sixteen

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Luke.

Erano passate quattro settimane e sei giorni.
Più di un mese senza Michael.

Era strano, perché io non riuscivo a ricordare la mia vita prima di lui.

Avevamo passato così tanti anni insieme che mi sembrava di averlo sempre avuto al mio fianco, come se quei pochi anni prima di lui non fossero mai esistiti e io avessi cominciato a vivere durante il nostro primo incontro, così lontano, ma che riuscivo ancora a ricordare.

"Tesoro, adesso io devo andare, tu rimani con gli altri bambini a giocare, va bene?" la mia mamma mi sorrideva fiduciosa, e dopo avermi scoccato un bacio si alzò.
Ma io non volevo, non mi piaceva l'idea di doverla lasciare andare.
Scossi la testa energicamente, iniziando a singhiozzare rumorosamente.
"Dai Luke, non piangere, ti divertirai"
Io non volevo sentire scusanti, non volevo starci In quel posto.
Quella che di lì a poco avrei scoperto essere la mia maestra cercava di convincermi in ogni modo a lasciare andare la presa sulla gonna lunga di mia madre. "No" ripetevo all'infinito, disperato.

Perché nessuno riusciva a capirmi?

Io all'asilo non volevo andarci, senza la mia mamma.

Una manina caldissima mi si posò sul braccio, ancora ancorato alle gambe di Liz, "dai, andiamo a giocare"

Io mi girai, tirando su col naso.

La mano apparteneva a un bimbo paffuto, i capelli biondi come i miei.

Mi venne da sorridere, quando lui fece lo stesso.

"ti prometto che se adesso vieni ti regalo due figurine rarissime dei pokemon"

Spalancai gli occhietti azzurri, interessato dalla sua proposta.

"E non vuoi nulla in cambio?"

"No, te lo giuro"

Decisi di credergli, lasciando la presa su mia madre, che sospirò guardandomi e sorrise prima di andarsene, non prima di fermarsi a metà strada per essere sicura che non scoppiassi di nuovo in un mare di lacrime.

Ma non accadde.

"Io sono Michael"

"Io Luke"

Alla fine Michael di figurine rare me ne aveva regalata solo una, perché era l'unica che possedeva.

Sorrisi al ricordo.

Era assurdo come avessi ripensato ad ogni momento passato con lui, da quando non lo avevo più accanto.

Lui non c'era, ma continuava ad essere prepotentemente presente in ogni mio pensiero, gesto e parola.

Perché sapevo che in tutto ciò che componeva me, Luke Hemmings, ci fosse un po' di Michael.

Non c'era ricordo che non fosse offuscato dalla sua immagine e dalla sua risata.

E non averlo con me, per la prima volta nella mia vita, mi faceva soffrire da morire.

La sua assenza era un perenne dolore al petto.

Sextape | MukeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora