Capitolo 14: Okay, fine. But...

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"I-io... Non capisco. Hai chiuso con Tyler ... Per me?" Chiese, in un sussurro.
Alexander annuì, mordendosi subito dopo il labbro inferiore.
Asher si grattò una guancia. Davvero non capiva.
"Sai cosa? Sono uno stupido. Un emerito imbecille." Disse, prima di scuotere la testa.
Alexander lo guardò con fare interrogativo.
"Cosa?"
"Ci sto. Ma sappi," disse, puntandogli il dito contro, "Che basta una sola mossa sbagliata, e avrai chiuso con me. Definitivamente. Sei fortunato."
Questa volta toccò ad Alexander essere sorpreso, ma poi iniziò a sorridere, nel suo tipico modo.
Non sapeva cosa il futuro avesse in serbo per lui, per loro, ma non importava. Probabilmente, se avesse raccontato la storia a qualcun altro, lo avrebbe preso per stupido. Insomma, lo aveva perdonato dopo che lo aveva lasciato per un altro. E quando era ritornato da lui, non si era chiesto due volte se avesse voluto dargli un'altra possibilità. Perché sapeva già la risposta.
Ma quello che provava non poteva essere capito, se non si ha avuto la possibilità di vivere un'esperienza simile.
E quindi sti cazzi, la storia era sua, non degli altri.

"Hai già mangiato?" Chiese Alexander, posando le chiavi sul tavolo della cucina.
Quella casa gli era mancata tantissimo.
"No."
"Facciamo portare due pizze?"
Asher si tolse il giubbotto, sistemandolo sullo schienale di una sedia.
"Sinceramente ho lo stomaco sottosopra, non riuscirei a mangiare nulla neanche volendo."
"Addirittura?" Commentò, sorridendo.
"Che ci vuoi fare, è l'effetto che mi fai."
Alexander allargò se possibile ancora di più il suo sorriso, prima di avvicinarsi a lui.
Gli cinse i fianchi, attirandolo maggiormente a sé.
"Dimmi una cosa: Samuel ha davvero bisogno di ripetizioni o era una scusa?"
Alexander non capì in un primo momento.
"Ne ha davvero bisogno. Non è colpa mia se è una capra in matematica. Ma al momento vuoi davvero parlare di Samuel?"
Asher sorrise, prima di abbassare lo sguardo.
"Allora proponi qualcosa di cui parlare."
"In realtà, avevo in mente altri modi di tenere occupate le nostre bocche."
Non ebbe il tempo di aggiungere alcuna parola, che le labbra di Alexander si tuffarono sulle proprie.
E in quel momento, Asher ritornò a respirare.
Si spostarono rapidamente nella stanza da letto, senza staccarsi per alcun motivo, se non per prendere fiato.
"Ne sei sicuro?" Si accertò, gli occhi liquidi di lussuria.
"Sarei qui, se non lo fossi?"
Alexander sorrise, prima di afferrarlo per le cosce ed adagiarlo sul letto.
Asher si tolse il maglioncino, rabbrividendo al contatto della propria pelle con l'aria fredda. Sfilò via anche quella di Alexander, il quale invece si occupò dei jeans.
Non riuscì a trattenere un gemito, quando la mano del più grande si posò sulla sua erezione.
Rabbrividì, cercando un ulteriore contatto con le labbra; contatto che non gli venne negato.
Alexander si appoggiò sui gomiti, per poi aprire il comodino ed estrarre una bustina di profilattico.
Asher fissò attentamente il contenuto, mentre veniva srotolato sul sesso dell'altro. Non aveva paura di Alexander, ma un po' di timore verso quello che lo aspettava c'era.
Alexander lo fissò per l'ennesima volta, chiedendo in silenzio il proprio consenso. Asher annuì, prima di stringere il polso dell'altro.
"Rilassati." Sentì l'altro mormorare, prima di avvertire una forte pressione cercare di farsi spazio in lui.
Si aggrappò alle spalle del moro, nascondendo il viso nell'incavo del suo collo.
Trattenne il respiro fin quando l'altro non si fu fermato, per poi espirare.
Sentì il più grande accarezzarlo in confortevoli movimenti alla base della schiena, facendogli capire che si sarebbe potuto prendere tutto il tempo di questo mondo.
Non avevano fretta, al momento esistevano solo loro due, nessun altro.
"Muoviti." Sussurrò, quando il dolore divenne meno insopportabile.
Alexander iniziò a muovere il bacino, dettando un lento ritmo, mentre non riuscì a fare a meno di riappropriarsi della bocca del più piccolo, che tanto gli era mancata.
Fu probabilmente in quel momento che Asher capì quanto lo amasse.

Alexander riaprì gli occhi, ma fu costretto a richiuderli a causa della luce che filtrava dalle finestre, centrando appieno la testata del letto.
Sorrise fievolmente, quando avvertì il calore e il dolce peso di Asher, che dormiva beatamente, nascosto dalla schiena del più grande, mentre con un braccio gli cingeva il torace.
Si scostò da lui il più delicatamente possibile affinché non si svegliasse, e dopo aver indossato della biancheria pulita, si recò in cucina, preparando il solito caffè.
Se fosse morto in quel momento, se ne sarebbe andato via felicemente.
Si sentiva in pace con sé stesso come non si sentiva da tanto tempo. E tutto grazie al ragazzino che adesso dormiva beatamente nel suo letto, i capelli sparati in tutte le direzioni e il viso nascosto per la maggior parte dalle coperte.
Sapeva che c'erano ancora tante cose da sistemare, e da fargli capire. Non era ritornato da lui perché con Tyler non aveva funzionato: Asher non era la sua seconda scelta. Si era aggrappato ancora una volta al passato, e aveva quasi mandato tutto a rotoli, per questo motivo. In pratica era un coglione.
Se gliel'avessero detto solo un paio di mesi prima, Alexander avrebbe riso di gusto. E intanto, da completo coglione qual era, si era innamorato.
Sì, innamorato.
E forse la cosa più grave era che si sentiva felice, anziché preoccupato riguardo ciò. Insomma, non era male come sensazione.
Il telefono iniziò a vibrargli proprio mentre lui stava per accendere la prima sigaretta della giornata.
Aggrottò la fronte, accorgendosi di non avere quel numero salvato in rubrica, ma rispose lo stesso.
"Pronto?"
Fu una voce stanca a rispondergli.
"Sono il fratello di Asher."
Il suo cuore perse un battito, probabilmente.
"Ho avuto il tuo numero da Cameron, che mi ha detto tutto. Non allarmarti, non sto chiamando per minacciarti o qualunque cazzata del genere. Insomma, se lui è felice, tanto meglio. Il fatto al momento è un altro, non so cosa fare."
Innanzitutto, si appuntò mentalmente di uccidere Cameron, non appena l'avrebbe rivisto. Ma che cazzo gli saltava in mente, fargli prendere certi infarti a quell'ora del mattino, quando la caffeina non aveva ancora iniziato a scorrergli nelle vene?!
E seconda cosa, cosa poteva mai volere il fratello di Asher (che rimaneva comunque uno sconosciuto, visto che non si erano mai visti) da lui?


Angolo demenza:
Salve, io... Um.
Avete tutto il diritto di uccidermi, quindi fate pure.
Prima però lasciatemi chiedere scusa come si deve, mi chino ai vostri piedi.
Faccio schifo, lo so. Sono terribilmente dispiaciuta, ma è stato un mese più che impegnativo. Nonostante questo, non ho mai smesso di pensare alle mie storie, ai miei personaggi, e soprattutto ai miei lettori. Quindi, se siete ancora qui dopo tutto questo tempo, avete i miei più profondi ringraziamenti.
A presto (questa volta sul serio),
Black Swan x

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