Capitolo 11: Little Things

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Alexander lo vedeva, il modo in cui Ash cercava di non guardarlo, continuando a scherzare e a bere come se niente fosse successo. E gli veniva da sorridere, perché quel rossore non aveva lasciato neanche per un attimo le sue guance.
Non poteva dire di sapere esattamente quello che aveva fatto, ma di una cosa era sicuro: non si pentiva di ciò che aveva detto, perché quella era la pura verità.
Roi lo guardò con un ghigno in faccia e un sopracciglio alzato.
"Non guardarmi così, coglione." Gli disse, soffiando una risata.
"Suppongo che le cose siano andate bene."
E no, non era una domanda indiretta, Alexander lo sapeva benissimo. Così come molto probabilmente Roi poteva immaginare cosa fosse successo.
Asher afferrò il suo telefono, poi lo vide scrivere velocemente qualcosa, prima di bloccarlo e rimetterlo in tasca.
Quando decisero di andarsene erano già le tre. E Asher era abbastanza brillo.
"Rimani a dormire a casa mia. Non puoi rientrare così." Gli disse, avvicinandosi a lui.
Asher si guardò intorno, intercettando anche lui l'occhiata che Tyler gli stava rifilando.
"Mh. Sicuro?"
"Certo."
"Allora fammi andare a parlare con Tyler." Disse, strascicando le parole.
Asher annuì a sé stesso, prima di dirigersi verso il biondo.
Alexander poté sentire la loro conversazione anche dalla sua posizione.
"A-ascolta, io vado con... Um... Xander, okay? Rimango da lui, è meglio." Gli comunicò, accennando una risata.
Tyler spostò lo sguardo su di lui.
"Ti do un passaggio?" S'intromise allora lui, visto che Asher rimase in silenzio, le sopracciglia aggrottate a guardare attentamente qualcosa al muro.
"No, grazie. Vado con Cameron."
"Hey, Xander, cos'è quella cosa lì?" S'intromise Asher, puntando il dito verso un punto sul muro.
Alexander sospirò, nonostante fosse divertito dalla situazione. Asher non lo aveva mai chiamato "Xander", tranne quando stavano, beh...
"È una farfalla." Mentì, visto che non c'era assolutamente nulla nel punto da lui indicato.
"Adesso andiamo."
"E la farfalla rimane qui da sola? E se inizia a piovere?" Chiese Asher, impuntando i piedi.
"Non rimane sola, tra un po' va dalla sua famiglia."
"Dalla sua famiglia..." Sussurrò Asher, annuendo poco dopo.
"Okay."
Riuscirono ad arrivare in macchina, anche se impiegarono più tempo del dovuto, visto che il più piccolo camminava molto più lentamente.
Prima di salire, però, Alexander si assicurò di una cosa.
"Devi per caso vomitare?"
Asher scosse la testa veementemente.
"Neanche un po' di nausea?"
"Nope."
"Allora sali. Se ti viene da vomitare, dimmelo immediatamente."
"Sissignore." Rispose, mimando anche il caratteristico saluto.
Alexander annuì, prima che un sorriso s'impossessasse delle sue labbra. Sembrava davvero un bambino.
Arrivarono a destinazione un quarto d'ora dopo.
Asher si guardava intorno frequentemente, come se stesse scrutando ogni singola cosa. Alexander lo aiutò a togliersi la giacca, prima di far scivolare dalle sue spalle il proprio giubbotto leggero.
"Devo andare in bagno." Gli disse il ragazzo, facendo una smorfia.
"Vacci."
Asher annuì, prima di dirigersi verso la porta.
D'ingresso.
"Asher."
Il ragazzino si girò,
"L'altra porta." Gli comunicò, con un sorriso.
"Ah, sì."
Versò del latte in un pentolino, travasandolo in una tazza quando raggiunse la temperatura adatta. La passò al ragazzo quando ritornò in cucina.
"Zucchero?"
Asher scosse la testa, sorridendogli.
"Grazie."
"Di nulla." Gli rispose, sedendosi sulla sedia di fronte a quella di Ash.
Rimasero in silenzio, mentre Asher continuava a bere il liquido bianco, e Alexander gli accarezzava il dorso della mano in movimenti circolatori. L'attenzione del più piccolo era rivolta proprio a questa.
"Andiamo a dormire?"
Asher spostò lo sguardo su di lui, annuendo per poi posare la tazza dentro il lavandino.
Alexander iniziò a fare strada, nonostante l'altro era già stato nella sua stanza da letto, senza premurarsi di accendere le luci.
Aprì l'armadio, afferrando una delle sue magliette e lanciandola al ragazzino, impegnato a togliersi le scarpe senza cadere.
Si spogliò a sua volta fino a rimanere in boxer - non riusciva a dormire vestito - per poi infilarsi sotto le coperte. Asher lo seguì l'attimo dopo.
Fu lui a spezzare il silenzio che si venne a creare.
"Spero che la famiglia della farfalla stia bene. Altrimenti rimane sola, e poi come fa?" Sussurrò, guardando il soffitto.
Alexander rimase a guardare il suo profilo. Sembrava così... Triste. Molto probabilmente, anche se incoscientemente, si era paragonato alla farfalla, e beh, si riferiva senza dubbio alla propria famiglia.
Allungò un braccio, portandolo sul fianco destro del ragazzo, tirandolo fino ad averlo contro, per poi abbracciarlo. Asher trattenne il respiro.
"Adesso dormi, è tardi."

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