Chapter 22: She's A Handsome Woman

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"Così, Cecilia, bravissima" sorrido conducendo la mano della bambina da un lato all'altro della tela, lasciandola poi andare, libera di trovare la propria strada, la propria ispirazione, la propria vena artistica.
Colori vividi contrastano con quelli chiari che ha applicato nello sfondo, quasi pastello, che invitano quasi alla calma, alla pace, al sonno.
Eppure, tutto questo è squarciato con violenza inaudita dal viola scuro e dal rosso che portano in una dimensione burrascosa e tormentata che poco si esaurisce piano, poco a poco, come la rabbia.
Cecilia ha qualcosa che non va, lo noto nel modo di tenere il pennello in mano, quasi tremante, l'espressione concentrata non più calma e quieta come una volta, ma tesa, quasi si stesse trattenendo dall'esplodere finendo così per implodere.
Come un quadro di Munch.
"Guardami un secondo" domando, facendo girare la bambina nel mio soggiorno, e lei, come spogliata di tutto ció che provava prima, mi guarda senza un'emozione visibile, illeggibile, facendomi riconoscere quell'apatia a cui sono fin troppo abituato.
"Sai che con me puoi parlare di qualsiasi cosa, vero? Non devi nasconderti da me" mormoro, e Cecilia, piano, posa il pennello, tenendo la testa bassa ma non impedendo alle lacrime di farsi vedere mentre scivolano sulle sue guance, calde e copiose.
"Mamma... Mamma se n'è andata di casa" mormora, un singulto a squassarle il petto e tanti singhiozzi a venire, e senza pensarci due volte l'abbraccio, attirandola a me, accarezzandole piano i capelli come faceva mia madre quando ero ancora un bambino e avevo i miei soliti problemi.
'Andrà meglio, Michael, andrà meglio. Sei il mio soldatino, andrà meglio'.
"Andrà meglio, Cecilia, andrà meglio. Sei la mia guerriera, andrà meglio".
Quelle parole sembrano far crollare ancora di più Cecilia che mi stringe, affondando il viso nella mia maglietta, ed esattamente come me da piccolo crolla in un pianto disperato, fatto di suoni ricchi di dolore e lacrime grosse.
Rimaniamo in silenzio, io ad accarezzarle i capelli e lei a piangere, finchè lentamente non si scosta, asciugandosi gli occhi con il dorso delle mani con un autocontrollo poco da bambina e molto da donna, e cercando di controllare anche le espressioni del viso, parla.
"Insegnami a dipingere i colori".
Sorrido davanti alla sua richiesta, qualcosa straordinariamente da Cecilia ma anche straordinariamente da Luke, e lentamente mi avvicino all'armadio in cui tengo tutte le mie tele, cercandone una pulita.
"Prima di dipingerli, dobbiamo ritrovare i tuoi colori".

Holy || Muke Clemmings Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora