six

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Nella dimensione inconscia ci sono le passioni inconfessate, emozioni inquietanti, desideri dei quali ci vergogniamo: elementi scomodi che ci riguardano e che preferiamo ignorare.

Come le amnesie, quelle temporanee, l'inconscio funzionava così.

Cose che decidiamo non siano mai esistite, vengono dimenticate in qualche modo. Ma l'inconscio, che le tiene in ostaggio, è sempre lì.
Quindi ciò che pensiamo di aver dimenticato non lo è mai e, alla fine, torna sempre.

Torna sempre.

E in quel momento, avevo vivido e rumoroso e sbagliato e eccitante quell'elemento che avevo deciso di ignorare.
Interdetto, ecco come mi sentivo.

Il video che avevo sul cellulare continuava a scorrere davanti i miei occhi, mentre un altro paio mi fissavano spalancati da dietro lo schermo.
Ogni dettaglio, ogni piccola sfaccettatura, adesso mi ritornava alla mente.

E studiavo ogni sguardo, ogni respiro, come un copione da imparare in fretta.

Mi sentii sporco ancora di più, così preso da qualcosa che non era giusto.

Il video ripartì, e io lo guardai tutto.

Silenzio.

Luke non parlava, non ero neanche sicuro che respirasse.
E io non parlavo, non sapevo cosa dire, non avevo nulla da dire.

C'era solo il sottofondo delle nostre pelli e i nostri gemiti.

Il video finì e decisi che mi ero già fatto abbastanza male, così lo chiusi.
Misi il cellulare in tasca.

Adesso tutto ciò che avevo davanti era Luke, che aveva preso a martoriarsi il labbro e mi guardava.

E nel suo sguardo c'era tutto.
E probabilmente anche nel mio.

E guardarlo mi faceva stare male, guardarci ci faceva stare male.

Sentivo il sangue pulsarmi ovunque.
Sentivo anche il suo.

Silenzio.

Ci fissammo finché Luke non cedette: abbassò lo sguardo, aprì la bocca per parlare.

Me ne andai.

Luke.

Se n'era andato.
Michael se n'era andato.

Mi sembrò di rivedere quel momento un milione di volte, ripetersi ancora e ancora sulla mia testa, davanti i miei occhi.

Quando litigavamo ero sempre io quello ad andarsene, a mandarlo a fanculo, dicendogli che le sue stronzate io mica volevo sentirle.

Ero sempre stato io quello da rincorrere, quello che doveva essere convinto e che aveva bisogno che l'altro parlasse.
Che lo supplicasse con lo sguardo.

E invece no, quella volta non era stato così.

Silenzio.

Quella volta avevamo lo stesso sguardo, di chi avrebbe così tante cose da dirsi che alla fine rimane zitto, perché non sa da dove cominciare.

C'era l'imbarazzo, la colpevolezza e un'improvvisa consapevolezza
e c'era anche l'eccitazione, la paura, l'incertezza

C'era tutto.

E lui, lui se n'era andato.

Capii come ci si sentisse solo in quel momento, ad essere quello che vedeva l'altro andarsene.

Sextape | MukeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora