Capitolo 6: Secrets

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"Ciao."
Asher, impegnato nello scrivere un sms a suo padre, alzò lo sguardo, incontrando quello di Ariel.
"Ehi. Tutto bene?" Chiese, non appena vide un piccolo taglio sulla guancia dell'altro.
Come se lo era fatto?
"Sì, grazie. Come mai già qui?"
Nel frattempo si appoggiò anche lui alla ringhiera delle scale.
Asher guardò il modo in cui il tiepido sole illuminava i capelli dell'altro, facendoli sembrare ancora più arancioni.
"Non ho ancora calcolato bene il tempo che ci metto per arrivare qui." Disse, soffiando una risata.
"Tu, invece?"
Ariel distolse lo sguardo.
"Fuori si sta meglio."
E forse fu il tono di voce che utilizzò, che lo portò a non chiedere ulteriori domande.
"Ariel, cosa sai di Sam?" Chiese d'un tratto.
Lui era in quella scuola da più tempo, magari sapeva qualcosa in più su Sam, e quindi, su suo fratello. Era curioso, dopotutto.
Dal giorno della gara, non l'aveva più sentito, né l'altro si era fatto vivo. Meglio così, in fondo. L'ansia, però, di potersi trovare improvvisamente un messaggio da parte dell'altro lo faceva svegliare di soprassalto, la notte, e la ricerca dell'inalatore era inevitabile.
Ma d'altro canto, cosa poteva fare? Dirlo a suo fratello? A quale fine?
"Niente di che, a dire la verità. So solo che sta in un orfanotrofio, e a volte passa dei giorni da suo fratello. Non lo conosco, ma ho sentito alcune ragazze che li hanno visti insieme dire che sia davvero figo."
E dicevano la verità.
"Come mai?"
Asher sgranò gli occhi, girandosi verso Ariel, il quale aveva già un sorrisetto malizioso sulle labbra.
"Sono solo curioso."
"Certo, certo. Il classico cliché della vittima che si innamora del bullo."
Asher sgranò ancora di più gli occhi, tanto che temeva gli sarebbero caduti a terra.
"Oh, credimi, non è così. Te l'ho detto, sono solo curioso."
"Immagino."
"E dai!" Si lamentò Asher, spingendolo leggermente e allungando la "i". In un modo molto maschile, insomma.
Ariel iniziò a ridere.

๗•๗

Tyler non aveva voluto incontrarlo.
Alexander aveva già capito che l'altro aveva qualcosa che non andava sin dall'ultimo incontro, ma mascherarlo e far finta di niente era stato più facile.
Anche quando stavano insieme, spesso Tyler si perdeva nei propri pensieri, chiudendosi in sé stesso, lasciando Alexander fuori.
E Alexander ci provava a capire cosa non andasse nell'altro, ci provava davvero. Ma Tyler si arrabbiava, rispondendo che non avrebbe capito, e questo li portava a litigare.
E adesso erano di nuovo nella stessa situazione.
Che Tyler avesse conosciuto un altro ragazzo? Gliel'avrebbe detto, sapeva che per l'altro non ci sarebbero stati problemi. Allo stesso modo in cui sapeva anche che Alex andasse a dormire con molti altri ragazzi.
Eppure fino ad allora gli era andato bene, cosa era cambiato adesso?
Aprì la porta di casa, quando sentì il campanello suonare.
"Che vuoi?" Chiese, ancora assonnato, senza nemmeno aspettare di assicurarsi di parlare con la persona che si aspettava di vedere.
Roi sorrise.
"Eh come sei lagnoso! Buongiorno, eh."
"Sì, come ti pare." Rispose, trascinando i piedi fino al salotto, dove, avendo finito di grattarsi la natica destra, si buttò sul divano.
"Abbiamo fatto ore piccole stasera, eh?"
"Ore piccole il cazzo. Alle dieci già dormivo, peggio dei bambini."
"Stai iniziando a diventare vecchio, diamante. Che ci vuoi fare." Rispose l'altro, sedendosi accanto a lui.
Alex rise per il soprannome.
"Ma vaffanculo. Ti ricordo che sei più piccolo di me di due mesi."
"Due mesi fanno la differenza. Tipo, tu a due mesi facevi cose che io appena nato non sapevo fare."
Alex alzò un sopracciglio.
"Tipo?"
Roi rimase qualche secondo in silenzio, poi rispose con un'alzata di spalle.
"E che cazzo ne so io, non ho mica figli!"
"Imbecille."
"Quindi, cosa facciamo stasera?" Chiese il più piccolo, dopo avergli tirato il cuscino.
"Tu dove vuoi andare?"
Roi lo guardò in silenzio. Un silenzio carico di risposte, visto che Alex iniziò ad alzare il dito.
"Scordatelo, non ci vengo." Disse, mentre muoveva il dito da sinistra a destra.
"E dai, che alla fine ti diverti anche tu!"
"Ma ti pare verso? Dei venticinquenni al luna park!"
"Non siamo ancora venticinquenni."
"E non ne abbiamo nemmeno dieci."
"Proponi qualcosa, allora."
Alex sospirò, passandosi le dita sugli occhi. Occhi che bruciarono, visto che aveva toccato il profumo poco prima.
"E va bene!"

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