10. La Regina degli Inganni

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Dopo quel breve ma intenso incontro, Arya tornò a palazzo e con abilità fece sparire sia la sua copia sia la malia con cui aveva nascosto il suo reale aspetto.
Dentro di sè cominciò a sentire il rimorso farsi strada nella sua mente e nel suo cuore. Il discorso affrontato con Hela l'aveva turbata, cercava di affrontare la situazione di petto ma non bastava.
Ora che aveva incontrato e conosciuto Loki sentiva che quello che doveva essere nientemeno che un lavoro poteva rivelarsi qualcosa di più.
Quando era con lui smetteva di pensare, di pianificare, e sentiva solo i suoi sentimenti avvolgerla come un manto caldo che la proteggeva.
Non riusciva più a scindere il dovere dal piacere e questo la spaventava.
Era innamorata di colui che aveva decretato la morte del suo ormai defunto marito Erik.
E non pago di ciò l'Ingannatore era anche il figlio adottivo di Odino, colui che ordinò l'uccisione della madre midgardiana.
Insomma da qualsiasi parte si voltasse, il Dio degli Inganni aveva terra bruciata intorno a sè.
Ed innamorarsi di un essere del genere non poteva che condannarla ad un risentimento eterno verso sè stessa e colui che le stava a fianco.
Quando la guerriera giunse davanti al portone dell'edificio esitò un secondo prima di entrare.
Si voltò indietro a guardare la città. Il traffico, le persone, la vita che le scorreva davanti agli occhi come uno spettacolo senza fine.
Avrebbe tanto desiderato vivere lì, lasciarsi tutto alle spalle, continuare la sua vita in un posto che, anche se solo per metà, le apparteneva.
I suoi pensieri però vennero interrotti da Felaria che, con passo deciso, marciò verso l'amica con un sorriso a 32 denti stampato in volto.
"Guarda cosa ho trovato!" urlò facendo penzolare dalla mano un ciondolo di ametista.
"Dove lo hai preso?" chiese Arya volgendo l'attenzione sulla collana.
"Un tipo me lo ha regalato facendomi i complimenti per la mia bellezza" si vantò scherzosamente Fel.
La dama volse lo sguardo sulla scollatura dell'amica che rivelava una prorompente quinta di seno.
"Per la tua bellezza eh..." alluse.
"Cosa cerchi di insinuare?" disse Fel imitando un finto broncio e coprendosi il petto con le braccia.
Le guerriere scoppiarono in una fragorosa risata.
Erano quel genere di momenti che Arya adorava. Felaria era un'amica fidata ed era l'unica a riuscire a cambiare il suo umore in positivo.
La esortò ad entrare ed entrambe aprirono il grosso portone per dirigersi nella sala principale del palazzo.
Quando furono dentro trovarono Thor, i Quattro Guerrieri, il resto della squadra e Doctor Strange ad aspettarle. Sembravano tutti molto preoccupati. L'aria era terribilmente tesa e il silenzio faceva da padrone.
Arya si voltò verso il Dio del Tuono e, una volta incrociato il suo sguardo, si accorse che dovevan aver parlato di qualcosa di veramente grave.
Nessuno disse una parola, ci furono solo occhiate allarmate tra i presenti.
Il Tonante salutò con un cenno del capo il Dottore e con un urlo chiamò il nome di Heimdall che in pochi secondi trasportò ogni membro asgardiano verso il loro Regno, attraverso i fasci colorati che caratterizzavano il Bifrost.
Fu questione di un attimo che si ritrovarono lì, esattamente da dove erano partiti, con il Guardiano che li guardava impassibile.
Nel più totale silenzio si diressero verso il Palazzo Reale attraversando a piedi il Ponte Arcobaleno.
La tensione era palpabile, non si sentiva nessun suono se non il rumore ritmico dei loro passi e lo scrosciare del moto ondoso del mare appena sotto il ponte.
