Capitolo X

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"Potrei abituarmi a baciarti, Merlino."
Queste erano state le ultime parole di Lancillotto, prima che se ne andasse sorridendo, lasciando il giovane mago perso nei suoi pensieri.
Il moro aveva un gran mal di testa, non sapeva cosa fare, se dar retta al cuore o alla ragione, il cuore lo mandava da Arthur, la mente da Lance, Arthur il suo vero amore, Lance la persona giusta per lui.
Non sapendo cosa fare decise di andare nella foresta, forse passeggiare gli avrebbe schiarito le idee.
La passeggiata lo portò vicino a un lago e decise di coricarsi sotto una grande quercia decidendo di riposare la sua povera mente che non aveva fatto altro che pensare e ripensare così si addormentò.
Merlino sognò capelli color del grano, labbra perfette che gli sorridevano, un corpo muscoloso e mani possenti e callose, per il troppo allenamento.
Si svegliò all'improvviso scosso da qualcosa.

"M...Lino"

"Merlino svegliati"
"Arthur..."
".... no, Merlino sono io Lancillotto..."
"Oh scusa Lance solo che io, ehm... scusa"
Non sapeva che dire aveva scambiato il cavaliere per il principe e ora si sentiva davvero mortificato.
"Va tutto bene Merlino"
"...."
"Piuttosto dimmi, che fai a quest ora di notte da solo?"
"Eh? Notte? Oddio la cena con Arthur."
"Mi dispiace Merlin ma ormai e l'una passata..."
"Mi metterà alla gogna."
"Su tranquillo,non penso che per questa sciocchezza si arrabbi così tanto.
"Oh tu non lo conosci, e poi non è una sciocchezza. Cerca sempre di cenare con me, per dimostrarmi la sua amicizia, che mi vede come suo pari, anche se io gli ho più volte ripetuto che non era obbligato, ma lui mi ha subito detto, non sono obbligato, lo faccio con piacere. "
Il cavaliere lo guardò per alcuni secondi, poi rise e si mise in piedi offrendo la mano al moro.
"Dai su ti accompagno a nella tua dimora"
"Grazie Lance, ma ricordati che non sono una donzella."
"Ahahhahahahah lo so lo so."
Si incamminarono per il castello con ancora le mani unite, Merlino non sapeva se provava più imbarazzo o altro, mentre il cavaliere sembrava molto felice.

Il mago guardò e loro mani unite, ma non provava le stesso cosa che aveva provato com Arthur... sospirò affranto. Gli sarebbe potuto bastare Lance? Era giusto pensare alla parola bastare? Avrebbe ferito il cavaliere?
Lo amava? No. Ma avrebbe potuto imparare ad amarlo con il suo aiuto, ma il problema non era Lance, il problema era Arthur, non ci si dimentica di lui, almeno lui non avrebbe mai potuto. Arthur gli era entrato nella pelle,nel sangue nelle ossa, ovunque. Aveva fatto radici dentro di lui, radici forti che lo avvolgevano in un caldo abbraccio, che abbracciavano in modo possessivo il suo cuore, che non lasciava spazio a nessun altro se non a lui.
Perchè erano due facce della stessa medaglia. Si appartenevano, o almeno lui apparteneva ad Arthur.

Mentre pensava a tutto questo non si accorse che erano quasi arrivati, quando girarono l'ultimo corridoio si fermarono di scatto.
Li seduto a terra, vicino alla porta di Gaius se ne stava il re che li stava fissando, anzi fissava le sue mani.
Merlino lasciò subito la mano di Lance.
"Arthur io-..."
"Altezza che ci fate qui? Non mi sembra consono-."
"Taci. Sono il re e posso fare quello che voglio."
"Si sire"
"Merlino. Vedo che stai bene, me ne torno nelle mie stanze. Visto l'ora, domani sei sollevato da tutti i tuoi doveri. Buonanotte."
"Arthur aspe-"
"Vai a letto Merlino, e anche tu, Lancillotto."
"Si sire."
"Si..."
Dicendo questo il re se ne andò lasciando i due soli..
"È stato..."
"Imbarazzante?
"Molto strano... io credo che..."
"Cosa?"
Il cavaliere fece un respiro profondo, si girò verso Merlino, e senza dargli nemmeno il tempo di capire, premette le labbra contro le sue.
Merlino aprì la bocca dallo stupore e Lancillotto ne approfittò per uscire la lingua e approfondire il bacio.

A fine bacio erano entrambi accaldati e un pò trasandati.

"Merlino ascoltami. Io ti voglio bene, potrei anche amarti, ma tu devi sentire le stesse cose.

 GelosyWhere stories live. Discover now