella gente vuole qualcosa che le spetta e usano lei come cavia per ottenerlo, sperando che un giorno si faccia avanti la persona lo ha rubato>>, <<Chi aspettano? Che cosa vogliono da quella persona?>>, <<Ragazzo, non posso dirti di più, credimi...>> si tirò indietro, certi segreti erano troppo pericolosi per confessarli al primo ragazzo che veniva a fare domande. Marco capì che il medico non avrebbe detto mezza parola in più sul passato di quella ragazza, ma non voleva insistere, ciò che in quel momento contava era ritrovarla. <<Dov'è adesso?>> gli chiese, il medico esitò, Marco perse la pazienza <<Ora basta, vado dalla polizia!>>, <<No!! Se vai da loro sei morto, ascoltami, lascia stare>> il medico lo fermò afferrandolo per il braccio e pregandolo di tacere, <<Dov'è adesso?!>> Marco alzò la voce insistente, finalmente rispose <<C-credo che quella gente l'abbia lasciata ad un dottore>>, <<Che tipo di dottore?>>, <<Uno del loro giro, era stato espulso da questo ospedale... lui... somministrava droga ai pazienti>> ammise evitando lo sguardo di Marco, <<Droga?! Ma ti rendi conto in che pericolo hai messo quella ragazza?! Tu sapevi cosa volevano quelle persone da lei, eppure l'hai lasciata nelle loro mani?!>> Marco non ci vide più dalla rabbia, era fuori di sé, per colpa di quell'incapace ora quella ragazza poteva essere in grave pericolo, <<R-ragazzo... cerca di calmarti....>>, Marco si avvicinò a lui per sferrargli un pugno in faccia, ma qualcosa lo bloccò, era l'unico che sapeva dove poteva essere, lo prese per il camice e disse <<Dimmi dove posso trovarla, immediatamente>>.



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