Quando giunsero a destinazione il Tonante si voltò e, presi da parte i suoi Guerrieri fidati, si diresse in uno dei saloni che solitamente venivano utilizzati per le riunioni private tra dei e guerrieri.
Non ci volle molto che il resto della squadra di Arya si sciolse, ognuno tornando alle proprie mansioni.
Rimasero solo lei e Fel, finalmente sole per poter parlare della sera prima.
L'amica la incalzò senza perdere tempo, presa dalla curiosità: "Allora, cosa hai fatto ieri notte? Dopo che mi sono allontanata non ti ho più vista" il suo mezzo sorriso lasciava trasparire una mezza allusione.
Arya arrossì. Senza che potesse proferir parola Fel esclamò decisa "Ti ha baciata!"
"Se lo sapevi perchè me lo hai chiesto?" domandò la dama imbarazzata.
"Volevo sentirlo dire da te, dopo che ti ho persa di vista ho incontrato Magnus, mi ha detto di averti vista allontanare con Loki e quindi..."
"Ti ha detto qualcosa?" chiese Arya.
Ricordandosi come erano andate le cose la sera prima non doveva esser stata une bella festa per il suo amico, considerando come Loki lo aveva fulminato.
"No? Cosa avrebbe dovuto dirmi?" domandò Fel guardandola di traverso.
"No niente, lascia stare" concluse la ragazza.
"A proposito, chissà che fine ha fatto Loki, credevo sarebbe venuto con Thor oggi ma a quanto pare non hanno ancora deciso che ruolo dargli ora che è stato scagionato" aggiunse Felaria sovrapensiero.
Ad Arya saltò un battito ma cercò di non darlo a vedere e sommessamente dichiarò all'amica di averlo visto la mattina stessa.
"Ma come sarebbe? Avevi detto di essere alle Terme" Fel era visibilmente sorpresa.
"Infatti ero là"
"Vi siete visti là? Ma è riservato ai Guerrieri del Regno!" esclamò.
"Lo so lo so, infatti non so come sia entrato ma me lo son ritrovato nella vasca privata" ammise.
"E..?" l'amica cercò di tirarle le parole fuori di bocca.
Il sangue di Arya ribollí rendendole il viso color porpora, cercò in tutti i modi di sviare il discorso ma ormai Felaria l'aveva in pugno.
"Non avrete mica...?" chiese stupita.
La dama abbassò il capo, nascondendosi il viso tra le mani e mormorò un "Si" talmente flebile da essere appena udibile.
"Ma nella vasca???" urlò Fel in preda al panico.
"Ma cosa ti cambia saperlo?" domandò Arya paonazza tornando a guardarla con un'espressione interrogativa.
"Non si può fare sesso nelle vasche termali!" esclamò la guerriera sempre più agitata.
"Ma che t'importa? Un sacco di gente lo fa nei posti più disparati!" ormai il suo livello di imbarazzo era salito alle stelle.
"No no no, non è questo il punto!"
"E qual è?" Arya ormai era sull'orlo di una crisi nervosa.
Felaria non fece in tempo a risponderle che, dal fondo del corridoio, sentì chiamare il nome dell'amica a gran voce.
"Arya! Potresti unirti a noi?" la voce di Thor si fece strada tra le mura del palazzo facendo voltare di scatto la guerriera, presa di sorpresa.
"Certo mio Re" confermò abbassando lievemente il capo.
Si allontanò dall'amica lanciandole uno sguardo interrogativo, Fel ricambiò l'occhiata in modo visibilmente preoccupato.
Arya non riuscì a coglierlo, non capiva come mai tutta questa preoccupazione per una semplice scappatella in vasca.
Il Dio del Tuono la accompagnò verso la sala delle riunioni.
Una volta giunti nel salone la dama incontrò gli occhi gelidi di Loki che, sorpreso, la squadrò dalla parte opposta della stanza come se avesse visto un fantasma.
Erano presenti i Quattro Guerrieri e un piccolo numero di altre persone, probabilmente strateghi e gente che si occupava di faccende burocratiche e militari.
Arya si sentiva come un pesce fuor d'acqua, non capiva cosa ci facesse lì e cosa l'avrebbe aspettata.
Tutti i presenti si voltarono a guardarla domandandosi la stessa cosa.
Loki non si era mosso di un passo da dove si trovava, rimase impassibile a fissare la scena.
Al centro della sala c'era un enorme tavolo ovoidale, il Dio del Tuono invitò i partecipanti a prendere posto e, una volta sedutisi tutti, cominciò a parlare.
"Vi starete chiedendo perchè vi ho convocato, alcuni di voi già sanno di cosa si tratta o lo sospettano ma per correttezza vi spiegherò in breve perché vi ho riuniti qui"
Loki non staccò gli occhi da Arya nemmeno per un istante. Seppur dall'altra parte del tavolo la donna sembrò sentire una presenza gelida attraversarle la schiena, come se qualcosa la stesse trafiggendo nel profondo. Quando si voltò verso il dio, con orrore, realizzò quanta rabbia le stesse silenziosamente esprimendo l'Ingannatore. Era cupo in viso, l'espressione deformata dall'ira e gli occhi erano diventati glaciali oscurando il suo tipico verde smeraldo.
Non riusciva a capire da dove derivasse tanto astio. Fino a poche ore prima erano abbracciati l'uno all'altra lasciandosi andare a dolci effusioni. Ora invece sembrava che tutto ciò non fosse mai accaduto e che il dio volesse ucciderla da un momento all'altro.
Arya era visibilmente confusa, distolse lo sguardo da Loki ma si accorse di non aver ascoltato mezza parola del Dio del Tuono. Quando la sua attenzione tornò sul motivo della riunione riuscì ad udire appena la conclusione del discorso:
"...riguardo all'imminente Ragnarok" concluse Thor in tono fermo.
Nella sala si alzò un brusio allarmato.
Proseguì cercando di mettere a tacere le numerose elucubrazioni dei presenti.
"Non possiamo fare nulla per impedirlo, possiamo combatterlo per cercare di prendere tempo ma non basterà, dovremmo comunque trasferire il nostro popolo altrove ed è qui che entra in gioco il Doctor Strange" affermò.
Nonostante le preoccupazioni crescenti di Arya verso Loki, ora il Tonante aveva la sua piena attenzione.
"Come alcuni di voi sapranno oggi, io, i miei Guerrieri ed una squadra preparata, ci siamo recati a Midgard per incontrare appunto il Signor Strange per parlare di questa questione" proseguì in tono duro, ma una nota di sollievo parve attraversargli il volto "Dunque essendo la nostra situazione piuttosto rischiosa ho chiesto asilo nelle terre midgardiane, è una soluzione temporanea ma è la cosa migliore da fare in questo momento se vogliamo salvaguardare il nostro popolo. Dopo il Ragnarok non rimarrà che cenere di Asgard e non posso permettere di perdere anche la mia grande famiglia oltre che il Regno. Perciò la mia idea era di cominciare a trasferire i cittadini a Midgard a partire dal prossimo mese" concluse.
Nel salone calò il silenzio.
I Quattro Guerrieri si volsero verso i burocrati e strateghi guardandoli in modo interrogativo. Era chiaro che il futuro arrivo di Hela non era una novità e che, sommessamente, ognuno aveva già accettato dentro di sé la possibilità di morire a causa sua o comunque di perire in battaglia. L'idea di scappare non piaceva a nessuno, specialmente ad un popolo come quello degli Asi che era abituato ad affrontare ogni problema schierandosi in guerra.
Ma se persino il Dio del Tuono, famoso per essere orgoglioso a tal punto da non arrendersi in nessuna battaglia, aveva lasciato cadere l'ascia di guerra per il bene del Regno, era chiaro che la situazione fosse senza precedenti.
Cominciarono dunque ad apparire cenni di consenso da ogni parte del tavolo. Era una resa silenziosa ma dovuta.
Non ci poteva essere un modo per vincere contro Hela, era potente e dentro di lei scorreva il sangue del Padre degli Dei. Presto o tardi Asgard avrebbe dovuto fare i conti con un destino crudele e spietato.
La riunione finì dopo poco e con molta calma ogni partecipante si congedò per iniziare ad attuare il piano di "trasferta" deciso dal Re in carica.
Quando ogni presente lasciò la sala Arya raggiunse velocemente Thor, ancora dubbiosa su quale potesse essere il suo ruolo in questa faccenda.
"Mio Re" cercò di attirare la sua attenzione "Non ho ancora capito cosa c'entri la mia presenza qui" domandò.
"Tu sei l'unica mezza midgardiana del Regno, e sei anche l'unica a conoscerne abbastanza da guidarci una volta lì"
Arya sbiancò. Il piano di Hela era di conquistare Asgard e piegare il Regno al suo volere per poi massacrarlo senza pietà. Aveva promesso di risparmiare le persone più care ad Arya, ma tutto il resto sarebbe diventato nientemeno che cenere.
Il ruolo che Thor voleva assegnargli significava tradire la sua Regina Oscura e questo non fece che complicare ulteriormente la situazione.
Il Dio del Tuono notò il cambiamento di espressione di Arya, non aveva smesso di sospettare di lei un solo momento da quando l'aveva conosciuta e questa era per lui una buona occasione per metterla alla prova.
"Qualcosa non va?" chiese cercando di sfiorarle il braccio con una mano.
Arya ricordò le parole di Hela e si ritrasse evitando il contatto.
"No mio Signore, va tutto bene, farò ciò che mi ha ordinato" affermò con un falso sorriso.
Il Tonante fece un cenno del capo e si congedò, un sorriso sprezzante sul volto.
Sono più astuto di quanto credi pensò.
Arya lo vide sparire oltre la porta della sala e si ritrovò sola, vicino all'enorme tavolo, a pensare a come diavolo potesse essere finita in una situazione tanto incasinata.
Sentì una porta aprirsi dietro di sé.
Loki entrò nella sala.
Aveva ascoltato tutto ed aspettato che il fratello se ne andasse per rimanere solo con lei.
Lo sguardo torbido e iracondo si posò sugli occhi di Arya, ormai in preda alla più totale confusione.
La dama non fece in tempo ad accorgersene che, con uno scatto fulmineo, Loki si gettò su di lei e con una violenza immane la alzò da terra prendendola per il collo.

Arya fu presa dal panico, il dio furibondo strinse ancora di più la presa non permettendole di respirare.
"Tu, lurida... " Laufeyson non riuscì nemmeno a concludere la frase tanto era la rabbia che gli montava in corpo. La sua presa era forte e glaciale. La guerriera rimase agonizzante nella sua morsa cercando in tutti i modi di divincolarsi. Stava a quasi 30 centimetri da terra, cercò di respingere il braccio dell'Ingannatore con le mani ma non bastò.
Dopo pochi secondi Loki decise di mollare la presa lasciandola cadere a terra, inerme e con il fiato corto.
La guerriera si portò le mani al collo, massaggiandolo per il dolore. Cercò di riprendere fiato e con fatica si rialzò, allontanandosi dal dio il più possibile.
Le lacrime cominciarono a rigarle il volto, aveva paura di lui.
"Perchè...?" la voce riusciva appena ad uscirle dalla bocca, sentì un dolore atroce attraversarle la gola.
"Perchè?" ringhiò il dio.
"Tu mi hai ingannato! Mi hai stregato con un qualche incantesimo e mi hai fatto innamorare di te! Ecco cosa hai fatto, tu, lurida...troia!" inveì.
