Capitolo 10

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Silver sorrise per la millesima volta davanti al cellulare, scambiandosi messaggi con Bryant, alcuni dolci, altri piccanti.

All'improvviso sussultò nel sentire un tonfo, alzò gli occhi argentati verso il suo amico e accennò un sorriso di scuse.

"Non dovevamo studiare? Non hai nemmeno aperto il libro!" lo rimproverò, sistemando gli occhiali da vista sopra il naso e incrociando le braccia al petto.

"Scusami! Bryant mi manda dei messaggi così.." si giustificò, venendo frenato da un'occhiataccia.

"Bryant qui, Bryant lì, il giorno dell'esame sarà Bryant ad aiutarti o lo farai da solo?" lo riprese ancora, stavolta usando un tono che a Silver non piacque affatto.

Lui ed Oscar non erano amici così intimi, anzi si conoscevano da poco ed erano entrati in confidenza, se così si potesse chiamare, solo perché erano gli unici a eccellere a qualsiasi corso.

Con l'arrivo di Bryant, inutile dire che Silver stava trascurando lo studio e gli incontri con Oscar erano diventati sempre più rari.

"Hai anche tu un ragazzo, dovresti capirmi!" ribatté, infastidito dall'atteggiamento dell'amico.

"Ti sembra che io stia messaggiando con lui in questo momento?" inarcò un sopracciglio Oscar, apparentemente calmo.

"Non è colpa mia se non ti calcola!"

Quelle parole uscirono dalla bocca di Silver prima che potesse rendersene conto, i sensi di colpa lo colpirono in pieno petto subito dopo.

Oscar abbassò lo sguardo al libro, afferrando l'evidenziatore momentaneamente lasciato a terra e si alzò, pulendosi i pantaloni dai fili d'erba finiti sulla stoffa.

"Oscar.. Io.." balbettò Silver, sentendosi a terra e sconvolto dalla cattiveria che aveva usato.

Non erano così intimi da potersi confidare, figuriamoci se lo erano al punto di dare sentenze sulle relazioni, cosa che Oscar non aveva fatto quando Silver gli aveva raccontato a grandi linee di Bryant.

"Sei impegnato ora, quindi è meglio che vado nella mia stanza a studiare, ci vediamo un'altra volta se ti va" disse, facendo finta di nulla.

Si allontanò prima che Silver potesse scusarsi in qualche modo e quest'ultimo si sentì così male da scrivere a Bryant di correre a prenderlo.

Appena Oscar fu lontano dalla visuale del ragazzo, tirò fuori il telefono dalla tasca, compose un numero che sapeva a memoria e attese pazientemente che la persona dall'altro lato rispondesse, mordicchiandosi nervosamente il labbro inferiore.

Proprio all'ultimo squillo sentì l'inconfondibile voce roca del proprio ragazzo, o quello che rappresentava.

"Ehi amore.." osò Oscar, spinto dalle parole di Silver che continuavano a ripetersi nella sua testa.

"Oscar, cosa sono questi nomignoli? E perché mi hai chiamato?"

Il briciolo d'entusiasmo venne spento dal tono glaciale e distaccato, Oscar si sentì stupido per quella telefonata.
Il suo ragazzo lo cercava, una volta ogni tanto, lui decideva dove vedersi e cosa fare e come finire la serata, ovvero scopando.

E per Oliver, quel rapporto che a tratti poteva non essere definito tale, andava più che bene, voleva concentrarsi sullo studio e la futura carriera, senza grandi distrazioni.

Poi aveva visto l'unico amico che aveva, forse un conoscente più che amico, emozionarsi per dei messaggi, sorridere in modo spensierato, essere allegro e felice da far schifo.

Silver condivideva ogni cosa col suo Bryant, invece lui con chi doveva festeggiare il punteggio più alto di un esame? Con chi confidarsi se dall'altro capo riceveva un misero 'sei stato bravo'.

SilverWhere stories live. Discover now