16. Il diavolo tentatore e la Regina Oscura parte I

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Erano quasi in vetta. Arya si voltò verso il compagno di viaggio che nel frattempo arrancava per raggiungerla.
"Ci siamo!" urlò lei entusiasta. 
Poco lontano si poteva scorgere la Porta Sacra, un'immensa apertura nascosta tra le montagne dove gli Asi si rifugiavano nei tempi antichi in caso di attacco nemico. Ora invece quello spazio veniva utilizzato per allenare i Guerrieri Reali del Regno, nella più completa desolazione. Arya conosceva bene quel posto, insieme a Magnus ci aveva passato anni della sua vita sotto la guida attenta del suo amato padre Vegard. Non lo vedeva ormai da diversi mesi ed era certa che lo avrebbe trovato lì ad allenare le nuove leve.
Magnus la raggiunse ormai esausto "Sono ore che camminiamo" fiatò cercando di sedersi su un grosso masso poco di fianco. Si portò lo zaino sul grembo e cercò la borraccia per bere.
"E' pure finita l'acqua!" si lamentò, rassegnato.
La dama sorrise "Siamo quasi arrivati, presto potrai riposarti e bere quant'acqua vuoi"
Il Guerriero si rialzò riluttante, zaino in spalla e seguì la donna che, nel frattempo, si era già allontanata di molti passi.
Guardò la grossa apertura tra le montagne.
Quanti anni sono passati...

***

Erano trascorsi già tre giorni e di Arya neanche l'ombra. Loki si aggirava irrequieto per la sua camera da letto. Aveva passato le giornate leggendo libri e manuali di magia nera. Ormai ne sapeva una più del diavolo. Aveva anche cercato qualche informazione su Hela ma niente. Il Padre Odino era riuscito ad eliminare qualsiasi informazione che la riguardasse. Come potevano sperare di affrontarla in battaglia se nemmeno sapevano qualcosa di lei? Il loro incontro pochi mesi prima era stato così breve che a malapena se lo ricordava. 

Si trovavano su Midgard in cerca del Padre degli Dei. Loki lo aveva esiliato lì prendendo il suo posto e fingendosi lui, era andato tutto bene finchè Thor non lo aveva scoperto. 
Così lo costrinse a portarlo da suo Padre, in Norvegia dove si trovava. E' stata l'ultima volta che lo avevano visto.
Odino li aveva dolcemente salutati per poi evaporare in una nube dorata e svanire, per sempre.
Erano stati avvertiti che, una volta morto, Hela sarebbe giunta per rivendicare il trono. 
Ma nessuno di loro era consapevole di avere una sorella, tanto meno che si trattasse della stessa Regina Oscura.  
Nel panico più totale erano fuggiti lasciandosela alle spalle.
Loki vide la paura negli occhi di Thor per la prima volta. Si accorse che il nemico che avevano davanti non era comune a tutti gli altri affrontati in precedenza. Quella donna avrebbe decretato la loro fine.
Tuttavia, benchè fossero passati mesi, di Hela non vi era più traccia.
Di quel fatale incontro i fratelli non ne avevano fatto parola con nessuno. Thor specialmente cercava di non pensarci. Quella faccenda lo aveva turbato nel profondo, condividere il sangue con un essere del genere non lo rendeva affatto tranquillo.
Loki rimase sommerso nei suoi pensieri cercando di capire se avrebbe potuto in qualche modo sfruttare la situazione a suo vantaggio. Hela sembrava essere una gran fonte di potere, perchè non approfittarne dunque?

