10. Piccoli errori di calcolo

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Capitolo 10
Piccoli errori di calcolo





Quella domenica a pranzo la madre di Adua aveva preparato la parmigiana di melanzane. Vanessa era fuori di sé dalla gioia, e aveva chiesto il bis prima di andarsene – "almeno qualcosa di buono ci devo pur guadagnare da questo viaggetto", erano state le sue testuali parole.

Le ragazze sarebbero partite nel primo pomeriggio con la macchina di Vanessa, decidendo che la cosa sarebbe stata molto più comoda di qualsiasi treno essendo solo due ore di distanza. Adua aveva invitato l'amica a pranzo, chiedendo alla madre di preparare qualcosa di veloce, ma per lei "veloce" e "domenica" non erano parole che potevano stare nella stessa frase. Così Vanessa faceva il bis, la madre tentava di riempirle ancora il piatto, e Adua si torceva le mani sotto il tavolo tra le risatine del fratello.

Sapeva di essere assurda, ma non vedeva l'ora di partire e lo stomaco chiuso le aveva impedito di mangiare più di un po' di pasta.

«Vanessa, spero che le ciliegie ti piacciano. Ho preparato la crostata.» La madre si alzò dal tavolo, mentre la figlia la aiutava a sparecchiare. Adua gemette mentalmente, lanciando un'occhiata di sottecchi all'orologio sulla parete, contando sulla velocità con cui l'amica si sarebbe divorata qualsiasi dolce le fosse stato messo davanti.

«Grazie davvero signora, ma sono piena. Sarà per la prossima volta.» Adua lanciò incredula un'occhiata all'amica, che ricambiò con una luce determinata negli occhi; voleva mostrarle che capiva il suo stato d'animo e che si sarebbero messe presto in viaggio. Lei scosse la testa, sorridendo.

«Sono sicura che c'è ancora spazio per una fettina. Io la prendo sicuro» le disse, e le due si scambiarono un sorriso fugace.

Alla fine erano in ritardo di soli dieci minuti sulla tabella di marcia, e alle tre e un quarto erano già sull'autostrada.

«Lascia qui, lascia qui! Adoro questa canzone.» Adua si fermò sulla stazione radiofonica scelta dall'amica, per poi tornare a fissare fuori dal finestrino. Era stata stranamente silenziosa fino ad allora; pensava ad un modo per farsi notare, ma nulla le era balzato in mente.

«Hai pensato a un piano?» La bionda le lanciò una rapida occhiata prima di tornare con gli occhi sulla strada.

«In realtà, no. Magari a te è venuta in mente un'idea brillante delle tue?» Vanessa scosse la testa, canticchiando la canzone che trasmettevano.

«Si è fatto più vivo su Instagram?»

Era una domanda che ad Adua bruciava. No, non si era fatto vivo, ma il tempo per pubblicare una foto con la fidanzata l'aveva trovato. Alzò gli occhi al cielo, sentendosi stupida per quei pensieri da bambina. «No, non mi ha più scritto, ha solo postato una foto con Antonella.»

«Ahi. È la sciacquetta di cui mi parlavi?» Adua scoppiò a ridere.

«Ma chi usa "sciacquetta" al giorno d'oggi? – Si asciugò una lacrima con la mano. – E sono abbastanza sicura di non avertene mai parlato in questo modo. È la sua ragazza.»

«Sì, ci siamo capite. Ah, questi calciatori superfamosi del giorno d'oggi.» Scosse la testa con fare ironico, guadagnandosi una gomitata dall'amica.

«Ehi! Non disturbare il conducente!» Le ragazze scoppiarono a ridere, e le due ore di viaggio volarono via.

Il tempo di posare i loro zaini nella camera che avevano prenotato e si recarono allo stadio Ferraris, pronte a mettersi in fila per entrare. Le sciarpe bianconere sventolavano intorno alle ragazze, ed Adua era contenta di aver trovato i posti nel settore ospiti. Le piaceva essere circondata da persone che condividevano la sua stessa passione, tifosi con cui poter gioire o piangere come se fossero una sola anima, un sol uomo.

Presero posto in cima alle gradinate, e le due amiche si scambiarono un'occhiata consapevole: non sarebbero mai riuscite a farsi notare da lassù. Ma Adua allontanò il pensiero con una scrollata di spalle, mentre l'ansia per la partita iniziava a montare come uno tsunami dentro di lei. Era lì per vedere Paulo, ma era anche lì per seguire la sua squadra ed assistere alla loro vittoria. Qualsiasi altro pensiero era secondario in quel momento.

Il fischio d'inizio trovò Adua in piedi ad urlare ed agitarsi come una forsennata, mentre al suo fianco l'amica rideva e cercava di adattarsi al contesto come poteva. Adua apprezzava davvero il fatto che fosse lì con lei e che provasse davvero a seguire la partita.

I ritmi erano accelerati già dai primi secondi, con il possesso palla dei bianconeri che avevano tentato già un paio di tiri nello specchio, senza successo. L'adrenalina montò nelle vene della ragazza, ormai certa come tutti che la prossima mossa sarebbe stata la decisiva, perché da un inizio così promettente non potevi aspettarti altro. Ed ecco che Dybala con uno sprint partì verso la porta avversaria, palla tra i piedi, giungendo al limite del campo e scartando abilmente il difensore rossoblu: pochi millesimi di secondo per capire se c'era qualcuno a cui potesse passare e Higuain era lì, libero davanti alla porta, aspettando solo lui.

Adua spalancò la bocca e gli occhi quando il passaggio pulito del numero ventuno mise la palla tra i piedi di Higuain, che col destro la cacciò al volo nella porta.

Il settore ospiti esplose in grida di esultanza, prima tra tutti Adua, che con le lacrime agli occhi osservò Higuain correre incontro a Dybala, scivolato in ginocchio, e i due cadere abbracciati sul terreno sotto gli occhi delle telecamere. Rotolarono sull'erba, mentre gli altri compagni li raggiunsero e crearono una pila umana che fece sorridere la ragazza.

Da allora in poi la partita fu tutta in discesa, e i ragazzi si portarono a casa un'altra vittoria grazie anche al successivo gol di testa di Mandzukic.

«Abbiamo vinto!» Adua si lanciò tra le braccia dell'amica, saltellando di gioia, mentre la bionda scoppiava a ridere e tentava di scrollarsela di dosso.

«Fantastico tesoro, ma ti dimentichi perché siamo qui? Paulo!» La spinse delicatamente, incitandola a scendere le scale per andare a bordo campo.

«Ah, già!» Adua fece una faccia buffa ma non se lo fece ripetere due volte, volando giù per i gradini e rischiando un paio di volte di rompersi la gamba e la testa. Giunse alla ringhiera che la separava dal campo quando la sua squadra fece i saluti ai tifosi, e vide da lontano Paulo che batteva le mani verso di loro. Ma lui era troppo lontano, e lei troppo bassa rispetto a quei signori che la spingevano indietro, e i loro occhi quella sera non si incrociarono.

Tornò in albergo contenta per la vittoria, ma non poté fare a meno di pensare che la sua pazzia non era riuscita.



Holaaa.
Ultimo aggiornamento prima delle vacanze, scusate per la brevità ma vi assicuro che mi farò perdonare col prossimo 😌
Purtroppo Paulo non ha visto Adua. Cosa pensate succederà nel prossimo capitolo?
Un abbraccio e soprattutto Buon Natale!! 🎄🎅🎁
(ps: avete visto che Paulo è tornato con Antonella? Quella ce***)

The Mask | Paulo DybalaKde žijí příběhy. Začni objevovat