18. Erik

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Molti anni prima...

Arya agitò confusamente il braccio destro distendendolo lungo il materasso.
Non fece in tempo ad accorgersi del vuoto di fianco a lei che una voce al fondo della stanza interruppe il silenzio mattutino.
"Non hai una bella cera" Erik la osservava, i capelli biondi scompigliati e il segno del cuscino che ancora solcava lievemente la sua guancia.
Era in piedi poco distante dal letto, a torso nudo e con l'aria di chi la sera prima aveva fatto baldoria.
"Senti chi parla" sorrise Arya cercando di metterlo a fuoco. Era ancora assonnata e faticava a tenere gli occhi aperti, tuttavia riusciva comunque ad apprezzare gli addominali del marito poco distante.
"Mpff" Erik sorrise guardandola in tralice "Non hai dormito abbastanza...?"
"Quasi niente devo dire" rispose la dama cercando di mettersi a sedere. Distese le gambe avviluppate nelle lenzuola e gli gettò un'occhiata quasi famelica "Non che tu mi abbia aiutato a farlo comunque" gli sorrise alludendo alla sera prima.
L'uomo si avvicinò a lei, si inchinò al fianco sinistro del letto dove lei si trovava e, cingendole la mano tra le dita, la sfiorò con le labbra fingendo un inchino formale "E' stato un piacere" rispose trattenendo una risata.
Divertita, Arya, gli tirò una cuscinata addosso facendolo allontanare. 
Scoppiarono entrambi a ridere e presero a lanciarsi i cuscini dai rispettivi angoli della stanza, come due bambini con la smania di giocare.

Era così felice da non sembrarle vero.

Il loro amore era nato per caso, era stato Magnus a presentarle Erik una sera d'estate.
All'epoca Arya era in una squadra differente dai due, di conseguenza non avrebbe mai incontrato il suo futuro marito se non fosse stato per il suo storico amico di infanzia.
Era stato amore a prima vista, come un fulmine a ciel sereno.
Diventarono prima conoscenti, poi amici e poi ancora qualcosa di più.
Dopo poco tempo erano uno nelle braccia dell'altra, ormai consci di aver trovato il loro posto nel mondo. E per Arya Erik quello era, il suo mondo, il suo sconfinato universo.
Tutto ciò che voleva era lì, davanti a lei.
E mai avrebbe creduto, in quello stesso giorno d'inverno, di perderlo. 
Sentire la sua voce, ammirare il suo sorriso, stringerlo tra le braccia per l'ultima volta.

"Dovresti prepararti" disse Erik sventolandole la mano davanti agli occhi interrompendo il gioco.
La stanza era ormai un disastro, ricoperta da lenzuola e cuscini, a fatica si intravedeva il pavimento.
Arya cercò di mettere a posto i capelli scompigliati, erano troppo corti per poterli legare, a malapena le arrivavano alle spalle. 
Sbuffò sconsolata, non c'era verso di domare quella chioma mossa, sembrava un leone colpito da una scarica elettrica.
Erik le cinse una ciocca tra le dita e la portò dietro all'orecchio della dama rivelando i suoi grandi occhi castani.
Si inchinò leggermente per stamparle un lieve bacio sulle labbra incoraggiandola.
Era come una scossa di adrenalina. Quel semplice e casto contatto era bastato per scioglierla del tutto e allo stesso tempo darle una carica enorme.
Si destò cercando di darsi una svegliata e corse a vestirsi lasciando l'uomo dietro di sè.
Erik percorse con lo sguardo la figura longilinea di Arya allontanarsi da lui.
Era terribilmente felice di averla al suo fianco, tanto da poter sentire il suo cuore esplodergli nel petto per la gioia. Come lei non c'era altra cosa al mondo che gli importava se non l'amore che gli stava accanto.

Cercò di rivestirsi, era una giornata importante quella.
Arya trafficava frenetica nell'armadio in cerca di qualcosa che fosse abbastanza elegante da poter indossare alla cerimonia di incoronazione.
Non aveva mai assistito a nulla del genere in vita sua e, oltretutto, erano rari i momenti in cui si poteva vedere la famiglia reale al completo e non se lo sarebbe perso per nulla al mondo.
"E' ingiusto che tu possa assistere alla cerimonia mentre io no!" sbuffò Erik dall'altra parte della stanza cercando di districarsi tra alcune cinghie della sua armatura.
Arya rise sotto i baffi "Non è colpa mia se sei di turno oggi!"
"Si ma non è nemmeno colpa mia!" ribattè sbuffando.
"Trovato!" la dama lo ignorò completamente, era troppo presa dall'ammirare il suo abito.
Non lo aveva ancora mai indossato e quella le sembrò l'occasione adatta per sfoggiarlo per la prima volta.
Corse in bagno il più in fretta che poteva. Mancava poco all'incoronazione e loro erano già in ritardo.
Cercò di infilarsi la veste di fronte alla specchiera sopra ai lavandini, ma poco prima di coprire il ventre si fermò.
Posò una mano sulla pancia e rimase a guardarla per un tempo indefinito.
Qualunque cosa c'era dentro di lei la stava colmando di gioia.
Lo aveva scoperto pochi giorni prima, non lo aveva ancora detto a nessuno, voleva che Erik fosse il primo in assoluto a saperlo.
Si accarezzò il ventre chiedendosi come sarebbe stato loro figlio una volta nato.
Avrebbe avuto gli occhi azzurri del padre? O quelli castani della madre?
Alla fine non le importava, ciò che contava invece è che lo avrebbero amato come nient'altro al mondo.
Arya era impaziente di dare la grande notizia al compagno, tuttavia stava temporeggiando.
Voleva dirglielo la sera stessa dopo la cerimonia, così avrebbero approfittato dei festeggiamenti per annunciarlo a tutti i loro amici e parenti, insieme.
Si prospettava una giornata meravigliosa insomma.
La sua eccitazione era incontenibile.

Finì di vestirsi e tornò nella camera da letto dove Erik era ormai pronto.
"Hai finito? Siamo già in ritardo!" la redarguì cercando di trascinarla fuori dalla porta.
"Arrivo, arrivo!" la dama gli corse incontro prendendolo per mano.
Lui le sorrise di ricambio e si incamminarono all'evento, uno di fianco all'altro, per l'ultima volta.


Arrivati alla sala principale Erik sciolse la mano da quella di Arya, le si parò di fronte e la baciò.
Questa volta fu un bacio profondo, passionale. Era felice e cercava di comunicarglielo in ogni modo possibile.
"Divertiti, miraccomando" disse infine con un sorriso malinconico.
"E' un peccato tu non possa venire" ammise la dama tristemente.
"Lo so amore...ma qualcuno deve pur stare di guardia alle segrete mentre tutto il Regno è presente all'incoronazione, no?" cercò di consolarla "E poi dai, stasera potrò unirmi alla festa con voi" concluse tirandole un buffetto sulla spalla.
Arya annuì rassegnata.
"Ti amo" sussurrò.
"Ti amo anch'io piccola" Erik si sciolse in un sorriso e le diede un ultimo piccolo bacio prima di andare.
La ragazza lo vide allontanarsi fiero verso le segrete, era un peccato che non potesse assistere alla cerimonia.
Sospirò cercando di ricomporsi ed entrò nella sala cerimoniale, dove l'evento avrebbe preso luogo.
Era talmente immensa che poteva letteralmente accogliere quasi tutto il Regno, c'erano tutti, guerrieri, cittadini, mercanti, curatori, ancelle ecc. ecc.
La folla trepidava dall'agitazione.
Non vedevano l'ora di veder entrare il Principe Thor per essere incoronato.
Al fondo della sala il Padre degli Dei sedeva al Trono dorato tenendo lo Scettro Reale ben stretto in una mano. Al suo fianco la Regina Frigga in uno splendido abito giallo come il sole e al seguito il fratello minore del Dio del Tuono, Loki. 
Arya non sapeva veramente nulla di lui. Sembrava gracilino e pallido, non dava l'idea di essere un principe nè tanto meno di essere un dio. Eppure era lì, al fianco della Madre e di Odino, probabilmente era lui a voler essere incoronato quel giorno...
La dama prese posto a poche file distante dal Trono, cercando di vedere attraverso le decine di persone davanti a lei. 
Ad un certo punto un'assordante musica inondò la sala annunciando l'arrivo del futuro Re.
Thor fece la sua scenica entrata, sfoggiando un'armatura scintillante e facendo roteare il suo Mjolnir come se fosse leggero come una piuma.
Era tutto sorridente e spavaldo, un po' troppo pieno di sè.
Percorse il lungo tappetto rosso regalando sorrisi al popolo, specialmente ad alcune ancelle che poco distante urlavano cercando di attirare invano la sua attenzione.
Si atteggiava come se già portasse la corona in testa, non molto nobile per essere il futuro Sovrano di Asgard.
Odino lo osservava avvicinarsi al suo cospetto, impassibile. Non accennava mezzo sorriso al contrario della Regina Frigga che guardava il primogenito con ammirazione.
Loki al contrario non sembrava particolarmente propenso a gioire della cosa.
Quando il Tonante fu ai piedi dei gradini che portavano al Trono Reale si inchinò, ancora sorridente, come se tutto ciò che succedeva intorno a lui fosse un gioco.
Il Padre degli Dei dunque si alzò, il suo occhio fisso sul Principe che non accennava a smettere di sorridere, sembrava non prendere con serietà quel momento cruciale della sua vita.
Il Re cercò di ignorare questo comportamento infantile e cominciò a parlare seguendo ogni singolo passo che la cerimonia tradizionale richiedeva.
Quando finalmente giunse il momento che tutti aspettavano, un boato assordante interruppe le parole del Padre facendo calare un silenzio glaciale per tutta la sala.
I cittadini cominciarono a guardarsi intorno allarmati, non si capiva da dove fosse giunto quel frastuono.
Ma Odino lo aveva capito eccome e non aveva un buon presentimento.
Interruppe la cerimonia, lo sguardo duro e la mascella serrata rivelarono la sua sempre più crescente preoccupazione.
"Qualcuno è entrato" fu tutto ciò che riuscì a dire rivolto a Thor che, nel frattempo, si era rialzato per assistere il Padre.
"Voi, alle segrete, immediatamente!" ordinò ai guerrieri vicini a lui.
A quelle parole ad Arya si gelò il sangue.
Che significa alle segrete? Cosa diavolo sta succedendo!?
Il cuore cominciò a batterle all'impazzata.
Erik era là, se gli fosse successo qualcosa?
Odino ormai si era dileguato con al seguito un numero indefinito di guardie e i suoi due figli.
Un colpo fece vibrare tutta la sala ed un rumore metallico l'attraversò come una scossa elettrica.
Arya conosceva quel suono.
Il Padre degli Dei aveva evocato il Distruttore, un mostruoso gigante d'acciaio a guardia delle segrete che veniva attivato grazie allo Scettro Reale solo in caso di estrema necessità.
E dal momento che non era stato utilizzato per decenni significava che la situazione era ben più grave del previsto.
La Regina Frigga cercava nel frattempo di calmare il suo popolo indirizzandolo verso le uscite di sicurezza.
Arya venne travolta dalla folla, cercò invano di uscirne ma si ritrovò scaraventata fuori dalla sala.
Non c'era tempo, doveva correre immediatamente dal suo compagno. La sola idea che gli fosse accaduto qualcosa la dilaniava nell'anima.
Cercò di rassicurarsi pensando a non fasciarsi la testa prima del tempo ma era troppo difficile, poteva essere già tardi.
Con uno scatto fulmineo si divincolò dalla folla di persone che la attanagliava e corse a più non posso verso le segrete utilizzando uno dei corridoi secondari predisposti in caso di emergenza.
Un gruppo di Guerrieri la superò, era impensabile correre con quel vestito e con i tacchi.
Dovette togliersi le scarpe e alzare lo strascico della veste per poter correre più veloce lungo il pavimento di freddo marmo che portava ai sotterranei.
Non doveva trovarsi lì, specialmente senza armatura e senza armi con cui difendersi.
Ma la sola idea di lasciare Erik in mezzo a quel casino era insopportabile.
Si buttò di getto nelle segrete e lo spettacolo che le si parò davanti fu straziante.

Decine di Guerrieri erano impegnati a contrastare un esercito di Jotun che, non si sa come, era riuscito a penetrare la sicurezza asgardiana irruendo nella sala dei tesori per, probabilmente, rubare qualcosa.
Qualcosa...
Ci volle un istante solo che la donna capì perchè si trovavano lì.
Lo Scrigno degli Antichi Inverni!
Ma certo! Per quale altro motivo i Giganti di Ghiaccio dovrebbero trovarsi qui? Quell'affare è un contenitore di energia negativa altamente congelante, se non sbaglio apparteneva proprio al Re di Jotunheim prima che Odino se ne impossessasse. E' la fonte del potere di Laufey, è palese che ora voglia riprendersela...

Say my name - LokiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora