Capitolo 18

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Camille, forse per la prima volta in vita sua, era indecisa sul da farsi, osservando il campanello accanto alla porta, col timore di suonare.

Si trovava davanti all'appartamento di Bryant, Silver e Stephanie con la speranza che ad aprire la porta ci fosse proprio quest'ultima.
Il totale disinteresse da parte della bionda lo aveva recepito forte e chiaro dalla mancata chiamata e dall'atteggiamento che si ostinava ad avere ogni qual volta che le rivolgeva la parola, ma i ricordi di quella notte Camille li teneva stretti al petto, così come la voglia irrefrenabile di vedere ancora una volta, forse l'ultima, gli occhi azzurri della ragazza.

Destino volle, che quando trovò il coraggio di suonare alla porta, Stephanie si presentò davanti ai suoi occhi, impeccabile come suo solito, non un capello fuori posto o il trucco leggermente sfatto.

"Cerchi qualcuno?" le domandò di primo impatto, senza un cenno di saluto o invito a farla entrare.

Camille ebbe l'ennesima conferma e ogni più piccola speranza nel poter avere qualcosa di più che non fosse quello sguardo gelido svanì, lasciandole l'amaro in bocca e una gran voglia di scappare.

"Silver e Bryant, volevo salutarli prima di partire" rispose con un tono incerto che non le apparteneva.

Stephanie corrugò le sopracciglia perfettamente curate il tempo di un secondo prima di spostare lo sguardo alla figura di qualcuno alle spalle di Camille, la quale si voltò d'istinto, trovando un ragazzo molto alto, biondo, dal bel sorriso puntato alla figura della ragazza sulla porta.

E se due più due faceva sempre quattro, Camille, oltre alla figuraccia, al rifiuto non tanto celato e alla vista dei gusti tanto raffinati della bionda, fece un passo indietro, accennando un sorriso, lo stesso che usava ogni qual volta che doveva far trionfare il suo carattere duro.
"Fa niente, diglielo tu che li saluto e che possono venirmi a trovare quando vogliono!"

Stephanie annuì semplicemente, vedendo poi Camille andare via a sguardo basso, scrollò le spalle e si spostò dalla porta per lasciar entrare il suo ospite.



**


Jake lasciò vagare lo sguardo ai vari premi, sui quali spiccava il nome di Oscar, rendendosi conto solo allora di quanto il ragazzo avesse raccolto intere liste di successi scolastici.

"Perché sono buttati così a caso?" domandò, frenando l'altro dal riempire il suo zaino di libri.

"Se non te ne fossi accorto questa stanza è un buco, è già tanto se sono riuscito a trovare un angolo dove metterli" inforcò gli occhiali, tornando poi a preparare la borsa, incurante dello sguardo di Jake addosso.

"Ma sei un piccolo genio, devi essere fiero di ogni riconoscimento che hai ricevuto. Io lo sono di te" insistette, richiamando di nuovo lo sguardo di Oscar, lievemente sorpreso, soprattutto dalle ultime parole.

"Dici sul serio?" mormorò sentendosi in soggezione, mai nessuno gli aveva riservato quelle semplici parole, capaci di ripagare le durissime ore di lavoro e l'impegno.

"Certo che dico sul serio, ti conosco un po' da sapere che dai il cento per cento in ogni cosa che fai quindi posso solo immaginare quanto lavoro ci sia dietro ogni premio che hai conquistato" affermò con sincerità, non avendo la più pallida idea di cosa stesse regalando a Oscar in quel momento. Infatti un sorriso esplose sul viso del più piccolo e il suo labbro inferiore sparì tra i denti, era bellissima la sensazione di sentirsi apprezzati dalla propria persona speciale. Fece per mormorare dei timidi ringraziamenti ma Jake lo sorprese di nuovo, aprendo bocca e dando fiato all'istinto.
"Poi se vieni a stare da me, troveremo un bel posto dove metterli"

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