Paparazzi

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Quel lunedì mattina Adriel si presentò in anticipo al lavoro perché aveva deciso che avrebbe messo un po' in ordine l'ufficio di Oscar.
Non era una maniaca dell'ordine -a differenza del suo ex marito che non vogliamo nominare perché è uno sporco e viscido verme che... devo continuare??- ma tutto quel caos la irritava tanto quanto il ricordo della bocca di Dante attaccata a quella di Iris.
Cagna. Pensò aspramente.

Si costrinse a sopprimere l'ennesimo moto di rabbia ed entrò nell'ufficio del suo capo che scrutò a lungo per decidere da dove iniziare.
Non aveva mai visto così tanto disordine in un luogo solo, sembrava una discarica. Scosse un paio di volte la testa, sperava solo che il lavoro la distraesse.


-Buongiorno!- esclamò Oscar entrando nell'ufficio di Adriel con due tazze di caffè in mano -Mi sono fermato da Starbucks.- le disse: -Ma poi mi sono ricordato che non so cosa ti piace quindi spero che ti vada bene un cappuccino.- raccontò appoggiando il caffè sulla sua scrivania per poi sedersi su una delle sedie di fronte a lei.

Adriel sorrise confortata da quel piccolo gesto: non aveva dormito molto ultimamente, anzi non aveva dormito affatto.
Aveva passato le ore notturne a scaricare l'energia che le dava la rabbia correndo sul tapis roulant poi all'alba andava a farsi una doccia per poi uscire e andare in pasticceria a rimpinzarsi di donuts.
Un caffè era proprio quello che ci voleva per poter sopravvivere a quella giornata.

-Hai qualche notizia per me?- domandò l'uomo sporgendosi in avanti.
-Mh, qualcuna sì.- rispose lei mentre apriva l'agenda che si era comprata alcuni giorni prima per appuntarsi le cose più importanti che il suo nuovo capo avrebbe dovuto fare: -Stamattina mi ha telefonato un certo signor Michaels ha confermato la riunione di mercoledì mattina alle 10:30. Pheobe ha portato alcune cartelline che ho sistemato sulla tua scrivania, ha detto che devi leggerle entro la fine di questa settimana e poi decidere se ti interessano o meno. Inoltre Giovedì pomeriggio verrà qui quel nuovo scrittore, Sebastin Corden, con il suo team per discutere meglio sul business plan del libro che sta per pubblicare.-
Oscar si grattò il mento mugolando appena: -E' tutto?- chiese con un sopracciglio aggrottato, non sembrava entusiasta di sentire nessuna di quelle notizie.
-Mh, no. Ha anche chiamato un uomo, dice di essere tuo amico, Cody Baxter... Ti ha invitato da lui venerdì sera perchè vuole inaugurare la sua nuova villa a Melbourne.-
-Ha invitato solo me?- Oscar le lanciò un'occhiata inquisitoria che fece ridere la mora.
-Beh, no. Ha esteso l'invito anche a me ma non mi sembra il caso di presentarmi in casa di un perfetto sconosciuto amico del mio capo.- finì la frase rivolgendogli un ampio sorriso privo di calore mentre intrecciava le dita sul tavolo per poi sporgersi leggermente in avanti.

Si guardarono negli occhi. Quelli di Oscar erano di un'intenso azzurro ma non aveva uno sguardo brillante. Nonostante ciò non poteva non ritenerlo un uomo attraente. Però non era attraente per lei.

Oscar scosse la testa e bevve un sorso del suo caffè nero e senza zucchero: -Tipico di Cody.- commentò più a se stesso che a lei: -Ma dovresti veramente venire, o passerò tutta la serata con il suo fiato sul collo assillato da domande su di te.-
Adriel rise ancora: -Vedremo.- fece la vaga mentre guardava il suo capo alzarsi e dirigersi verso il suo ufficio.

-Ad ogni modo dovresti dormire di più, signorina McLeon.- la ammonì mentre apriva la porta per poi entrare dentro. Ci fu qualche attimo di silenzio poi il compostissimo e educatissimo Oscar Jhonson gridò: -E' esplosa una bomba qui dentro?-

Adriel scattò in piedi e corse (per quanto i suoi vertiginosi tacchi glielo potessero permettere) verso la stanza accanto.
Si guardò intorno confusa per poi lanciare un'occhiata scombussolata a Oscar: era tutto in ordine, cosa c'era di strano?

-Ahm... Ho pensato di dare una piccola sistemata tutto intorno, pensavo ti avrebbe fatto piacere.-
-Beh.- ci fu un secondo di silenzio dove Oscar sembrava alla ricerca delle parole giuste da dire: -Non è che non lo apprezzo... E' solo che mi concentro meglio quando intorno a me c'è il caos.-
-Ah.- questa non l'aveva mai sentita. Percorse un'ultima volta la stanza con gli occhi per poi stringersi nelle spalle: -Possiamo sempre metterla in disordine.- suggerì vedendo tornare il sorriso sul viso del moro.


The gold diggerWhere stories live. Discover now