10th Blue Day

527 59 18
                                    

Buona lettura ( • ̀ω•́ )

- Vai di nuovo in ospedale?-
- Si, credo che andrò a trovarlo ogni giorno-
- Beh non è un bambino, però se ti fa piacere... A domani!-

Anche oggi Leo mi aveva chiesto dove stessi andando... Lo avevo promesso a Sebastial e poi non è che mi desse fastidio andarlo a trovare, mi faceva stare bene... Forse un "bene" un po' confusionario e troppo emotivo ma... Mi faceva stare bene.
Con l'albiccio parlai delle solite cose, lui mi portò in giardino ed il mio cuore non faceva che battere rumorosamente ogni volta che mi guardava. Mentre tornavo a casa pensai a quanto potesse sentirsi solo, certo sapevo che era stato più volte in ospedale ma... Casa propria è un'altra cosa. Mi fermai all'incrocio con la Piccadilly e sospirai. Stavo davvero per fare quello avevo pensato?

****************************************

Premetti il citofono ed aspettai sentendo dei passi frettolosi avvicinarsi.
- Tedoro, ciao come va?-
- Bene, grazie signora Marilyn-
- Sebastial è in ospedale per dei controlli, non so se...-
- Ah si, lo sapevo, sono andato a trovarlo infatti sono qui per prendere una cosa che mi ha chiesto-
- Ah perfetto, allora entra caro, fai con comodo-
Aprì delicatamente il portone e mi fece spazio richiudendo subito dopo essere entrato. Non era affatto vero che Sebastial mi aveva chiesto di prendergli qualcosa, era stata una mia decisione.
Salii piano le scale aprendo successivamente la porta. La luce che entrava dalla finestra illuminava completamente la stanza facendo scintillare tutti i pezzetti di vetro contro le pareti. Non vedevo l'ora di poter rientrare nella sua camera... Ma senza Sebastial era diverso, mi sembrava che qualsiasi cosa toccassi la stessi in qualche modo contaminando; senza di lui mi sentivo un estraneo nel suo mondo.

****************************************

Oggi avrei portato una sorpresa a Sebastial nonché, e aggiungo finalmente, il panino per il pranzo così non avrei dovuto comprarlo in ospedale come gli altri giorni. Ormai mi ero più o meno abituato all'effetto che mi faceva stare con lui e il battito si stava pian piano regolarizzando quando lo vedevo... Come se stessi parlando ad una qualsiasi persona.
Arrivai in fondo al corridoio ed aprii la porta: Sebastial era a letto come al solito ma questa volta stava riposando e le tende erano tirate a coprire le finestre mentre delle flebo passavano dal suo braccio al gancio sopra il comò. Il sorriso mi si spezzò in volto e mi avvicinai in fretta cercando però di non svegliarlo. Poggiai piano lo zaino a terra e mi sedetti sulla sedia accanto a lui, fissandolo. Era da un po' che non l'osservavo, non avere il suo sguardo puntato costantemente su di me mi faceva rilassare e mi concedeva del tempo per poter pensare accanto a lui.
Le tende non oscuravano del tutto la stanza e lasciavano che la luce trapelasse flebile dalla trama delicatamente sottile della stoffa. Qualche raggio riusciva ad infilarsi tra due tende e creava lunghe strisce d'oro sul pavimento; una in particolare finiva sulla sua guancia accentuando l'incavo tra lo zigomo e la mascella. Le sue ciglia erano bianche come panna e formavano falci di luna perfette lungo la sua pelle altrettanto chiara. Guardarlo così mi faceva agitare, mi faceva stringere lo stomaco: poterlo osservare mentre dormiva, completamente vulnerabile, così rilassato... Mi veniva voglia di toccarlo, sembrava irreale. Sebastial... Non mi piaceva solo caratterialmente... Mi ero accorto ch- oh, si stava svegliando.
Il ragazzo aprì gli occhi sfarfallando pigramente le palpebre ed inspirò facendo passare l'aria attraverso i denti.

- Buongiorno- sussurrai piano facendomi mettere a fuoco dalle sue pupille. Si alzò un poco a sedere mettendo meno forza nel braccio con la flebo e girò completamente il viso verso di me.

- Scusami mi ero appisolato, da quant'è che sei qui?- sussurrò con la bocca ancora impastata dal sonno, era provato, si capiva benissimo.
- Non ti preoccupare, non è importante... Piuttosto... Perché hai la flebo?- si guardò pigramente il braccio e dopo un istante di silenzio sorrise
- Non ti preoccupare, non è importante- disse inchiodandomi alla sedia. Non mi stava prendendo in giro, l'avevo capito, se non parlavo nemmeno lui l'avrebbe fatto.
- Ero appena arrivato, due o tre minuti, il tempo di posare lo zaino e sedermi-
- Allora potevo dormire ancora un po'... Oppure mi sono svegliato appena in tempo.- mi lanciò un'occhiata che non capii. Cosa intendeva con quella frase e quello sguardo?
- Mi hanno messo la flebo perché ho avuto un calo di pressione, con queste finestre la luce mi entra totalmente in stanza e i raggi diretti non mi fanno bene, in più mi hanno fatto le analisi e ho avuto uno svenimento. Questo spiega il perché delle tende chiuse; devo fare altri controlli ma dato che non sono un caso urgente fanno passare prima gli altri... Poi è meglio per loro se mi tengono qui sotto controllo.-
- Ho capito...-

