12.

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Apro gli occhi.
Sono sul letto della stanza rossa, coperta con il lenzuolo.
Mi alzo a sedere, sono ancora nuda.
Sento una leggera melodia proveniente dal soggiorno.
Mi alzo dal letto e inizio a cercare i miei vestiti ma non li trovo.
Esco nuda dalla stanza e scendo piano le scale.
Mentre scendo a sguardo basso, noto sulle cosce qualche livido leggero e nel vederlo mi viene in mente tutto quello che mi fatto in quella stanza.
«Ben alzata.» la melodia si ferma e la voce di Jack risuona nel soggiorno.
«Grazie padrone.»
«Vieni qui.» dice e io cammino verso di lui.
Resto immobile, davanti a lui che è seduto su uno sgrabello davanti a un pianoforte che non avevo mai visto.
Mi accarezza le cosce.
«Ti fanno molto male?» chiede, notando i lividi.
«No padrone. Non fanno male.» dico e mi fa sedere sulle sue ginocchia a cavalcioni.
Jack mi fa alzare lo guardo e i nostri sguardi si incontrano.
Mi accarezza dolcemente il seno.
Chiudo gli occhio e mi lascio trascinare da questa sensazione bellissima.
Sento la sua bocca sui miei capezzoli.
Gemo e sento la sua lingua fare dei cerchi sui capezzoli.
«Ti piace?» chiede, annuisco e lui continua.
Mi prende la mano e se la posa sull'erezione.
Tocco su e giù molto lentamente.
«Baciami.» dice
Io apro gli occhi confusa e lo guardo.
«Baciami.» ripete
Io mi chino su di lui e lo bacio.
Un bacio lento e dolce.
Gli mordo il labbro inferiore e lo sento gemere.
Continuo a muore la mano sulla sua erezione lentamente e inizio a sentirlo sempre più duro.
«Vuole portarmi nella stanza rossa padrone?» chiedo fra un bacio e l'altro.
«No, voglio farlo qui.» dice e mi prende per i fianchi.
Farlo qui?
In salotto?
E se ci vede Brent o la cameriera della quale non ricordo il nome?
All'improviso, Jack mi prende in braccio, facendomi sedere sul pianoforte.
Mi bacia il collo e inizia a scendere.
Bacia, succhia e morde i capezzoli, facendoli diventari turgidi.
Mi bacia l'addome escende sempre più giù.
Mi bacia le cosce e quando arriva per baciare li si ferma.
«Torno subito.» dice e si allontana per qualche secondo.
Quando torna, ha in mano i polsini di cuoio di poco fa, una fascia rossa, una specie di bastone con dei polsini in cuoio anche li e il frustino di prima.
Posa tutto sullo sgabello del piano.
Prende in mano quel bastone con i polsini e me li mostra.
«Questo è un divaricatore, permette di divaricare le gamve come si vuole. Ti legherò questi alle caviglie» ed indica le manette agganciate al divaricatore «con queste altre ti legherò i polsi e li legherò insieme alle caviglie e con questa...» dice prendendo la fascia rossa «con questa ti bendo.» dice e io annuisco semplicemente.
Mi fa girare a pancia in giù e dopo aver fatto tutto, mi lega la benda sugli occhi e il buio domina.
Mi bacia la schiena e inizia a scendere.
Mi tira degli schiaffi al sedere, poi alle cosce e di nuovo al sedere.
«Ricordi le safeword?» chiede
«Bianco se sono vicina al limite di sopportazione, Rosso se voglio che che lei si fermi, padrone.» dico
«Brava bambina.» dice e mi accarezza le cosce.
Entra tutto e forte dentro di me.
Gemo e lui inizia a muoversi velocemente.
Ansima e geme mentre si muove sempre con più forza.
«S-sto per venire p-padrone.» dico gemendo
«Vieni, voglio che vieni.» dice e il ritmo aumenta.
Vengo e poco dopo, Jack viene dentro di me, riempendomi.
Mi liberata dalle manette e dal divaricatore.
Mi toglie la benda e ritorno alla realtà.
Scendo dal pianoforte e Jack mi bacia sulle labbra.
Un bacio dolce e lento che mi tranquillizza dopo tutto questo.
«Grazie padrone.» dico, con guardo basso.
Lui mi alza lo sguardo e mi guarda negli occhi.
Mi accarezza la guancia e dice «sei mia.» e io perdo un battito.

You are my slaveWhere stories live. Discover now