Nuove strade

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Avevano bussato alla porta.

«VINCENZO! NIVES! VENITE AD AIUTARCI!»

La Nives aveva esitato, il ragazzo di là urlava tantissimo, ma non c'erano altri rumori strani, quindi gli aprì.

«NON CI SENTO, QUINDI NON PARLATEMI! BIANCA HA SPARATO VICINO AL MIO ORECCHIO!» urlò Daniele non appena li vide. «CARDINALI E' FERITO, UN TIZIO LO HA ACCOLTELLATO E POI E' ENTRATO CERCANDO TE!» indicava Vincenzo «BIANCA GLI HA SPARATO, AVEVA UNA PISTOLA NELLA BORSA!»

La Nives aveva abbassato gli occhi sul telefono e poi se l'era portato all'orecchio.

«Pronto.»

Di là non c'era più nessuno.

Vincenzo era uscito dalla paralisi e si era precipitato in soggiorno prima e fuori dalla porta poi, franando vicino a Cardinali, che Bianca aveva girato sulla schiena aprendogli il cappotto. C'era una grossa macchia nera sui pantaloni e una ancora più grossa sul maglione grigio. Bianca gli era montata a cavalcioni e premeva con entrambe le mani sul fianco sinistro dell'uomo.

«Gli ha dato almeno due coltellate, ha perso tantissimo sangue, lo ha assorbito tutto il cappotto.»

«Chiamo un'ambulanza.» aveva detto Vincenzo alzandosi, agitatissimo eppure stranamente lucido, come sempre quando era sotto pressione.

«No.» aveva decretato la Nives sbarrandogli la strada sulla porta.

«DOBBIAMO CHIAMARE UN'AMBULANZA!» era intervenuto Daniele alle spalle della donna, ma la Nives aveva sollevato una mano per metterlo a tacere.

«Non lo lascio morire davanti a casa mia.» aveva detto Vincenzo.

«Se chiami un'ambulanza arriva la polizia, non è caduto dalle scale, è stato accoltellato. E non è un pensionato qualsiasi, era un poliziotto.»

«Io non lo lascio morire.» e Vincenzo aveva fatto un passo avanti. La Nives si era voltata.

«VAI IN BAGNO A PRENDERE DELLE BENDE! ASCIUGAMANI! BENDE!» aveva urlato a Daniele, che evidentemente qualcosa ricominciava a sentire perché era partito di corsa. Poi, mantenendo tutta la calma di cui era capace, la Nives si era di nuovo voltata verso Vincenzo.

«Non ci sono ambulanze, qui vicino, lo sai, i primi volontari sono a Sant'Arcangelo, per venire da lì a qui ci vogliono quindici minuti a andare e quindici a tornare, poi lo porterebbero a Castiglione del Lago, dove c'è il Pronto Soccorso, e ci vuole un altro quarto d'ora. Ma se noi partiamo ADESSO e lo portiamo a Magione, alla Fraternità di Misericordia, dall'altro lato del lago, ci mettiamo venti minuti.»

«Ma non è un ospedale!»

«Vedrai che gli daranno un primo soccorso e poi chiameranno un'eliambulanza da Perugia. Ora lo bendiamo, poi lo carichiamo in auto e lo portiamo lì, se non troviamo gente per strada faremo prestissimo.»

Vincenzo era incerto.

«I paramedici in ambulanza possono soccorrerlo anche loro.»

«Possono bendarlo, come faremo noi adesso. Ma non possono fargli trasfusioni, e la sola cosa che gli serve adesso è una trasfusione. E un chirurgo che lo rattoppi.»

Lo vide tentennare.

«Se aspetta qui l'ambulanza muore.» lo abbindolò la donna.

«Va bene.» cedette Vincenzo. «Quale auto usiamo per trasportarlo?»

«La sua.» la risposta della Nives era stata fin troppo affrettata, quindi ci mise una pezza. «E' più nuova della mia, va più veloce, e contiene i suoi documenti, servirà anche alla famiglia averla vicino al posto in cui lo ricovereranno. Ovviamente bisognerà essere in due, uno che segue la sua auto con la mia per riportare indietro l'altro.»

Non ti faccio nienteWhere stories live. Discover now