2nd Blue Day

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Buona lettura ( • ̀ω•́ ) 

Trasferirsi in una nuova città e lasciare tutto ciò a cui eri abituato non è certo semplice; ancor di più se questo trasferimento è stato fatto a causa tua, facendo rompere l'ordinario andamento dei giorni. Città, scuola, dialetti, luoghi, tutto questo significa ricominciare daccapo, perdere punti di riferimento e trovarne altri, perdere ricordi e formarne di nuovi, significa conquistarsi la fiducia di nuove persone e fidarsi di altre. So che sono ancora i primi giorni, non dovrei rammaricarmi così tanto, infondo fino ad adesso è andato tutto bene ma dentro di me spero sempre che da un momento all'altro qualcuno, forse qualche ricordo, suoni al mio nuovo portone e mi faccia provare un po' di nostalgia per confortarmi e dirmi le solite frasi che forse, sentite e risentite, possono davvero farmi credere che "tutto andrà bene" e che "ci farò l'abitudine". Ma di certo non mi aspettavo lui

- S-sebastial?-
- In persona-
Perché era venuto a casa mia? E poi proprio all'inizio del pomeriggio. Io a quest'ora inizio a studiare, lui invece? Non avevo avuto ancora modo di poter verificare i suoi voti ma vedendolo a spasso già da adesso potevo solo immaginare. L'importante però era capire cosa fosse venuto a fare

-Sei... passato a vedere come sta... l'albero?- mi guardò qualche secondo con le sopracciglia aggrottate e poi rispose con un tono interrogativo.
- Non è mica un animale domestico, non devo controllarlo ogni giorno-
- Giusto... V-vuoi entrare?-
- Disturbo?-
- No, no! Entra pure- In realtà mi disturbava: stavo per mettermi a studiare ma aprii lo stesso la porta spostandomi a fargli spazio, non volevo essere scortese a lasciarlo fuori casa.
- Permes-cavolo è splendida- sorrisi soddisfatto e chiusi il portone affiancandolo
- Tutto merito di mia madre-
Come ad averla chiamata sentimmo la sua voce dalla cucina
- Tedo chi è?-
- Un mio compagno di classe che credo tu già conosca-
- Davvero? Fammi asciugare le mani che arrivo-
- Perché gliel'hai detto? Ora morirò-

Ci raggiunse subito ciabattando sul parquet con ancora l'asciugamano tra le mani e un sorriso che si spense subito dopo aver visto il ragazzo al mio fianco
- Ah sei tu Sebastial... Non pensavo frequentassi la stessa classe di mio figlio-
- Nemmeno io ne ero a conoscenza-
- Beh vorrà dire che ci vedremo spesso dato che devi curare il tuo albero-
- Già-
Il silenzio dopo quella frase fu l'inizio della guerra che già si era preannunciata nella costruzione della nostra casa e questo non mi piacque affatto.
- Sei venuto a studiare?-
- Oh no, no sono solo venuto a far compilare dei fogli che mi ha chiesto di consegnargli la nostra rappresentate di classe; puoi dargli un'occhiata?- si rivolse a me guardandomi in modo supplicante come a chiedermi di fare il più in fretta possibile
- S-si andiamo in camera mia che faccio con calma-
Salimmo le scale seguiti dallo sguardo infuocato di mia madre ed entrammo in camera dove Sebastial tirò fuori un pacchetto di fogli dallo zaino

- Hai visto come mi guardava? Se torno ancora in questa casa sono sicuro che presto ti ritroverai a mangiare la mia testa-
- Spero vivamente di no!-
- Grazie al cielo qualcuno che non mi vuole morto-
Sorrisi divertito e presi una penna per iniziare a scrivere
- Dove devo firmare?-
- Allora un autografo qui, e uno qui-
Indicò il centro e la fine di un foglio
- E poi devi compilare questi tre con i tuoi dati-
- Oh ok, se vuoi siediti ci metterò un po'-

Come mio solito avevo già pensato alle mille impossibili motivazioni del perché fosse venuto a trovarmi ed invece era semplicemente arrivato per portarmi dei fogli da compilare, come un qualsiasi studente, non come un serial killer o un malintenzionato
- Ti da fastidio se mi siedo sul letto?-
- N-no fai pure-
Era strano, il modo in cui chiedeva cose di questo genere così gentilmente, come se stonasse con il suo atteggiamento.
- Scusa il gioco di parole ma quella porta dove porta?-
- Ah è un bagno privato, niente di che... Aspetta adesso che mi ci fai pensare come hai fatto a superare il cancello di casa?-
- Ho le chiavi-
Smisi di scrivere e lo guardai. Aveva le chiavi del mio cancello? Come? Quando? Perché?
- Mi servono per poter curare l'albero-
Questo. Non era. Un bene.
- Ah- fu l'unico suono che riuscii a produrre mentre riprendevo a scrivere. Volente o nolente lo avrei incontrato spesso quindi era meglio andare d'accordo subito.
- Ha bisogno di molte cure?-
- No, ora che è grande ha solo bisogno di essere potato e curato se ha dei parassiti, niente di che-
- Bene, io ho finito-
Battei piano i fogli sulla scrivania per metterli in ordine e glieli porsi notando che aveva ancora le sopracciglia nere, forse non era ancora tornato a casa. Spostai gli occhi sull'orologio che avevo appositamente appeso sul letto: "14:25" Non aveva fame?

Easy EnoughWhere stories live. Discover now