13.

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Sono le 12:45.
Mi alzo dal letto.
Vado in bagno a fare una doccia e quando ho finito, mi asciugo e metto una maglia e dei boxer di Jack.
Giro per l'appartamento ma di Jack non c'è traccia.
«Signorina Shaperd» sussulto e mi giro scatto.
«Cristo!» dico sorpresa
«Mi scusi se l'ho spaventata signorina. Il signor Ryan è andato a lavoro questa mattina presto, tornerà questa sera. Vuole che le prepari il pranzo?» chiede. Io annuisco.
Sto morendo di fame.
«Il signor Ryan ha comprato dei vestiti per lei. Maglie, jeans, gonne, vestiti e molto altro. È tutto nell'armadio in camera sua signorina.» mi sorride e io annuisco.
Non sapevo mi avesse comprato tutte queste cose.
Vorrei ringraziarla per avermelo detto ma non ricordo nemmeno il suo nome.
«Grazie...» dico
«Estela.» continua lei
Sembra avermi letto nel pensiero.
Va in cucina e io la seguo.
Mi siedo al bancone e lei mi mette ai fornelli.
Prende una pentola, poi dell'olio e altre cose.
«Hamburger?» chiede
Annuisco e prende dal frigo tutto ciò che gli serve.
Mette la padella sul fornello e accende il fuoco.
Versa un po' di olio e poi mette l'hamburger.
Nel mentre frigge anche delle patatine.
«Ecco a lei signorina.» dice, prendendo anche un bicchiere e l'acqua.
«Grazie mille.» dico e inizio a mangiare.
«Vado a sistemare le varie stanze signorina. Se ha bisogno mi chiami pure.» dice e poi lascia la cucina.
Divoro subito le patatine e poi passo all'hamburger.
Appena ho finito, poso tutto nel lavello e lavo i piatti.
«No signorina, è il mio compito non il suo.» Estela appare accanto a me, facendomi prendere un colpo per l'ennesima volta.
Estela prende il mio posto e si mette a lavare i piatti.
Vado in camera da letto.
Prendo il telefono che è sul comò e trovo dieci chiamate perse da parte di Samantha e quindici messaggi.
Dio sará infuriata.
La chiamo e al primo risponde.
«Ma dove cazzo sei??! Ti ho chiamato un sacco di volte. Che fine hai fatto??!» urla.
Allontano un po' il telefono dall'orecchio o rischio di perdere un timpano.
«Samantha, rilassati. Sto bene. Non posso parlare molto ma sappi che sto bene.» dico cercando di tranquillizzarla.
«Dimmi.Dove.Sei.» urla, scandendo ogni parola.
«A casa di una persona.» dico.
Non posso dirgli tanto per l'accordo di riservatezza che ho firmato con il contratto.
«Chi??!» urla ancora.
«Non posso dirtelo Samantha. Ma sappi che sto bene. Non preoccuparti per me. Ora devo andare. Ci sentiamo.» dico
«Non osare attaccare!» urla mai stacco e spengo il telefono.
Lo lascio sul comò e mi sdraio sul letto.
Abbraccio il cuscino e mi ci voglio pochi secondi per addornentarmi.

Qualcosa...o meglio, qualcuno mi sta accarezzando la schiena.
Mi giro e trovo Jack accanto a me.
Abbasso subito lo sguardo e mi ricompongo.
«Mi scusi padrone, mi sono addormentata.» dico
«Non preoccuparti, dormi pure. Sono le 16:45. Io ho da lavorare ancora per un po'.» dice, mi bacia la fronte e se ne va.
Io mi rilasso subito, lasciandomi  cadere sul letto e ritorno al mio sonno.
Sono le 19:50 quando mi sveglio.
Mi alzo dal letto e quando mi giro, davanti a me c'è il mio armadio pieno zeppo di vestiti.
Ci sono ancora i vari cartellini attaccati.
«180 dollari?!» eslamo ad alta voce.
«Che problema c'è?» la voce di Jack risuana alle mie spalle.
Sussulto e subito abbasso lo sguardo.
«Vieni con me.» dice e mi prende per mano.
Usciamo dalla stanza e camminiamo per tutto il corridoio.
Entriamo nella stanza rossa. Mi conduce verso il letto e mi fa spogliare.
Si toglie la giacca, la camicia bianca e si abbassa i pantaloni insieme ai boxer, lasciandoli sul pavimento.
Prende della corda e mi lega le braccia dietro la schiena.
«Piegati.» dice, io mi piego, fino a toccare con la guancia le morbide lenzuola di seta rosse del letto.
Mi apre le gambe, legandomele di nuovo con il divaricatore.
Si allontana un'attimo e quando torna ha in mano una bacchetta di legno.
Mi accarezza le cosce, poi il sedere e di nuovo le cosce.
Il primo colpo con la bacchetta arriva dritta al sedere.
Sussulto e gemo di dolore.
«Conta.» dice
Io mi schiarisco la voce e inzio a contare per lui.
«Uno, padrone.» dal secondo fino al quinto, arrivano tutti sulle cosce e io conto ancora per lui.
«Sei, padrone.» il sesto è fortissimo.
Sento un forte dolore le cosce e alle natiche.
Lui continua finchè al decimo colpo si ferma.
Posa la bacchetta a terra e inizia a sculacciarmi, tirandomi forti schiaffi al sedere.
Il dolore aumenta, brucia e fa molto male.
Ma non voglio fermarmi.
Lui mi sculaccia dieci volte e alla decima si ferma ed entro tutto dentro di me.
Gemo e cerco di chiedere le gambe per il dolore ma non ci riesco.
Il dolore è troppo forte.
La pelle brucia e a ogni colpo che lui da entrando dentro di me il dolore aumenta.
Non provo piacere, solo un forte dolore.
Le lacrime iniziano a rigarmi le guance.
Il dolore è troppo da sopportare.
«R-rosso.» mi trema la voce e faccio fatica a parlare e a respirare in quella posizione.
Jack si immobilizza.
Esce da me e mi sclega in fretta le caviglie e le braccia.
Io senza forze crollo sul letto e prima ancora di renderme conto sono fra le braccia di Jack che mi tiene stretta a se.
Sento il suo battito, il suo profumo, il suo calore.
Mi accarezza i capelli e la schiena e mi bacia la fronte.
Resto li, con la testa sul suo petto e il suo calore addosso mi addormento.

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