Arya sgranò gli occhi, il timore lasciò spazio al rimorso, alla vergogna, a tutto ciò che di male potesse attraversarle il cuore.
"Io non... come... " cercò di dire, ma ormai era tardi.
Era vero, aveva stregato Loki. Ma lo aveva fatto perchè così le era stato ordinato dalla Regina Oscura. Secondo essa infatti non c'era modo che l'Ingannatore potesse innamorarsi a tal punto di lei o di chiunque altro in generale. Era una precauzione, un modo per assicurarsi la vittoria.
Ma ciò che non era nei piani era che Arya si innamorasse a sua volta di lui.
Poteva esserci una situazione peggiore?
Ho rovinato tutto... la guerriera non riuscì nemmeno più a ribattere.
"Sai come l'ho scoperto?" rispose il dio "Le Terme. Lavano via il più dei veleni e degli incantesimi di basso e medio livello. Quando ho fatto ritorno ai miei alloggi, poche ore dopo mi sono "svegliato" da quella che doveva essere una tua magia da quattro soldi" ringhiò furente.
"Se era da quattro soldi com'è che non te ne sei accorto prima?" con quel poco di voce che le rimaneva Arya affondò il colpo, ormai ferita nell'anima decise di passare al contrattacco.
A quella domanda Loki rimase impietrito.
Come si permette? Cagna che non è altro, ora vedrà cosa significa prendersi gioco di me!
Il dio con un gesto improvviso lanciò un violento schiaffo contro la donna che, con uno schiocco sordo che rimbombò per tutta la sala, cadde nuovamente a terra.
Portò la mano verso il viso. Sentì lo zigomo bruciarle come un tizzone ardente.
Le lacrime ormai sgorgavano solitarie sul suo volto, il cuore a pezzi.
Vederla stesa al suolo, vulnerabile, lasciò Loki interdetto.
Forse ho esagerato ammise.
Era contrario alla violenza sulle donne? No. Tuttavia la visione di Arya a terra ridotta ad un fascio di lacrime non gli piacque come pensava.
Non era il rimorso ciò che sentiva, piuttosto la delusione. L'unica persona di cui aveva creduto di potersi fidare dopo Frigga l'aveva tradito, circuendolo e ingannandolo.
Che ironia pensò sprezzante. Io, Dio degli Inganni, ingannato a mia volta.
Non disse una parola. Si voltò e se andò dalla sala, lasciando la dama a terra, in lacrime.

***

Quando Arya si riprese, tornata ai suoi alloggi, fu il buio.
Si stese sul letto, strinse a sè uno dei tanti cuscini che lo adornavano e scoppiò a piangere dal nervoso.
Ho combinato un casino.
Non riusciva a smettere di singhiozzare. Tutto intorno a lei aveva cominciato a crollare, le sue certezze, la sua volontà... il suo stesso amore per Loki.
Il dio era veramente, un mostro. L'incantesimo l'aveva solo ammansito, ma ciò non era stato altro che un modo per velare il suo vero essere. Spietato, crudele ed esageratamente orgoglioso.
Come poteva giustificarsi? La sua rabbia era sensata, ma il modo in cui l'aveva trattata e ferita lo aveva messo dalla parte del torto.
Era andata. Ogni piano saltato. Ogni tentativo per rivedere il suo amato Erik ormai era inutile.
Mancavano tre mesi al Ragnarok, lei lo sapeva, e se entro quel tempo non avesse trovato una soluzione sarebbe finita, definitivamente.
Si lasciò abbandonare al sonno, cercando di soffocare i singhiozzi.
Mancava davvero poco tempo, ma lei era una guerriera e, in un modo o nell'altro, una soluzione l'avrebbe trovata.

Mancava davvero poco tempo, ma lei era una guerriera e, in un modo o nell'altro, una soluzione l'avrebbe trovata

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