Rimase con lo sguardo perso oltre le vetrate della sua stanza, gli occhi bassi puntati sui giardini di fronte all'entrata principale del palazzo. Osservava i Guerrieri darsi il cambio della guardia, le ancelle scambiarsi segni di consenso tra loro cercando di attirarli a sè. Che vita boriosa quella ad Asgard. Nulla lo esaltava o lo eccitava. Non aveva nemmeno più voglia di infastidire il fratello.
Quando ad un certo punto riconobbe due figure familiari farsi strada tra il viale alberato.
Vide l'armatura scintillante di Magnus risplendere riflettendo i raggi del sole ormai quasi giunto al tramonto. E vide anche Arya, a braccetto, fasciata anch'ella da una splendida armatura e un mantello a seguirla, rosso come il fuoco. Quel quadretto lo trovò disgustoso. Perchè diavolo erano così vicini!? 
Stanco di aspettare, uscì sulla balconata della sua camera, si arrampicò sulla ringhiera di marmo e si gettò nel vuoto. A pochi metri di distanza dal suolo si trasformò in una splendida creatura alata, molto simile ad un corvo. Sorvolò gli interi giardini non perdendo di vista i due guerrieri che quasi erano giunti all'entrata. Li superò maestoso in volo e, una volta davanti, si lasciò cadere riprendendo il suo regale aspetto ed atterrando con maestria sulle gambe, a pochi passi dallo sguardo atterrito dei guerrieri.
La coppia, che era presa da un'animata discussione, si arrestò di colpo. Rimasero a guardarlo con occhi sgranati, terrorizzati.
Lo sguardo del dio era terribilmente nero ed iracondo, li fulminò con una freddezza quasi glaciale.
Li osservò dall'alto in basso. 
Essendo lui un Reale a tutti gli effetti sia Magnus che Arya dovettero inchinarsi in segno di rispetto.
Con un cenno della mano Loki li fece ritornare al loro posto.
"Ti ho aspettata impaziente" esordì rivolgendosi alla ragazza.
Lei stette a fissarlo impietrita, levò il braccio ancora intrecciato a quello di Magnus.
Il dio la invitò ad avvicinarsi, avvolse le dita intorno al mento della donna e le stampò un profondo bacio sulle labbra, non staccando gli occhi dall'uomo.
Il Guerriero rimase a fissare la scena, mortificato. Sentì la rabbia montargli nel petto.
Loki stava rivendicando il possesso di Arya proprio davanti a lui, nel modo più crudele e meschino possibile.
Si staccò bruscamente dalle sue labbra e, cingendola con un braccio in modo quasi violento, lanciò un'occhiataccia maligna verso Magnus cui ricambiò cercando di tenergli testa.
"Se non vi dispiace vorrei riprendermi ciò che è mio" ringhiò scandendo l'ultima parola il più possibile.
Il Guerriero volse l'attenzione verso la donna, le fece l'occhiolino con un sorriso beffardo e si ritirò. Lo aveva fatto apposta per irritarlo, lui giocava in casa mentre Loki di lei quasi non sapeva nulla.
Quel segno di sfida irritò ulteriormente il Principe che, preso dalla rabbia, strinse sempre più forte la presa su Arya, quasi a spaccarle le costole. La Guerriera si divincolò dalla sua morsa prima che il dolore si rivelasse insopportabile e lo allontanò bruscamente.
Loki non disse nulla, rimase a fissarla furente.
"Ma che diavolo ti prende!?" domandò la dama.
"Dove siete stati?" 
"Non sei tenuto a saperlo" 
"Ti ha toccata?" lo sguardo del dio si fece sempre più duro.
"Cosa...?" le parole della donna le morirono in gola.
Loki sospirò irritato. Non doveva chiederglielo. Non voleva che sospettasse qualcosa dei suoi sentimenti. Cercò di calmarsi, Arya lo osservava basita cercando di capire cosa passasse per la testa del dio.
Era stata via tre giorni, sarebbe potuto succedere di tutto tra loro due. E Loki ne sarebbe rimasto all'oscuro. E quell'occhiolino? Che diavolo significava? 
Si ricompose fingendo di non aver mai avuto quella breve discussione con lei.
"Mi piace la tua armatura" non sapeva cosa dire, era in evidente disagio.
Arya non capì questo repentino cambiamento di discorso.
Si limitò a rispondere con un "grazie" cercando di non sembrare troppo sospettosa del comportamento palesemente geloso del dio.
Quando era in presenza di Magnus, Loki aveva sempre un atteggiamento venatorio, come se dovessero contendersi una preda.
Il Principe la prese delicatamente per il braccio tentando di rimediare alla violenza con cui l'aveva afferrata prima. La accompagnò dentro il palazzo nel più completo silenzio.
"Devo mostrarti una cosa" esordì infine.
Arya lo fissò con sguardo interrogativo.
"La tua sorpresa" aggiunse con un mezzo sorriso.

Say my name - LokiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora