CAPITOLO 15

279 23 0
                                    

Tornai in albergo, mi feci una doccia fresca per schiarirmi le idee: era meglio ragionarci a mente fredda. Tutto ciò mi aveva sconvolta, dopo tanti giorni, ormai settimane, sbucava fuori dal nulla una signora con un viso familiare che mi ricordava il mio passato, che con Marco avevo quasi dimenticato di cercare, svelandomi il mio nome su cui avevo fantasticato per mesi, parlandomi di mia madre e dicendomi che ero in pericolo, ma soprattutto cercando di convincermi che Marco non fosse esattamente la persona che credevo... e tutto con così tanta leggerezza, come se per lei non contasse nulla... ma per me era tutto.

Marco era tutto quello che avevo. La mia mente era come un pezzo di carta completamente bianco, i miei ricordi erano stati cancellati in un soffio e non c'era modo di recuperarli. Pensare anche solo per un istante che l'unica certezza che avevo fosse l'ennesimo buco nell'acqua, altre emozioni buttate via, mi faceva stare malissimo.

Rimasi sdraiata sul letto per un paio d'ore a pensare e a ripensare, tutto quel silenzio mi uccideva. Fissavo l'orologio appeso al muro, restando quasi ipnotizzata dal rumore delle lancette. Fino a quando, alle 20.35, arrivò Marco. Quando lo vidi mi alzai lentamente dal letto e gli andai incontro. Era bello come il sole. <<Marco, finalmente!>> esclamai, <<Scusa, ho fatto tardi, pensavo di finire prima>> si giustificò mortificato, <<Tranquillo, non fa niente>>. <<Ti sarai annoiata a morte, hai fame?>> mi chiese massaggiandomi la schiena, <<No, in realtà non ho tanta fame>> risposi abbassando lo sguardo. <<Ma che è successo? Hai una faccia orribile>>. Lo guardai negli occhi, quegli occhi simili ad un pozzo di emozioni, brillavano, riflettevano tutta la luce della stanza, erano la cosa più abbagliante che avessi mai visto... ma mi potevo fidare di quegli occhi? Di certo loro mi avrebbero potuto dare le risposte che Marco evitava sempre... così decisi di approfittarne. <<Sono solo un po' stanca, ho voglia di passare un po' di tempo insieme a te. Ho cambiato idea, perché non andiamo a mangiare qualcosa?>> gli domandai con malizia, lo confusi un po', ma annuì <<Okay, ti porto in un posto bellissimo, vedrai!>>, <<Wow!! Allora aspetta cinque minuti che mi vesto>>, gli diedi un bacio e corsi in bagno a prepararmi. Indossai un vestito mozzafiato: un abito nero sbracciato, lungo fino alle ginocchia con la gonna a ruota e una cintura di strass cucita in vita. Quando Marco mi aveva "obbligata" a comprare quell'abito avevo pensato che fosse troppo esagerato per me, invece mi sentivo bellissima! Misi un filo di trucco e mi sciolsi i capelli. Quando uscii dal bagno Marco era seduto sul letto, anche lui si era vestito molto elegante e smanettava con il cellulare, ma appena mi sentì, alzò lentamente gli occhi, mi guardò per parecchi secondi e sorrise meravigliato, <<Sei bellissima!!>> osservò.

Non sapevo per quale motivo avessi preferito evitare di dirgli tutto, forse volevo soltanto passare una bella serata con lui, o avevo paura della verità, ma comunque cercai di capire se stesse mentendo e che cosa intendesse quella strana signora.

Marco mi portò in un ristorante sull'acqua, molto chic e pieno zeppo di gente, sembrava che fosse un posto molto famoso, ma Marco avevo fatto prenotare un tavolo in una sala tutta per noi, isolata da tutti gli altri. Il cameriere non fece il suo nome, lo guardò come se si fossero messi d'accordo, o si conoscessero da tempo, era tutto molto strano. Non attraversammo tutti i tavoli, era come se mi tenesse lontana dalla gente, era come se nessuno mi dovesse vedere. Il cameriere ci fece entrare in quella sala da una porta sul retro passando da fuori, evitando ogni contatto con gli altri, ma perché?

Marco mi prese per mano e sorrise, ma cominciavo a capire che c'era qualcosa di strano. Arrivammo nella stanza, il cameriere ci lasciò il menu e disse <<Fra poco arriveranno a portarvi il vino, se qualcosa non è di vostro gradimento vi preghiamo di comunicarcelo>> e ci lasciò. Non riuscivo a vedere in quel momento qualcosa di romantico come in effetti era: una sala tutta per noi, la laguna, quella bellissima tavola con le candele, Marco che mi porgeva una rosa, che mi faceva accomodare... cercavo di percepire tutte le minuscole stranezze: perché isolarci dagli altri? Perché non attraversare i tavoli invece di passare da fuori? Perché tutti lo guardavano come se si fossero già parlati? Mi sentivo un'estranea anche se ero di fronte a lui a bere champagne.

<<Ti piace questo ristorante?>> mi chiese Marco spezzando il silenzio, <<Eh? Sì, è molto... elegante e... romantico>> risposi senza dare troppo peso alle parole, ero presa completamente dai miei pensieri, <<Forse di eleganza e perfezione ne avrai già le scatole piene, ma volevo fare qualcosa di romantico per farti capire quanto sei importante per me, non ti ho ancora dimostrato quanto tu sia speciale>> continuò, <<Grazie, sei molto carino>>. La mia risposta fu fredda, senza nemmeno un sorriso, Marco ci rimase un po' male, <<Ehi? Sei sicura che vada tutto bene? Ti vedo strana oggi>>, mi chiese allungando la mano sopra il tavolo per prende la mia, <<No, è tutto a posto>> tagliai corto, <<Non mi sembra, non hai detto una parola da quando siamo arrivati, mi guardi con attenzione e poi abbassi lo sguardo, ti vedo preoccupata. C'è... c'è qualcosa che mi devi dire?>> chiese con timore. Questa era la prova che nascondesse qualcosa che io non dovevo scoprire. <<Sì, una cosa c'è>> dissi con voce ferma, lui s'irrigidì, ma mi fece segno di continuare. <<Tu conosci queste persone?>>. Marco aggrottò la fronte confuso, era chiaro che si aspettasse un'altra domanda ed in realtà anch'io ero sorpresa da ciò che avevo detto, era la domanda più stupida che avessi potuto fare. <<Q... queste persone? I camerieri? No, perché?>> chiese con voce tremolante, <<Perché ti guardano in modo strano, ti trattano con distacco, ma come se ti conoscessero, come se vi foste già parlati>>, Marco deglutì <<Beh, mentre ti vestivi ho chiamato per prenotare, che non è una cosa che faccio spesso, ma ti giuro che non li conosco. È un ristorante molto elegante, è normale che mi trattino con riguardo>>, <<E come hai fatto a chiedere questa sala tutta per noi? Cioè, perché non siamo con tutti gli altri? Vuoi forse proteggermi dalla gente? Io non voglio essere tenuta lontana dalle altre persone, io voglio diventare come loro, non sono malata, non mi piace venire isolata solo perc..>>, Marco m'interruppe prima che potessi finire, <<Aspetta, io non ti voglio isolare, ho prenotato questa sala per avere la nostra privacy. Te l'ho detto: volevo che fosse una serata romantica, tutto qui, volevo rimanere un po' solo con te perché in questi giorni non lo siamo mai stati, scusami se ti ho fatto pensare queste cose. Tu fai parte della gente "normale" e non penso affatto che tu sia malata o altro. E tu... tu mi vedi come una persona normale?>>.

La sua domanda mi spiazzò, avevo esagerato con i miei sospetti, non c'era niente di negativo, era solo un modo per stare un po' da soli ed io avevo rovinato tutto. <<Certo che ti vedo come una persona normale! Sì, sei un po' pazzo, fai cose un po' buffe a volte, ma sei divertente e simpatico, infondo è anche per questo che mi piaci>>, Marco non era soddisfatto, <<Ma mi comporto come una persona normale? Non sono diverso dagli altri, vero? Sono un ragazzo, normale, è così che mi vedi tu?>> mi chiese intimorito, <<Non capisco che cosa intendi, tu sei un ragazzo semplicissimo, hai i tuoi pregi e i tuoi difetti, come tutti. Ma perché mi fai tutte queste domande?>> gli domandai, <<No, niente, scusami, è che a volte mi capita di dimenticare la normalità>>. Non capivo che intendesse, ma lasciai perdere.

Fu una serata molto strana per entrambi, avrebbe dovuto essere una cena a lume di candela di due innamorati ed invece mi ero comportata peggio di Sherlock Holmes: avevo cercato di storcergli di bocca qualche segreto misterioso, ma tutto era finito con una frase che mi ronzava ancora in testa. Dopo cena però, tornati in albergo, mi prese fra le sue braccia e mi baciò. Mi sentivo un po' in colpa per come mi ero comportata, così decisi di scusarmi. Lo allontanai posandogli le mani sul petto, <<Marco, devo chiederti scusa per aver rovinato la bellissima cena che avevi organizzato. Ero un po' nervosa e ho detto delle sciocchezze>>, Marco, dolce e premuroso come era sempre con me, mi accarezzò il viso, <<Adesso non ci pensare più... voglio soltanto che tu sia serena>>. Dal basso osservai il suo sguardo e respirai la sua voce così profonda. Marco chinò il viso sopra il mio ed io lo raggiunsi sfiorandogli le labbra. Ci sdraiammo sul letto vicini e ci addormentammo tra una coccola e l'altra.

Il Coraggio Dei Sogni IndelebiliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora