35: Possibilità vane

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Le rimbalzavano ancora nella mente le parole di Loki. "Ti amo" le aveva detto in un sussurro. "Ti amo" le aveva detto, come per riportarla con i piedi a terra, come per farle rendere conto che lui era lì per amarla.

Ma poteva definire amore il modo in cui l'aveva trattata? Le parole di una persona potevano avere davvero valore se i gesti di quest'ultima erano completamente oltraggiosi?

Purtroppo nonostante le parole di Loki, nella sua mente rimbombava ancora a ripetizione il momento in cui aveva creduto di averlo perso.

Quegli attimi di terrore, quando aveva visto la sua vita spegnersi, quagli anni di dolore, in cui aveva creduto di aver perso ciò che amava più di se stessa.

I gesti, continuava a pensare, erano quelli che definivano una persona alla fine, non le parole, non i pensieri e nemmeno i desideri, alla fine, erano i gesti, che ci definivano. Sopratutto nell'amore.

Avrebbe potuto perdonarlo, forse, ma lui chiedeva qualcos'altro. Voleva il suo perdono, ma voleva anche di nuovo il suo amore. Eppure lei non riusciva a dargli questa soddisfazione, anche se la verità era che difficilmente si smetteva di amare qualcuno anche dopo che ti aveva distrutto.

E lei Loki l'aveva amato con tutta se stessa, e silenziosamente continuava ad amarlo anche in quel momento, nonostante il dolore, nonostante la rabbia, nonostante le menzogne, nonostante tutto. E l'avrebbe continuato a fare silenziosamente, perché il suo cuore era già andato in mille pezzi troppe volte per sopportare ancora una qualsiasi delusione.

Ed era convinta ne avrebbe avute altre di delusioni se gli avesse dato la possibilità di riavvicinarsi così tanto al suo cuore.

Non poteva.

Doveva salvaguardarsi.

Per questo non avrebbe mai potuto dare a Loki l'amore che voleva, o meglio non l'avrebbe potuto fare più, anche perché un tempo quell'amore gliel'aveva donato con tutta l'anima.

Quei pensieri ovviamente le erano venuti in mente proprio nel momento meno opportuno, ma d'altronde era da quando le aveva confessato di amarla ancora che continuava a pensarci senza interruzione.

In quel momento averebbe voluto guardarlo in faccia per disprezzarlo ancora un po', dato che le stava facendo tutto quello solo per farla impazzire definitivamente, come se non l'avesse fatta impazzire abbastanza il fatto che l'avesse ritrovato vivo dopo anni in cui aveva pianto la sua morte.

Purtroppo, comunque non avrebbe potuto nemmeno guardarlo di sfuggita perché la sua testa era legata ben saldamente ad una sedia mentre nel collo aveva una specie di collare di ultima generazione, «che può resistere alle tue magie col fuoco, cara» le aveva detto sorridendo a 32 denti il gran maestro mentre la guardava con finta regalità.

Dopo l'ultima volta a quanto pare, si era ben ingegnato contro di lei. Le stava elencando assiduamente tutte le volte in cui gli aveva mancato di rispetto, che erano davvero infinite, infatti stava perdendo la calma - che novitá, di questi tempi perdere la calma era la cosa che le riusciva fare meglio, pensò subito dopo -

«En Dwi Gast puoi anche smetterla adesso, ho capito di averti ferito nel profondo, non pensavo te la saresti presa così tanto. Alla fine ero solo uno dei tuoi tanti trofei.» disse un po' prendendosi beffa di lui. Sembrava un bambino a cui avevano tolto i giocattoli e che ora si lamentava con la mamma di tutte le volte in cui, senza quei benamati giocattoli, non aveva potuto giocare.

Una parola le baleno per la testa: patetico, pensò subito.

«che arroganza, brutta mocciosa. Come osi chiamarmi con il mio vero nome. Tu devi chiamarmi gran maestro, randagia!» proclamò cambiando la sua espressione da stupido, che possedeva per la maggior parte del tempo, in una molto più impassibile e dura. L'aveva visto davvero poche volte con quell'espressione, ma non lo temeva, non l'aveva mai fatto. Anche se sapeva bene fosse uno degli esseri più potenti dell'universo.

COME FUOCO E GHIACCIO • Loki •Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora