20. Risvolti interessanti e problemini ingombranti

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Capitolo 20
Risvolti interessanti e problemini ingombranti





Il giorno dopo la partita Adua era andata all'università; non poteva proprio saltare la lezione di quella mattina, per quanto lo volesse. Di solito il giovedì aveva corsi mattina e pomeriggio, con uno spacco all'ora di pranzo, ma quel giorno il professore era impegnato in un convegno fuori città tutto il pomeriggio e le lezioni terminavano intorno all'una e mezza. Vanessa non era venuta quella mattina, avendola avvisata che si sentiva un po' raffreddata e abbattuta; quando la mora l'avrebbe rivista avrebbe avuto così tanto da raccontarle, ed era ansiosa di sentire i pensieri e i consigli dell'amica.

Una volta suonata la campanella Adua mise tutto in borsa velocemente, sperando di riuscire a prendere il treno delle due meno dieci; la stazione di Porta Nuova distava solo una ventina di minuti a piedi, quindi camminando velocemente ce l'avrebbe dovuta fare a ritornare a casa in tempo per il pranzo.

Si infilò gli occhiali da sole ed uscì dall'università a passo spedito, dando un'occhiata fugace all'orologio sul polso; aveva appena lasciato via Accademia Albertina per via Doria, dove i vari negozi stavano chiudendo e i bar erano pieni fino a scoppiare di studenti e liceali, quando girato l'angolo andò a sbattere pesantemente contro qualcuno. Ad Adua non sfuggì l'ironia della cosa.

«Ehi, stai attenta!»

«Scusami, andavo di fretta e – le parole le si impigliarono in gola quando alzò lo sguardo e incrociò quello di Antonella. La ragazza teneva un braccio avvolto intorno alla vita di Paulo. – ...non ti ho vista.» Sentiva di essere arrossita fino alla radice dei capelli.

«Non ti preoccupare, è tutto a posto» fece lei, con un gesto della mano. Adua però non la stava ascoltando, persa com'era ad osservare Paulo da dietro gli occhiali da sole; anche lui li indossava, il che rendeva i suoi occhi illeggibili, ma si vedeva lontano un miglio che stesse ridendo sotto i baffi. Adua si domandò distrattamente come cavolo fosse possibile che con tutti i posti di Torino dove sarebbero potuti andare loro avessero deciso di passeggiare proprio per via Doria, strada che lei era solita fare per andare dall'università alla stazione, e proprio di giovedì, quando lui sapeva che lei terminava le lezioni a quell'ora. Che poi non era vero, perché quando i due erano andati a Monte dei Cappuccini Adua aveva evitato di dirgli che aveva lezioni anche il pomeriggio; il che sottolineava come non poteva essere null'altro che un segno del destino che si fossero ritrovati lì in quel momento. Anche se Paulo aveva quasi certamente messo il suo.

«Uhm, suppongo tu conosca il mio fidanzato?» Adua doveva essere stata in silenzio troppo a lungo a fissare Paulo, cercando di decifrare cosa gli passasse per la testa, e Antonella l'aveva preso come il silenzio sbigottito di una tifosa che incontrava un calciatore che seguiva. Il che poi era anche vero; insomma, erano a Torino! Due terzi degli abitanti erano juventini, un terzo tifava il Toro, e una figura come Paulo Dybala non poteva certo passare inosservata.

«Uhm, in verità sì» rispose un po' turbata, e Antonella le fece un grande sorriso comprensivo, il genere di sorriso che si fa ad uno che vorrebbe sclerare dalla gioia e far emergere il teenager che è in sé, ma si trattiene di fronte alla gente.

Nessuno dei tre accennava a parlare, e la situazione si stava facendo imbarazzante; in più Adua sentiva lo sguardo di Paulo perforarla. «Vuoi un autografo, qualcosa? Amor, perché non–»

The Mask | Paulo DybalaWhere stories live. Discover now