8: libertà

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Non aveva mai pensato che una principessa del regno del fuoco, cresciuta per diventare la sovrana del suo popolo, potesse incontrare in un solo giorno un destino così poco splendido.

Aveva visto la madre, morire davanti ai suoi occhi, aveva visto il suo popolo, bandirla dal suo regno e dal suo trono, aveva visto il disprezzo nel viso del padre e del fratello e li aveva visti mentre la esiliavano nel nero del cosmo, aveva pianto e gridato e scatenato la sua furia esternando il suo fuoco, ed ora doveva anche vedersela con un...meschino Kree? Proveniente da una galassia diversa dalla sua?

Si portò le mani al volto, in modo da difendersi dal suo attacco e le arrivo un'altro colpo molto forte. Per quale motivo questo essere aveva osato attaccarla senza nessun ritegno?

Si issò in piedi in fretta e si allontanò di un passo dal Kree. A quel suo movimento quest'ultimo tirò fuori una spada lunga quanto la sua gamba.

«sono disarmata!» gridò alzando le mani sopra la testa.
«non m'importa» sentenziò il Kree muovendo la spada minacciosamente verso di lei.

Così con uno scatto veloce si tuffò sull'essere dalla pelle blu e lo toccò, facendo in modo che il suo potere distruttivo gli penetrasse le ossa.

Con un grido di dolore l'essere mollo la spada che aveva in mano.

Ormai era troppo tardi per fermarsi, anche se lo avesse fatto sarebbe morto comunque ma avrebbe sofferto di più. Il fuoco gli bruciò gli organi interni in meno di trenta secondi, in un minuto era completamente carbonizzato.

Era orribile ogni volta farlo, glielo aveva insegnato suo padre per difendersi, ma ogni volta che toglieva la vita a qualcuno in quel modo, sentiva tutto ciò che provava la sua vittima, il dolore la sofferenza la paura, sentiva la sua forza vitale lasciarlo lentamente.

In quel momento si sentì un mostro, mentre guardava l'operato di ciò che il suo fuoco poteva fare alle persone.

«mi dispiace, ma è colpa tua se ti ho ridotto così.» disse piegandosi verso la persona che aveva ucciso e raccogliendo la sua spada. «mi dispiace davvero molto.» ripeté per poi allontanarsi. Era un mondo duro quello fuori dalle mura del suo palazzo, ma avrebbe dovuto conviverci ormai, dato che non aveva più una casa.

Un gridò le colpì le orecchie facendola alzare di scatto dal suo letto.

Si avvicinò di corsa al campo di forza giallo che la separava dal corridoio esterno dove due guardie a quel suono di dolore aveva iniziato a correre verso la direzione del rumore.

Anche la sua testa si voltò di scatto verso quel suono, e quello che vide non se lo aspettava di certo.

Quello era uno degli elfi oscuri raffigurati nel libro che  sua madre le leggeva ogni sera, il suo libro preferito.

Quando, dopo aver schiacciato la testa di un uomo, con cui era stato imprigionato,  riuscì ad uscire dalla cella, solo allora lo vide molto bene.

Era più grande e più oscuro di qualunque raffigurazione di elfi  che avesse visto, solo allora si ricordò di quando sua madre parlava dei dannati; elfi oscuri che combattevano a fianco di Malekhit per proteggere l'Aether e il loro piano di distruzione.

Ma gli elfi oscuri sono stati tutti uccisi! Gridò una voce nella sua testa. Eppure ecco un dannato proprio davanti ai tuoi occhi, Brann.
Il proseguire di quelle grida le fecero alzare di nuovo lo sguardo e la distolsero dai suoi pensieri.

Dopo aver ucciso le due guardie l'elfo iniziò a liberare tutti i prigionieri che crearono il caos nelle viscere della terra d'oro.

«che cosa fanno?» domandò a Loki, sapendo bene che come lei stava guardando la scena.

COME FUOCO E GHIACCIO • Loki •Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora