7. Ecco cosa succede quando ti dimentichi di caricare il telefono

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Capitolo 7
Ecco cosa succede quando ti dimentichi di caricare il telefono





Per fortuna Vanessa si era ricordata a che ora avevano lezione il lunedì, e adesso sedevano vicine in decima fila, l'aula strapiena, ascoltando il professore intento a spiegare – o almeno fingendo di farlo.

Quel giorno il cielo era coperto, e le nuvole promettevano pioggia. Il tempo rispecchiava un po' l'umore della ragazza, anche se non era certa che ci fosse un motivo in particolare per cui si sentisse così. La lezione, poi, di sicuro non aiutava a lenire il malumore: il lunedì mattina era sempre tragico, sia perché si ricominciava dopo il fine settimana, sia perché le tre ore di Marketing e Comunicazione d'impresa abbattevano gli studenti sotto il peso dei tre pesanti libri da studiare e delle noiose spiegazioni del professore.

Il corso non era facile, e in più Adua sapeva che era fondamentale per l'indirizzo che aveva scelto e per ciò che le sarebbe piaciuto fare – gestire il marketing e le pubbliche relazioni di un'impresa. Eppure mentre tentava di prendere qualche appunto – copiando freneticamente i grafici che l'insegnante mostrava loro prima che li cancellasse, inserendo molteplici dati in molteplici tabelle che non sapeva più se fossero corrette o meno – una parte del suo cervello era proiettata fuori l'aula, fuori l'università, in uno stadio di calcio. Sapeva nel profondo di sé che i suoi pensieri stavano diventando ossessivi, quindi con un cipiglio deciso volse la sua completa attenzione alla lavagna. E ci riuscì a mantenere l'attenzione sul professore, almeno finché il suo telefono poggiato sul banco non prese a vibrare assiduamente in maniera fastidiosa.

Un'occhiata veloce le rivelò che qualcuno su Instagram aveva messo mi piace ad una sua foto, eppure un secondo sguardo le disse che non conosceva quella persona – e quella sotto, e quella sotto ancora, e tutte le altre che le notifiche mostravano. Sempre più confusa ne aprì una, vedendo la foto a cui avevano messo mi piace: era la sua con Paulo Dybala, quella mattina che si erano scontrati a Torino. C'erano almeno duecento contatti che nelle ultime ore avevano messo mi piace ma che non conosceva, talmente tanti che non riuscì a leggere tutti i nomi, e non capiva come fosse possibile e soprattutto perché questa gente sconosciuta l'avesse trovata e notificata.

«Che hai? Sembra che tu abbia visto un ufo» le sussurrò ad un certo punto Vanessa, dandole una gomitata.

«No, è solo che... guarda qui. Tutta questa gente e non so chi sia.» Le mostrò il telefono.

La bionda diede un'occhiata, limitandosi a scrollare le spalle e tornare ai suoi appunti. «Forse sei diventata famosa.»

«Già, forse.» Ma Adua ancora non se ne capacitava. Spostò di nuovo la sua attenzione al professore, determinata a seguire la lezione, e non si accorse tra tutte quelle notifiche che anche a un certo argentino di sua conoscenza era piaciuta la foto, e l'aveva seguita.

Dopo aver seguito le ultime lezioni di quel pomeriggio le due amiche si separarono, e Adua fece una corsa per riuscire a prendere il treno delle 18:30. Alla fine poteva anche risparmiarsela, pensò sbuffando, visto che il treno era partito con cinque minuti di ritardo. Cacciò dal suo zaino il manuale di inglese e iniziò a leggere e sottolineare le regole più importanti, non avendo niente di meglio da fare e volendo spendere al meglio quei quindici minuti di tragitto. Era nel bel mezzo del past perfect continuous e dei suoi utilizzi quando il telefono le vibrò nella tasca, e lo prese pensando potessero essere i genitori. Fece appena in tempo a notare la notifica di Instagram – cosa sta succedendo, oggi? – quando il telefono si spense, ormai scarico. Poco male, pensò.

The Mask | Paulo DybalaWhere stories live. Discover now