I suoi occhi su di me erano come spilli, ma al contrario di questi non facevano male, erano piacevoli ma insistenti... Mi facevano piegare il capo cercando di nascondermi... Però non troppo distante così avrebbero sempre potuto trovarmi.
- Eri preoccupato?- alzai la testa ma abbassai subito dopo lo sguardo. Mi sentivo un idiota, come un animale impaurito, più come un cucciolo spaventato dal padrone ma pur sempre obbediente.
- Si- sussurrai guardandolo di sottecchi. Lo vidi fare un piccolo sorriso che smorzò all'istante mordendosi le labbra
- Mi dispiace che oggi non possiamo uscire... Ci tenevo-
- Possiamo stare qui... Non andrò via subito.-
- Grazie Teodoro, sei sempre così gentile-
- Di solito sono molto chiuso, non parlo mai, non chiedo mai niente. Preferisco non dar fastidio.-
Sebastial era stanco, si vedeva però il suo carattere estroverso e gentile non mancava affatto come anche le sue domande che mi facevano tremare e mettere in dubbio tutto quello che pensavo.

- Con me invece?-

L'atmosfera era cambiata repentinamente, era bastata la sua voce sussurrata a far cadere il vuoto nella stanza, a farmi fischiare le orecchie per il silenzio e a farle riempire in un istante del battito del mio cuore

- C-con te invece... Non sono più me stesso-
- Ed è un male?- fremetti
- Non... Non credo-
- Teo...- come una calamita puntai gli occhi nei suoi, il cuore che mi pulsava fin dentro l'ugola, come se un pugile la stesse prendendo a botte.
- Posso chiederti una cosa?-
- ... Cosa?-

- Puoi... Sdraiarti accanto a me?-
- C-certo- mi alzai facendo il più grande sospiro mentale che nemmeno la mia immaginazione avrebbe potuto ideare. Avevo paura che mi chiedesse altro... Che mi chiedesse... Se mi fossi innamorato di lui. Cos'avrei risposto? No? Perché era un ragazzo? Oppure dirglielo... Perché dannazione era colpa sua se mi ero innamorato di lui. Ero così follemente innamorato che non potevo pensare ad altri se non lui, cosa diavolo mi aveva fatto? Che cos'era che aveva smosso rendendomi un idiota completo di fronte al suo sguardo? Come aveva fatto? Avevo paura a dire tutto questo. Avevo una paura matta. Se mi avesse rifiutato? E se per lui ero solo un buon amico? Se non avessi più potuto vederlo? Non potevo permetterlo.

Appoggiai la mano sul lenzuolo, in quel momento sedermi accanto a lui era l'ultimo dei miei problemi, potevo farlo anche senza preoccuparmi dato che avevo altro per la testa, altro che però riguardava lui. Mi sdraiai tranquillamente al suo fianco, con le suole attente a non toccare il letto; chissà perché me lo aveva chiesto...
Mi sentiva perfettamente anche dalla sedia... Voleva stuzzicarmi?
Feci per sistemarmi meglio spostando la mano sinistra sulle lenzuola, aggrappandomi ad esse... Non erano così morbide come mi sarei aspettato. Mi guardai la mano e le mie dita... Erano intrecciate alle sue, il mio palmo completamente sul suo, la mia pelle... A contatto con la sua.
Andai nel panico, il battito non aveva mai accelerato così improvvisamente e con così potenza. In quell'istante ero rimasto a fissarle incantato, non potevo non pensare che si intrecciavano perfettamente alle mie e che mi sarebbe piaciuto poterle tenere così ogni giorno. Stavo correndo, lo sapevo, tutto questo non sarebbe mai potuto accadere... Non penso di essere... Gay... Ma per lui potrei diventarlo... Se solo lo fosse, se solo fossi nato femmina.

In quell'istante che per me durò l'eternità più bella, avevo completamente rimosso il mondo intero: in quel momento esistevamo solo lui ed io, solo le nostre dita intrecciate. I nostri cuori, il mio come un tamburo, il suo appena udibile. Non volevo staccarmi ma dovevo, al più presto.
Feci per tirare indietro il braccio e voltare la testa imbarazzato ma sentii resistenza. Le sue dita si stavano stringendo alle mie. Persi un battito, due mentre delle scariche mi attraversavano la schiena, il respiro sempre più pesante. Guardai le nostre mani con i suoi occhi che mi spingevano pian piano a spostare lo sguardo su di lui; una morsa di ghiaccio che mi immobilizzò non appena a contatto con la mia terra bruna. Lo guardai non capendo: perché mi stringeva la mano? Aveva bisogno del mio supporto? O voleva solo vedermi soffrire, vedermi confuso dai suoi gesti? I suoi occhi però sembravano dire tutt'altro, non lasciavano un istante i miei ed erano intensi come mai prima d'ora avevo visto. Mi facevano accelerare il battito cardiaco a dismisura e rubavano la poca aria che rimaneva nei miei polmoni.
Schiusi le labbra.
Volevo... Avvicinarmi di più

Girai di scatto la testa togliendo subito la mano. Stupido, ecco cos'ero. Uno stupido illuso, cosa speravo di combinare? Avvicinarmi per poi fare cosa? Aspettare che mi spingesse via? Un idiota.

- Teo... Scusa se ti do fastidio... E ti faccio sempre richieste strane-
- N-non ti preoccupare- è stata solo colpa mia, perché si dovrebbe scusare, sono stato io che l'ho toccato.

- Scusami ancora-
- No, è colpa mia-

Buona lettura ( • ̀ω•́ )

Easy EnoughWhere stories live. Discover now