Epilogo

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Aveva premuto il pulsante e sul display era comparso il codice A045.

Il signore si era avvicinato.

«Buongiorno, mi dica.»

«Buongiorno. Io non sono un vostro cliente, però vorrei sapere se mi potete cambiare quest'assegno.»

Riccardo aveva preso il pezzo di carta e l'aveva esaminato.

«Guardi, no, controllo ma credo proprio che non sia possibile.»

L'uomo davanti a lui aveva annuito finché fingeva di digitare la richiesta sul computer. L'assegno non glielo poteva cambiare, non era cliente e la banca che l'aveva emesso non era affiliata, però per gentilezza si faceva la scena del controllo, così facevano tutti bella figura. A un certo punto le mani avevano iniziato a tremargli. Il corpo lo aveva saputo per primo. Aveva alzato gli occhi su quel signore di mezza età, ben vestito, in ordine, occhi azzurri, capelli e barba più grigi che biondi. Gli erano pizzicati gli occhi e non aveva più saputo bene cosa fare, come comportarsi, era tutto confuso. L'uomo aveva allungato la mano e l'aveva messa sulla sua.

«Non fa niente.» gli aveva detto «Volevo solo sapere se stavi bene.»

Riccardo Vasto aveva annuito, erano passati trent'anni dall'ultima volta che si erano visti, sul ciglio di un marciapiede, lui abbracciato a un Big Jim in tuta bianca e blu e l'uomo tanto più magro, tanto più giovane, sorridente, a promettergli che da allora le cosa sarebbero migliorate. Ed era stato così.

Gli aveva sorriso.

L'altro aveva sorriso.

Aveva ripreso l'assegno ed era uscito.

*

Vincenzo era andato a trovarli tutti e ventinove. La Nives aveva pestato i piedi perché non si facesse vedere dai quattro che avevano perso i figli, ma lui era stato irremovibile.

«E allora vai, vai, ho fatto tutto per niente! Ricominciamo da capo, fatti arrestare!»

Non era servito e lui era andato lo stesso. Alcuni non lo avevano riconosciuto, ci aveva scambiato due parole ed erano andati avanti con le loro vite. Altri avevano saputo subito chi fosse e gli avevano buttato le braccia al collo, piangendo o facendolo piangere. Molti erano rimasti in una zona d'ombra, sapendo ma non volendo sapere, combattuti tra il loro sospetto adulto e l'antica fiducia infantile. A Vincenzo era andata bene anche così, a lui premeva solo di vedere come fossero diventati e sincerarsi che stessero bene. La Nives aveva visto giusto, lui era disposto a ricominciare tutto da capo, a rischiare l'arresto o peggio, pur di poter sfatare almeno una parte dei fantasmi che Olga gli aveva seminato nella mente. Alcuni incontri erano stati difficili. Quello con Serena Scattolin, che gli aveva urlato tutta la sua rabbia, minacciandolo di denuncia, ed era finita con entrambi in lacrime e la promessa, da parte di Vincenzo, di lasciarla stare. Emanuele De Luca lo aveva invece sorpreso con il suo immediato perdono, lui e la moglie, i primi ad essere colpiti dalla follia di Olga, gli avevano ripetuto che non era colpa sua, che lui era stato un santo, che a Emanuele aveva letteralmente salvato la vita. Vincenzo era tornato a casa con una foto di Nicolò nel taschino e l'animo più leggero. Il momento peggiore era stato l'incontro con Alda Caretti, in un parco pubblico, dopo che era riuscito a parlarle per telefono. Era il fantasma della donna sorridente ritrovata su Facebook, molto magra, i capelli prematuramente ingrigiti, o semplicemente non più tinti. Gli aveva detto di essersi separata dal marito, anche se lui l'aveva sempre difesa dalle accuse di aver ucciso Manuel lei gli aveva visto l'ombra del dubbio negli occhi, e le era bastata. Aveva cambiato casa perché non sopportava di vedere quel cortile tutte le mattine e aveva trovato lavoro per non essere schiacciata dalle occhiate di compassione. Vincenzo le aveva raccontato tutto, di Olga, di Pietro, di Chiara, e Alda aveva ascoltato in silenzio, fumando lentamente. Alla fine gli aveva detto:

Non ti faccio nienteWhere stories live. Discover now