Capitolo 7: Di favori e di tensioni

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Alexander non si curò nemmeno di spegnere il motore, tirando il freno a mano e affrettandosi ad uscire dall'auto.
"È tutta colpa tua, figlio di puttana!" Urlava lo sconosciuto, mentre continuava a stringere le mani intorno al collo del ragazzino, che non emetteva nemmeno un verso. Eppure, il terrore che gli dipingeva il volto era più che visibile.
Afferrò l'uomo dalle spalle, allontanandolo da Ariel, mentre Roi strinse le mani dell'altro affinché mollasse il suo collo. Fortunatamente riuscirono ad allontanarlo, e Ariel iniziò a tossire, gli occhi estremamente lucidi.
Roi tirò il ragazzino a sé, abbracciandolo, mentre Alexander spintonò l'uomo, intimandogli di andarsene.
Asher stava tremando come una foglia, mentre con una mano scostò i capelli dalla fronte del suo amico.
"Chi cazzo è quello?" Chiese Ash.
"Suo padre."
La risposta arrivò da una donna comparsa sull'uscio di casa, e ciò che attirò l'attenzione di Alexander fu il labbro inferiore spaccato e sanguinante.
"Signora, ha bisogno di un' ambulanza?" Chiese Roi, e la donna sbiancò in faccia.
"No, io sto bene. Ariel, entra subito, per favore."
Ariel fece come detto, dopo averli ringraziati in un sussurro.
La porta di casa si chiuse, e i tre rimasero fisso a guardarla, come degli emeriti imbecilli.
Salirono in macchina, dato che per loro non ci fosse più niente da fare lì.
"Ma che razza di famiglia è, perché non lo buttano fuori una volta per tutte?!" Iniziò a sbraitare Roi.
Asher, dal sedile posteriore, si limitò a fissare le sue scarpe. Nessuna risposta gli venne data neanche dall'amico. Dopotutto, cosa c'era da commentare?
Accompagnò Roi, con la scusa che casa sua era più vicina, poi si diresse verso casa sua, questa volta con Asher seduto sul sedile del passeggero, accanto a quello del guidatore.
"Non ne sapevi niente?"
Fu Alexander ad interrompere il silenzio, dando una rapida occhiata al ragazzino. Asher scosse la testa.
"Lo conosco da a malapena una settimana."
"Allora non incolpare te stesso."
La risposta improvvisa fece sgranare gli occhi all'altro, sorpreso. Ma dopotutto, Alexander era bravo nel capire le persone al volo.
Arrivati a destinazione, parcheggiò, prima di prendere l'ascensore ed entrare finalmente a casa propria.
Vide Asher guardarsi in giro, incerto su cosa fare.
"Siediti pure dove ti pare." Disse, mentre si recava al frigo.

๗•๗

Se solo avesse saputo che Ariel viveva con una persona così violenta, avrebbe evitato di farlo andare davanti alla porta di casa propria da solo. E magari il rosso non avrebbe evitato di rischiare di morire soffocato.
Sospirò, appoggiandosi leggermente al tavolo, fissando Alexander prendere due bottiglie di birra dal frigo. Tenendole con una sola mano, le stappò con l'accendino, prima di porgergliene una.
"Grazie."
Alexander annuì, appoggiandosi a sua volta sul ripiano della cucina ad isola, praticamente di fronte a lui.
Fu Asher a parlare per primo.
"Cosa dovevi dirmi?"
"Dovresti fare una cosa."
Asher annuì, titubante.
"Ti presenterò a una persona, devi provarci con lei. Beh, lui. Vedi fin dove si spinge."
Asher sgranò gli occhi, quando si accertò che l'altro non stesse scherzando - e dalla sua espressione seria non lo stava facendo affatto.
"Mi stai praticamente dicendo di andare a dormire con qualcuno che non conosco solo perché tu vuoi vedere come reagisce?! Ma ti sei fumato il cervello? Scordatelo."
Posata la bottiglia sul tavolo, fece per raggiungere la porta, ma - tanto per cambiare - Alexander lo raggiunse in men che non si dica, schiacciandolo contro la porta. È proprio una fissa, eh?
"Dammi dei buoni motivi per non farlo."
"Non vado a dormire con la prima persona che mi capita a tiro, specialmente se non la conosco. E inoltre non sono gay." Rispose, aggrottando le sopracciglia. Alexander invece ne alzò uno, soffiando una risata.
"Ah, non lo sei? Chi vuoi prendere in giro, Asher?"
Asher boccheggiò, prima di stringere le labbra in una stretta ferrea. Che cazzo stava succedendo?
"Vuoi fare una scommessa?"
Sgranò gli occhi. Ma si era fatto una canna o cosa?
"No."
"Perché?"
"Perché sei pericoloso."
Alexander aggrottò la fronte, ridendo di vero gusto.
"Tranquillo, mi terrò lontano dal tuo culetto da verginello."
"E tu che cazzo ne s-" Cercò di mentire.
"Vorresti dirmi che non è vero? Ho occhio per queste cose, Asher."
Asher si ammutolì. Gli aveva osservato il culo?
"Quindi, hai abbastanza palle da accettare la scommessa o vuoi dartela a gambe?"
Okay, le cose stavano decisamente peggiorando. Gli mancava fiato, e stava iniziando a sentire caldo. Dio Cristo, aveva un cazzo di albero davanti. Un albero molto attraente, che gli stava offrendo del divertimento gratuito.
Cosa avrebbe dovuto fare?
Asher si sentiva stanco. Stanco di doversi nascondere semplicemente perché nessuno dei suoi conoscenti sapeva della sua sessualità, perché viveva in un paese di bigotti dove ogni differenza è un pretesto per rendere la vita degli altri un vero e proprio inferno.
E quella sera gli era stata offerta un'occasione su un piatto d'argento, che probabilmente sarebbe ritornata tra un bel po' di tempo. Aveva diciassette fottuti anni, cosa gli vietava di divertirsi come desiderava? La paura che qualcun altro sarebbe venuto a saperlo? Prima o poi sarebbe successo lo stesso.
Si leccò le labbra, prima di parlare.
"Su cosa scommetti?"
"Sul fatto che riuscirò ad eccitarti con un solo bacio." Rispose il maggiore, ghignando beffardo.
Asher inspirò profondamente.
"Ad una condizione."
Alexander lo guardò, aspettando che continuasse. A quel punto Asher fu costretto a guardarlo negli occhi - cosa che fino a quel momento aveva cercato di evitare.
Dio, stava per scoppiargli il cuore.
"Tuo fratello non ne deve sapere niente."
Alexander sorrise, avvicinandosi al suo viso, le braccia appoggiate alla porta, ai lati della sua testa. Asher però lo fermò, appoggiando la mano sul petto dell'altro e spingendolo. Aveva bisogno di una risposta concreta.
"Non lo farò."
Così dicendo afferrò la mano sul proprio torace e la portò sopra la testa del più piccolo, prima di fiondarsi sulla bocca dell'altro.
Fu un bacio casto, o per lo meno, lo fu all'inizio. Successivamente fu un susseguirsi di lingue che si scontravano tra loro, duellando affinché solo uno di loro ne uscisse vincitore. Alexander passò la lingua sul labbro inferiore dell'altro, prima di morderglielo, riuscendo a strappargli un gemito, per poi ripassarci su nuovamente la lingua.
