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Jorge Pow.
La palla rimbalzò sul muro di fronte a me. La presi in mano, e la lanciai nuovamente, così come facevo ormai da mezz'ora. "Sto iniziando ad annoiarmi." disse Xabiani, girando attorno alla sedia della mia scrivania. "Nessuno ti ha detto di restare." Mi strinsi nelle spalle, afferrando la pallina blu l'avevo recuperate dalla scatola dei giochi di Daniel. Probabilmente Xabiani roteò gli occhi, ma il mio sguardo era fisso sul muro avanti a me, cosi non lo vidi. "Sono qui perché sei mio fratello, Jorge." Sospirò. "Ma, seriamente, non so come continuare a deprimersi possa aiutarti per riavere la tua ragazza." Sentendo le sue parole lasciai cadere la palla sul letto accanto a me. Voltandomi poi a guardarlo dissi, convincendomi di averla già persa.

"Non risponde al telefono, non mi ha nemmeno richiamato o scritto un messaggio e al ballo ha detto esplicitamente che era finita."

"È stato ieri, amico." esclamò, alzando le mani verso il soffitto. "Oggi un nuovo giorno, pieno di opportunità." Lo guardai torvo. Non sembrava nemmeno Xabi. "Cosa?" sbottai divertito. Xabi mosse nervosamente le mani. "Hai intenzione di accettare
semplicemente il fatto che non ti vuole più? Non lotterai per lei?" domandò e mi morsi l'interno della guancia. "Cos'e successo al ' mai dire mai?' "

Mimò con le virgolette. Sollevai entrambe le sopracciglia, guardandolo incredulo. "Avevamo dieci anni quando dicevamo una cosa simile."

"E allora? Questo non significa che ti arrenderai prima di averci provato solo perché sei cresciuto. Significa che sei maturo abbastanza da cercare di riparare al danno fatto. Sembrava più facile a dirsi che a farsi. "Sembri mio padre."

"Sai che ho ragione." Sorrise, appoggiandosi allo schienale della sedia ed assumendo una posizione da boss. "Allora cosa suggerisci di fare? Mi odia, cazzo." Incrociai le braccia e fissai il vuoto, rifiutandomi di abbandonare le speranze. Probabilmente, le ultime parole che avrebbe potuto dire Martina sarebbero state "sei uno stronzo e spero di non rivederti più."

Abbassai le spalle in segno di sconfitta. "Non starai piangendo, vero?" domando Xabi all'improvviso guardandomi con aria circospetta. Espirai dal naso, fulminandolo con lo sguardo. "No. Sto solo pensando." mormorai Xabi si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo. Non piangevamo mai in presenza dell'altro, fatta eccezione per quando avevamo cinque anni e siamo caduti mentre cercavamo di arrampicarci su un albero, ma credo che quello fosse concesso. Ora sarebbe stato 'Strano'

"Beh, la vedrai domani agli allenamenti di Daniel, giusto?" disse Xabi, giocherellando con una penna. Ha sempre pensato che fosse figo perché, quand'eravamo a scuola, invece di prestare attenzione, ha imparato a maneggiarla in quel modo. "Credo che ci andrò." risposi. "E suppongo che non tenterà di nascondersi da me." Mi portai una mano tra i capelli. Dovevo aver compiuto quel gesto un sacco di volte nelle ultime ventiquattr'ore. "Forse è solo spaventata e confusa. Suo fratello le ha sganciato la bomba come se nulla fosse e, senza offesa, ma la tua ragazza è un tantino sentimentale." disse, alzando le mani in segno di resa.

Lo fulminai con lo sguardo. "Non sei d'aiuto." mormorai, ritornando a giocare con la pallina blu "Senti, amico, so che pensi che lei ora ti odi, ma le serve solo del tempo per accettare questa merda. Non è facile venire a sapere che il tuo ragazzo si sbarazzato del corpo del migliore amico di tuo fratello." disse Xabi schiettò. "Forse oggi non vuole parlare con te, magari nemmeno domani, o il giorno dopo ancor.." Lo interruppi bruscamente, "ho capito."

"Quello che voglio dire che ritornera, perché ti ama e tutte quelle smancerie li. Non può vivere senza di te, il che non riesco a comprenderlo- " Arricciai le labbra e lanciai la pallina verso Xabi, mirando al suo viso, ma la deviò, facendola finire contro al muro. Iniziò a ridere ed io scossi il capo. "Sai che ho ragione. Siete due anime gemelle." scherzò, rilanciandomi la pallina. Roteai gli occhi e restammo in silenzio per qualche secondo. "No, seriamente, Jorge." Il suo tono di voce divenne serio. "Ho visto come la guardi. Ti conosco da tutta la vita e non ti ho mai visto guardare nessun'altra ragazza nel modo in cui guardi lei. So che hai perso la testa per lei e la stessa cosa ha fatto lei. Cose di questo tipo sono destinate a durare e tutto si risolverà." concluse, lasciandomi leggermente perplesso. "Da quando sei cosi profondo, amico?"

"Samantha tende a rendere filosofica ogni cosa." disse, realizzando il fatto che sembrava strano. "E l'ha attaccato a me." Si strinse nelle spalle, guardando in basso "Ti ha anche insegnato nuove parole." lo schernii, ridacchiando. "Oh, sta zitto amico." grido infastidito. "Credi che Martina e Samantha ne abbiano parlato?"

"Si raccontano ogni cosa, ma credo che Matt non le permetterà di dirlo in giro per ora. Probabilmente ne parleranno con il padre." ammisi, ripensando a tutto. "Ed è un poliziotto."

"Fanculo, siamo fottuti." mormorò Xabi, mordicchiando il pollice lo faceva quand era nervoso. Ad essere sinceri, a quel punto non m'interessava nemmeno presentarmi in tribunale L'avrei fatta finita prima o poi. "Hai ricordato a Collins della nostra offerta?"

"Si, ma non gli importa, e, onestamente la minaccia sarebbe inutile. Ha la polizia dalla sua parte e Anthony non ritornerebbe indietro. Se ne andrà dal paese prima che possano rintracciarlo." Xabi borbottò una sfilza di parolacce. "Questo un casino, amico. Mi rifiuto di finire in galera." disse determinato, come se fosse stato lui a poter decidere. "Il lato positivo." cercai di sembrare ottimista come aveva fatto lui prima, "e che Matt non ti ha nominato davanti a Martina quando le ha raccontato tutta la storia, per cui Sam non verrà a sapere che quella notte sei stato coinvolto anche tu. Xabi sollevo lo sguado. "Oh no, amico. Quella ragazza è intelligente. Troppo intelligente." Insistette. "Lo scoprirà prima che possa batter ciglio. Forse dovrei dirglielo prima che lo scopra da sola. Così non si arrabbierà con me."

"Dovresti farlo." Annuii. Forse, se l'avessi detto a Martina

un paio di mesi fa, non si sarebbe arrabbiata cosi tanto adesso. O forse non avrebbe mai accettato di uscire con te, puntualizzò la mia coscienza. Comunque sia, avrei potuto sperare che il suo amore

per me offuscasse i miei errori passati, no? La cosa suonava alquanto smielata. Xabi si alzò in piedi, dato che era quasi ora di cena, dandomi una pacca sulla spalla prima di uscire. "Puoi venire con me domani? Sai, mi serve del supporto morale." dissi prima che poggiasse la mano sulla maniglia. Non se ne parla, amico. Allargo le braccia come per scusarsi. "Uscirò con Samantha e abbiamo alcune cose importanti di cui parlare Okay, buona fortuna con lei." Cercai di mascherare la mia desusione. Era il minimo che potessi fare dal momento in cui le mie azioni avrebbero potuto compromettere la sua relazione. Andra tutto bene, Jorge." mi rassicurò e, prima di sparire oltre la porta, disse: "tornerà, vedrai."  Non appena chiuse la porta di camera mia, affondai il viso nel cuscino. La pallina blu era caduta dal letto, rimbalzando sul pavimento e provocando un rumore fastidioso Credo che se Xabi nonche mio migliore amico da quand'ero in fasce, il quale ripeteva a raffica le parole 'amico' e 'fratello', che era sempre li per me ogni volta che mi sentivo giu per mio padre o, in questo caso, per una ragazza e che si divertiva a prendermi in giro sul fatto che non sarei mai stato nero diceva
che le cose sarebbero andate bene, cosi sarebbe stato. Hey, un uomo può sognare.

Hey ragazze!
Non so bene quando aggiornerò credo verso martedì oppure mercoledì...
Vi amo!

Il ragazzo del BronxDove le storie prendono vita. Scoprilo ora