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Faceva freddo.

La neve spumosa e candida scendeva pigramente dal cielo volteggiando nella notte come una pioggia di piccole piume trasportate dal vento;
I fiocchi di neve, così grandi da fare impressione, si depositavano come una morbida coperta su tutto il profilo delle campagne inglesi, imbiancando completamente ogni singolo lembo di terra ed avvolgendo il paesaggio in una sorta di temporanea quiete organizzata.

Era il 24 dicembre 1999 e la piccola cittadina di Doncaster nello Yorkshire veniva lentamente sepolta dal gelido manto dell'inverno ormai già inoltrato.

Quella notte, mentre l'intero borgo veniva imbiancato, nessuna persona era sveglia.
Se ne stavano tutti rannicchiati nel propio letto sotto enormi plaid colorati: chi accanto al focolare per evitare di congelarsi, chi appallottolato nelle coperte come un bruco nella sua crisalide, chi con le braccia intrecciate al corpo di un'altra persona per stare più vicini e scaldarsi a vicenda... C'era persino chi se ne stava avvinghiato al proprio cuscino, per sopperire almeno per poco alla mancanza di calore e di affetto nel  proprio solitario giaciglio.
Fatto sta che in quel momento tutta la città aveva gli occhi chiusi e la mente persa nel mondo dei sogni.
Tutti, davvero,
Fatta eccezione per un bambino di appena 8 anni con una zazzera di capelli castani terribilmente scompigliata e gli occhi blu come la notte più scura.

Il piccolo Louis Tomlinson, a differenza probabilmente di tutti i suoi sonnacchiosi coetanei, se ne stava comodamente seduto sul davanzale della finestra della sua piccola stanza; osservava i fiocchi di neve depositarsi pigramente sull'erba ingiallita del suo
giardino, senza neppure una briciola di sonno ad appannargli lo sguardo e la mente. Se sua madre lo avesse beccato ancora sveglio a quell'ora probabilmente lo avrebbe fatto nero, questo Louis lo sapeva benissimo, Eppure quei meravigliosi fiocchi bianchi, così grandi e soffici che parevano quasi batuffoli di cotone, lo incantavano. E nonostante nella sua mente si fosse ripetuto più  e più volte di cercare di dormire, non riusciva in alcun modo a distogliere lo sguardo dal suo giardino ormai quasi totalmente imbiancato.
Era come in trance, ipnotizzato dalla danza lieve ed inevitabile di quella specie di minuscoli astri gelati che pian piano cancellavano qualsiasi colore del mondo sostituendolo con il loro infinito candore.
Louis aveva da sempre condiviso la sua smisurata passione per l'inverno, infatti non c'era anima viva all'interno della famiglia che non sapesse quanto quella stagione gli stesse a cuore. Però non tutti sapevano che la vera passione del bambino dagli occhi d'abisso erano, appunto, quegli enormi fiocchi di neve. Louis li aveva sempre ammirati con timorata devozione ed in un certo senso li invidiava, persino...
Aveva invidiato la leggerezza con cui danzavano nell'aria gelida, il loro potere di depositarsi sulle cose e cancellarne la consistenza, immergendoli nella loro dimensione di realtà statica ed eterna, dove il candore nasconde le crepe ed i difetti e riesce a persuaderti nel credere che la bellezza risieda anche dove non c'è.
Soprattutto gli invidiava il volo, o almeno, la leggerezza con cui ogni singolo fiocco fluttuava nell'aria per poi depositarsi delicatamente a terra, indipendentemente dall'altitudine e dalla distanza percorsa in caduta.
L'ultima volta che Louis aveva provato a 'volare' risaliva giusto alla primavera precedente, quando si era buttato fiducioso dalla finestra della sua stanza immaginando di essere una rondine, volando esattamente per 3 metri in una ripida picchiata che gli era costata un braccio ed una gamba rotti, le urla isteriche ed i rimproveri di sua madre, più una notte di ricovero in ospedale.
Non un gran guadagno effettivamente, ma questo lui non poteva saperlo prima di saltare.
Per un secondo, un secondo soltanto, l'aveva sfiorato, cadendo, il pensiero che lui non avrebbe mai potuto neppure avvicinarsi alla leggera destrezza di una rondine, o all'immacolata perfezione di uno dei suoi adorati cristalli di pioggia congelata, ma questo pensiero fu così dolorosamente fugace da sparire nell'esatto istante in cui il suo corpicino gracile stramazzò al suolo.
L'impatto, a quanto poteva ricordare, era stato devastante e brutale, niente di paragonabile a tutte le cadute che gli erano capitate in precedenza nella vita.
Per un millesimo di secondo prima di svenire, Louis ebbe persino il coraggio di domandarsi se pure la neve dovesse sentirsi a quel modo una volta depositatasi a terra... eppure, quando si fu svegliato, di questi pensieri già non gli era rimasto nulla, non una sola briciola, come ghiaccio al primo disgelo.
Ma aveva 8 anni il piccolo Louis, alla sua età certe idee vanno e vengono come le foglie degli alberi...
E Nonostante questo, c'erano molte altre cose che il piccolo ammirava della neve!
La lista era lunga, interminabile. Louis avrebbe potuto scrivere un libro un giorno su tutte le cose che sapeva ed apprezzava di quella stagione.
Eppure, a dirla tutta, c'era una sola cosa che il bambino dagli occhi azzurrissimi non gradiva, ed ironia vuole che questa fosse probabilmente la caratteristica che più accomunava e separava  al contempo i due:

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