Asher riuscì ad avvertire il sorriso sulle labbra dell'altro, nonostante avesse gli occhi chiusi. Successivamente il calore sparì, e questo lo portò ad aprire gli occhi, incontrando il volto soddisfatto del più grande. Sentì le guance bruciare, quando capì il motivo per il quale l'altro stava sorridendo a quel modo.
"Direi che ha funzionato, eh?"
Asher non rispose, osservando l'altro allontanarsi, mentre nel frattempo si sfilava la maglietta. Spalancò gli occhi, non capendo che diamine stesse facendo. Perché?
Lo seguì con lo sguardo finché il più alto non andò a sedersi sul divano, a gambe divaricate e con entrambe le braccia appoggiate allo schienale del divano.
"Hai bisogno di una mano?"
E la sua voce era dannatamente roca e provocatoria e cazzo, Asher non riusciva a staccare gli occhi dal suo addome scolpito e tatuato.
Cercò di stabilizzare il respiro affannato, e diamine, non sapeva cosa fare.
Ma oramai è in pista, tanto vale ballare.
Si avvicinò al riccio con gambe tremolanti, mentre l'altro continuava a sorridere. Quest'ultimo circondò le cosce di Asher da dietro, in modo da portarlo a sedersi a cavalcioni su se' stesso.
Questa volta fu il più piccolo ad iniziare a baciarlo, sussultando quando avvertì le mani ghiacciate del moro sui suoi fianchi. Le mani continuarono senza sosta a salire, fino a sfilargli la maglietta, fermando il bacio per un mero secondo.
"Cosa vuoi, Asher?" Domandò, la voce bassissima ed eccitata - come si poteva anche percepire dal suo bacino.
Asher rispose con un mugugno, non allontanandosi eccessivamente dalle labbra dell'altro, troppo scombussolato per capire qualsiasi cosa.
"Rispondi, Asher." Continuò, mentre con le mani s'intrufolava dentro i suoi skinny, ma fermandosi proprio per provocarlo.
"Toccami."
Asher una cosa del genere non l'avrebbe detta nemmeno in uno dei suoi sogni più erotici mai fatti, ma aveva accanto Alexander, quindi era comprensibile, no?
"Dove?"
"Alexander-"
"Ci sono tante parti del corpo in cui potrei toccarti e farti venire, quindi quale preferisci?"
"Vaffanculo, Alex." Rispose Asher tra i denti.
L'altro rise, prima di parlare.
"Allora sceglierò io."
Così dicendo gli sbottonò i jeans, calandoglieli quel tanto che bastava per arrivare ai boxer dell'altro. Infilò le mani dentro questi, iniziando a massaggiargli il membro già eretto.
Asher gemette, appoggiando la fronte sulla spalla dell'altro.
"A-Alexan... Anche tu."
Il ragazzo in questione prese la mano dell'altro, portandola sul cavallo dei jeans.
"Puoi toccarmi, Ash. Non mordo."
Asher gli slacciò i pantaloni a sua volta, ricambiando il favore che l'altro gli stava facendo.
Con un colpo di reni Alexander capovolse la loro posizione, finendo per essere sdraiati sul divano, Asher sotto di lui.
Le mani di Alexander sapevano come muoversi, dandogli un piacere che lo portava all'esasperazione. Gli accarezzò il glande, insistendo particolarmente sul frenulo, per poi dedicare attenzione anche a tutta la sua lunghezza. Asher, che sapeva non sarebbe durato ancora per molto, massaggiava Alexander senza difficoltà. Era maschio anche lui, sapeva quali parti e quali movimenti davano particolarmente piacere.
Ricominciarono a baciarsi, l'uno inghiottendo i gemiti dell'altro.
Asher fu il primo ad arrivare al culmine, ma Alexander lo raggiunse subito dopo. Quest'ultimo si accasciò sul ragazzino, entrambi ansanti e sudati.
Stava per rimettersi seduto, quando qualcuno suonò al campanello.
Gli occhi di Asher improvvisamente si colmarono di terrore.

Angolo autrice:
Non aggiorno da due mesi, me ne rendo conto. I motivi sono stati tanti e diversi, ma non esistono scuse che possano giustificare il lungo tempo di assenza.
Vi prego di accettare le mie scuse, che vi porgo umilmente.
A presto,
Black Swan x

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