Dopo

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Michela correva. Correva perché era l'unica cosa che potesse fare, aveva deciso di non prendere la macchina, il colloquio era in centro, c'era casino, il parcheggio non si trovava, e allora aveva preso la D ed era scesa a trecento metri dall'azienda, era una bella giornata, perché no? Il colloquio era andato così così, molto generico, era chiaro che avevano già in mente il tipo di persona che cercavano, ma lo stesso aveva mostrato un entusiasmo che non aveva finché non le era vibrato il cellulare in grembo, perché spegnerlo no, spegnerlo mai, e aveva abbassato gli occhi aspettandosi la scritta "mamma" e invece c'era scritto "Ricci". Si era scordata completamente di dove fosse, aveva risposto già alzandosi in piedi, la mano pronta a prendere la borsa e il piumino, e mentre ascoltava già era fuori, sorda a domande o richiami, e si guardava intorno in cerca di taxi, autobus, qualcosa, ma non c'era tempo e il pensiero razionale si era inceppato, così aveva iniziato a correre, urtando gente, salendo e scendendo dai marciapiedi, appoggiandosi alle auto parcheggiate mentre ancora stringeva in mano la borsa e una manica del giubbino che strisciava per terra. Correva e non pensava, era un unico grumo di sensazioni, ricordi, terrore purissimo, immagini di Gabriele a ogni età, in ogni posa, e quella preponderante era lui a terra nel bagno del centro commerciale, gli occhi chiusi, la bava di cioccolata che colava dalla bocca. Gliel'aveva preso. Alla fine gliel'aveva preso. Non era stata con lui e gliel'aveva preso. Lo aveva affidato a sua madre e gliel'aveva preso. Lo sorvegliavano due poliziotti e gliel'aveva preso. Il nome le ronzava nella testa come una mosca, Pietro Parrinello, padre di Chiara Parrinello, la sua compagna di scuola, la sua amica, così lontana nell'appello, così vicina nella realtà, ammazzata a otto anni solo qualche mese dopo che lei era stata rapita. Non era in galera? Lei sapeva che era in galera. O qualcuno le aveva detto che era uscito? Sua madre? Olga? Non ne avevano mai parlato con Olga, vent'anni a vedersi quasi tutti i giorni, prima lei veniva a fare le pulizie in casa, dopo era Michela a stare da lei quando sua mamma non c'era mai, e poi invece sembrava che la mamma di Chiara in casa non le volesse più e le mandava sempre fuori a giocare, ai giardinetti dove non c'era niente, solo le panchine su cui si mettevano a fare i compiti, Chiara che rideva spesso, e ora se la ricordava così poco, così male, giusto i capelli lunghi e scuri, gli occhi piccoli, i dentini che sembravano sempre da latte anche dopo che li aveva cambiati. Chiara che era morta, Chiara ammazzata dal padre, il padre di Chiara che prende Gabriele, il padre di Chiara che ammazza Gabriele. "Con la complicità della moglie" aveva detto Ricci, ma non era possibile, non Olga, Olga aveva tenuto Gabriele in braccio appena nato, era venuta in ospedale e poi a casa loro, aiutava Corinna a tenerlo quando si era fatta male alla spalla, era pure capitato che avesse accompagnato lei e il bambino dalla pediatra una volta che la macchina non andava. Olga c'era stata sempre, lei e il suo dolore immenso composti, trattenuti, mai esibiti, Olga che la incontravi ogni volta che uscivi a passeggio, Olga che se Gabriele si strappava i jeans glieli rammendava e ci metteva una toppa di Spongebob trasformandoli nei suoi preferiti, Olga che sapeva mettere tranquilla sua mamma quando sbroccava, perché lei era sempre calma, perché aveva visto l'inferno e sapeva che c'era di peggio, sempre e comunque. Olga che non aveva mai più nominato suo marito, come non fosse mai stata sposata o madre, che se qualcuno diceva "Chiara" non reagiva, che andava in chiesa a dare una mano, una delle pie donne, e se serviva qualcosa bastava telefonarle e lei arrivava. Olga che l'aveva vista rapire e aveva testimoniato alla polizia, restando vicina a sua madre in quei tre giorni, i soli in cui Chiara era potuta andare a casa sua, che il padre non voleva. Olga, la sola per cui sua madre avesse pianto, "si ammazza" aveva detto "si ammazza", con il timore di fondo di perdere la sola amica forte, la sola amica sincera e disinteressata, bistrattata per anni e poi rimasta sola a difenderla quando tutti le avevano voltato le spalle. Rimasta anche quando suo marito non voleva. Anche quando suo marito aveva iniziato a dare i numeri e Corinna era stata certa, certissima che prima o dopo l'avrebbe ammazzata.

Non ti faccio nienteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora