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Era passato un mese. Un'altro insopportabile, straziante mese e le giornate sembravano essere diventate tutte uguali: Si svegliava sempre di scatto e con il solito respiro pesante ed affannoso; la testa gli doleva fortemente mentre la stessa dolorosa frase restava bloccata nella sua gola ad impedirgli di urlare. le lacrime ormai secche ad increspargli la pelle delle guance e Le sue labbra, screpolate e distrutte dai morsi che inevitabilmente continuava a tirare con i propri denti nel disperato tentativo di parlare, cercando con tutte le sue forze di dire qualcosa dopo chissà quanto tempo che le ombre lo tenevano prigioniero.

Già, le ombre... quelle sue invisibili presenze che gli avevano tenuto compagnia per tutto quel tempo...

Adesso, non erano più così amichevoli come lo erano state un tempo... Erano passate dal bisbigliargli alle orecchie la notte, all'urlare costantemente ed incessantemente per tutto il giorno. Gli dicevano di farla finita. Che non aveva più senso restare lì, andare avanti, fingere che gli fosse passata quando in realtà non gli era passata affatto. Lo portavano a pensare cose che mai avrebbe immaginato di poter pensare, e l'unico momento in cui gli davano un po' di tregua era durante il sonno. Li, tutto taceva e finalmente il suo corpo esile e pericolosamente denutrito poteva fluttuare nell'aria trasportato dal vento, come una piuma. A volte, Louis desiderava addormentarsi e poi non svegliarsi mai più: fluttuare. e continuare a fluttuare accompagnato solo dal soffiare del vento;  Chiudere gli occhi, e non sentirsi più schiacciato dal peso della mancanza, non avvertire più la pressione di sua madre e dei medici sulle spalle, non avvertire più alcun dolore o alcuna vergogna a causa delle percosse e delle prese in giro a scuola.

A volte, Louis amava immaginare se stesso come uno dei suoi adorati fiocchi di neve; Si immaginava cadere leggero dal cielo, fluttuando nell'aria con estrema lentezza, senza alcun pensiero a trapanargli la mente e senza alcun rumore a guastare la sua tranquillità.

Altre volte invece, Louis non riusciva ad immaginare niente.

C'erano notti in cui semplicemente si appoggiava al proprio cuscino e sprofondava in una sorta di coma profondo: Un eterno buio accompagnato solo ed esclusivamente dal più completo ed assordante silenzio... e allora il giovane si ritrovava a chiedersi se davvero la morte fosse in quel modo; se dopo tutta la fatica impiegata per vivere una vita decente lo attendesse soltanto questo: soltanto oscurità e silenzio eterno.

Spesso negli ultimi giorni, Louis si era ritrovato a pensare alla morte; a quella grigia ed astratta presenza, che in pochi secondi gli aveva strappato via tutto ciò che aveva e che ora lo attirava a se, subdolamente... come si attirano dei bambini con un pugno di caramelle. 

Come se non bastasse, i bulli erano diventati insopportabili; e le ombre, che gli dicevano continuamente di attaccare, non gli erano affatto d'aiuto. Una volta era quasi stato sul punto di farlo... quando quell'idiota di David Morgan lo aveva chiamato per l'ennesima volta "strambo", spintonandolo con forza contro il proprio armadietto; aveva sentito dentro di se un'energia nuova, come una potente scarica elettrica che ogni secondo veniva alimentata dalle ombre, che: "Ribellati!" e "Colpiscilo!" Urlavano a gran voce. Aveva stretto i pugni, allora; ed aveva alzato gli occhi rossi e vitrei dal pavimento per fissarli in quelli verde/marrone del suo bullo.

Sarebbe bastato un solo passo falso. Un solo minuscolo passo falso e probabilmente gli sarebbe saltato addosso. Non sapeva se le ombre gli avrebbero permesso di fermarsi, non sapeva se lui stesso sarebbe stato un grado di fermarsi... ma, fortunatamente per lui, quella volta fu il professor Payne a riportarlo alla realtà: irrompendo in mezzo alla cerchia di ragazzini, adunatasi intorno a loro, e spingendo letteralmente via il bullo dalla fluente e folta chioma biondo/rossiccia.

"Andatevene immediatamente! non c'è niente da vedere qui" aveva detto con voce autoritaria, guardando male ogni singola persona si trovasse in quel corridoio. Tutti, fortunatamente, lo avevano ascoltato e mentre il corridoio da pieno che era si svuotava, Louis continuava la sua battaglia interna per sconfiggere l'impellente necessità di fare del male. Le Ombre urlavano con forza, la sua testa martellava così forte che sembrava stesse per esplodere.

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