Chapter 18: Golden Days

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La tempera secca velocemente sulla mia guancia, asciugandosi sotto il mio occhio, uno schizzo anche sotto il mento, ma le mie mano non si fermano, il pennello non si arresta, l'arte non si placa.
E come puó placarsi lei?
Per la prima volta da tanto tempo, nessun sentimento negativo mi anima, nessuna angoscia, ansia, rabbia, nostalgia, tristezza.
Una strana pace, una pace che sa di dolcezza, una pace che sa di lontano mi invade mentre, davanti a me, si staglia il mare.
Mare che non è calmo, ma non è in tempesta, che sembra borbottare piano, cantando le dolci melodie delle sirene, le tenere ninna nanne delle nonne che abitano sul mare, quel mare che gorgoglia soave, bello e lontano, bello ed irraggiungibile.
Sorrido tra me e me donando gli ultimi tocchi di bianca tempera a quella spuma marina, guardando il risultato mentre schizzi di colore si posano sulla solita camicia sporca quando, all'improvviso, il campanello suona.
Alzo lo sguardo dalla tela, piuttosto confuso, posando poi il pennello sopra la tavolozza, e con la stessa curiosità di un bambino che vede qualcosa per la prima volta mi avvicino alla porta, sporco d'arte come sono.
Riconosco immediatamente i lineamenti dolci, armoniosi e semplicemente artistici di Luke Hemmings, i suoi occhi vivaci e brillanti velati peró di una tranquillità particolare mentre i capelli ricadono scomposti sulla sua fronte, come se ci avesse passato troppe volte le dita in mezzo.
"Hey, Michael" mi saluta dolcemente, il suo tono leggermente stanco ma calmo, ricordandomi il dolce cullar delle onde che ho raffigurato pochi minuti fa.
Sorrido semplicemente, senza parlare per paura di dire la cosa sbagliata, prima di aprire maggiormente la porta, invitandolo ad entrare, e lui lo fa, sedendosi poi sul divano davanti a me mentre prendo nuovamente posto davanti al cavalletto quando la domanda scivola spontanea dalle mie labbra.
"Come mai sei qui?".
Luke sospira, appoggiando una mano sul ginocchio prima di appoggiarvi la guancia, guardandomi con gli occhi di chi guarda e scopre allo stesso tempo, guardandomi mentre riprendo gli attrezzi del mestiere, la via di fuga da questa realtá imperfetta.
I suoi occhi vigili seguono i miei movimenti, li sento, li percepisco, mentre alcuni tocchi di grigio si mescolano all'azzurro cristallino di quel mare che ho in testa.
"Sin".
Oh, la tragedia.
È buffo come una sola parola faccia cadere il pennello a terra, il suo rumore estremamente forte nel silenzio della stanza, mentre la mia mano rimane così, in aria, ed i miei occhi verdi fissi nell'oceano di parole tristi e pensieri dolci che sono gli occhi di Luke.
Sorride, probabilmente soddisfatto della mia reazione, prima di alzarsi, avvicinandosi a me, avvicinandosi davanti a quello scorcio di libertà che è il mare d'inverno, gelido come il mio animo ma avvolgente e sensuale come le voci nella mia testa, prima che, dolcemente, afferri le mie braccia, rimboccando le maniche da entrambe le parti, rivelando il mio peccato originale, scoprendo poi i peccati dell'angelo, i suoi peccati.
Ma, in fondo, Lucifero era il più bello tra tutti gli angeli, ed è stato il primo a cadere.
I miei occhi vagano dalle sue braccia alle mie, cercando la differenza, qualcosa che non ci renda anime gemelle, qualcosa che non ci renda destinati, ma è tutto inutile.
"Come l'hai scoperto?" Domando in un soffio, sopraffatto da tutto questo, sentendo la mia follia soffocarmi e stringermi la gola, annientarmi da dentro, ma il sorriso di Luke permette al mio daemon di allentare la presa, e le sue parole fungono come la pomata sulla ferita.
Non curando, ma lenendo questo dolore.
"Ti ho spiato con Cecilia, ieri. A un certo punto hai tirato su le maniche" è tutto ció che dice piano, come se avesse paura di rompermi.
Ma io sono giá rotto.
Sono già in frantumi.
Sono già irreparabilmente distrutto.
Ma tutto questo per ora non deve saperlo.
Sorride, Luke, sorride e mi guarda come se non avesse mai visto nulla di più bello, come se non avesse Lorelai a casa, come se non avesse una figlia bellissima che lo aspetta a braccia aperte, no.
Sorride come se io fossi il suo mondo, e per un attimo mi illudo quasi di esserlo quasi quanto lui è il mio.
Peccato che le mie voci non siano d'accordo.

Holy || Muke Clemmings Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora