34: Castello incendiato

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Perdona la mia codardia:
Sono piena di polvere, sono un castello incendiato
dove secoli fa qualcuno è stato felice,
E in questi resti che mi sostengono non c'è più posto per nessuno

Non è che non voglio, è che ho dimenticato come si fa


Era distesa nel letto, se ovviamente quella sottospecie di mucchietto di pietra si poteva definire così. Era posata di fianco, una mano sotto alla testa per essere comoda per quanto poteva, l'altra davanti a se come se stesse cercando di reggersi.

Si era vista il mondo sgretolarsi davanti agli occhi così tante volte che non riusciva a tenere il conto in due mani. Aveva provato emozioni contrastanti intrinseche di odio, rancore, dolore. Ma quello che le aveva confidato Loki, l'aveva sgretolata in altro modo.

Non sapeva se credergli ciecamente, e dargli quella possibilità di redenzione che così duramente aveva cercato, oppure fare finta di nulla e continuare a stare distanti come sempre.

Non sapeva come comportarsi con lui.

Lo stava guardando da un infinità, era disteso nel pavimento, ( questo perché aveva insistito che dormisse lei in quella sottospecie di letto) le braccia incrociate sotto alla testa come a formare un cuscino. Aveva gli occhi chiusi, sembrava angelico, nonostante la sua natura maligna. Le labbra rosee risaltavano nel suo incarnato diafano, e i suoi capelli neri facevano sembrare la sua pelle ancora più chiara e fragile.

Come poteva odiarlo? Era un uomo che si era visto sputare in faccia, che aveva visto la gente disprezzarlo senza ragione, che aveva visto i suoi amici prendersi gioco di lui, che si era visto nascondere la verità da chi lui definiva padre, che aveva dovuto accettare di essere un mostro alla vista degli altri, di essere la cosa da cui i genitori mettono in guardia i figli. Lei l'aveva sempre capito perché l'aveva vissuto sulla sua pelle. E come lei, anche lui, aveva avuto le sue ragioni per fare ciò che aveva fatto, e tante altre ragioni aveva avuto per cercare redenzione. Non sarebbe di certo stata lei a negargliela.

Eppure continuava a chiedersi se avrebbe potuto abbassare il capo e dirgli "ti perdono" dopo tutto quello che le aveva fatto subire. Non era sicura di poter essere capace di lasciarsi alle spalle quel tradimento feroce, anche se lui l'aveva fatto, da quel che diceva per redimersi. O forse solo per rimediare a tutti gli sbagli che aveva commesso.

«pensavo che dopo un po' ti saresti stufata di guardarmi, ma a quanto pare ho sottovalutato il mio fascino.» mugugnò Loki ancora con gli occhi chiusi, non accennando a muovere nemmeno un muscolo.

«è l'unica cosa di te che non hai mai sottovalutato invece, quella.» Loki rise come fosse stato sinceramente divertito.
E solo dopo aver smesso di ridere aprì gli occhi e si voltò ad osservarla a sua volte.

I suoi occhi verdi, sempre ombreggiati, questa volta erano limpidi. La guardava come si fosse tolto il peso del mondo, dell'universo dalle spalle. Come si fosse liberato dal male.

«hai ragione.» ammise con un cenno del capo lasciandola a bocca spalancata. Pensò per un attimo di esserselo solo immaginato nella sua mente. Era impossibile che Loki nel pieno possesso delle sue facoltà mentali le avesse detto che aveva ragione.

Era incredibile. E anche molto strano.

«Dove diamine è Loki? Che ne hai fatto di lui?» rise anche lei, come se i due anni passati fossero sfumati all'improvviso e loro fossero solo due amici che si scambiavano qualche battuta. «mi dai ragione perché ti devi fare perdonare qualcosa suppongo» proclamò poco dopo ritornando nel nocciolo della questione.

Lui annuì subito «mi devo far perdonare molte cose, Brann» rispose serio, sincero. «ma sicuramente questo non è un buon metodo: dare ragione agli altri è come infilarmi un ferro incandescente dritto nella gola.» disse scherzosamente provocandole una risatina. Era stato buffo immaginare nella sua mente il paragone che aveva fatto, anche perché probabilmente lui l'avrebbe preferito quel ferro incandescente.

COME FUOCO E GHIACCIO • Loki •Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora