12. Il Principe Ingannatore

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Dopo quel breve incontro con Magnus, Arya si congedò tornando ai suoi alloggi, sperando di poter vedere Felaria il giorno successivo.
Quando si rialzò la mattina dopo il profumo dell'uomo era ancora su di lei. Sapeva di buono e la rasserenò al pensiero della sera prima.
Con lentezza si alzò dal letto per rivestirsi e, una volta pronta, uscì e con passo deciso si diresse all'armeria.
Per essere mattina presto c'era già una gran vita a palazzo, i cittadini erano stati avvisati della futura trasferta proprio poche ore prima e avevan tutti iniziato a prepararsi all'evento. Benchè mancasse un mese e benchè al popolo fosse stato chiesto di lasciare la propria casa, sembrava che ciò non tormentasse molto l'animo degli Asi ma anzi, che la prendessero quasi come una lunga vacanza.
Tutto sommato era comprensibile preferissero cambiare casa che morire di lì a breve.
Arya tuttavia era preoccupata. Avrebbe dovuto avvisare Hela della cosa o i suoi piani sarebbero saltati. Il problema era che non c'erano missioni su Midgard in vista e oltretutto ai Guerrieri non era consentito l'uso del Bifrost a piacimento.
L'unico modo per andare sulla Terra era attraverso uno dei passaggi segreti presenti ad Asgard, ma l'unico a conoscerli era proprio Loki. Non era un caso che Hela le avesse ordinato di farlo innamorare di lei. Conquistando la sua fiducia avrebbe potuto scoprire l'ubicazione di questi passaggi e permettere ad Hela di giungere nel Regno senza che Heimdall la potesse vedere.
Ma ora si trovava nella peggiore delle situazioni. L'unico modo per impedire che i cittadini lasciassero Asgard era di distruggere il Bifrost... ma quale pazzo avrebbe fatto una cosa del genere con gli occhi del Guardiano addosso?
Un momento! Loki, lui farebbe una cosa del genere! esclamò.
Se prendessi le sue sembianze potrei distruggere il Bifrost, a quel punto chiuderebbero lui in prigione al mio posto... potrebbe davvero funzionare.
L'idea le sembrò geniale tutto subito ma dovette ammettere a se stessa che, una volta distrutto il Bifrost e buttato nuovamente in galera Loki non avrebbe più potuto mettere piede su Midgard nè tantomeno farsi svelare dal dio i passaggi segreti per permettere alla Regina Oscura di entrare.
Non era fattibile.
E se prendessi l'aspetto di un altro? pensò.
Ma non sarebbe credibile che un guerriero, un cittadino o qualsiasi altro distruggesse il Portale... dovrebbe essere qualcuno di sospettabile, qualcuno che ne caverebbe qualcosa da questa situazione...
I suoi pensieri furono bruscamente interrotti quando si trovò davanti all'armeria. Era così presa dalle sue macchinazioni da non essersi nemmeno accorta di essere arrivata a destinazione.
Svuotò la mente ed entrò.
Quando fu nella sala principale si diresse verso gli spogliatoi femminili dove sperava di trovare Felaria come ogni mattina.
Si mise a cercare tra le tante teste che affollavano la stanza ma non riuscì a scorgere l'amica.
Si rivolse ad una ragazza dietro di sè: "Ehy senti, hai per caso visto Fel?" chiese.
"E' partita stamattina presto in missione" rispose la donna.
"Per dove?" domandò agitata.

"Non ne ho idea, so soltanto che era una cosa lunga e non tornerà prima della settimana prossima".
Arya sbiancò.
Non era la prima volta che succedeva, le missioni dell'ultimo minuto erano all'ordine del giorno e ormai la dama era abituata a non vedere l'amica anche per diversi giorni.
Ma era il momento meno indicato per ritrovarsi da sola, questa faccenda delle Terme sembrava urgentissima.
Sospirò, rassegnata.
Qualunque cosa sia la saprò chissà quando pensò.
Il nervosismo la prese improvvisamente, sentì quasi mancare il fiato, cercò di uscire dagli spogliatoi il più veloce possibile e, una volta fuori dalla porta, si lasciò cadere sul pavimento con la schiena contro il muro.
Era un attacco di panico, tutto intorno a lei girava come se si trovasse su una giostra.
Si prese la testa tra le mani e cercò di calmarsi. Si concentrò sul suo respiro contando ogni espirazione per un intervallo di tempo che sembrò infinito.
"Arya, tutto a posto?" una mano le sfiorò il braccio.
Alzò leggermente la testa e trovò Magnus, accovacciato davanti a lei, a fissarla.
"Stai ancora male per ieri vero?" chiese.
La guerriera annuì, sentì un nodo stringerle la gola.
"Va bene dai, alzati, ti porto fuori" disse l'uomo e la sollevò con le braccia. Aveva una forza davvero incredibile, la alzò senza il minimo sforzo come se fosse una piuma.
La aiutò a rimettersi in piedi e la scortò fuori, su di una delle tante terrazze del palazzo.
Il sole picchiettava caldo sul pavimento di pietra, l'aria era calda e un vento leggero soffiava sul loro viso.
"Mmh" Arya cercò di dire qualcosa ma sembrava che il mondo non avesse ancora smesso di girare intorno a lei.
Magnus la fece sedere su di una panchina e, tenendole la schiena dritta con un braccio, cercò di farla rinsavire. Era pallida come un cencio e sembrava dovesse vomitare da un momento all'altro.
"Ma hai bevuto ieri sera?" domandò l'uomo in tono apprensivo.
"Ecco questa sarebbe stata una buona idea, comunque no" riuscì a dire Arya con un sorriso stentato.
"Vuoi dell'acqua? Vuoi che chiami un curatore?" Magnus sembrò sempre più in ansia.
"No no no, sto bene, ora mi passa" affermò la dama rassicurandolo.
Stettero in silenzio per un po' finchè le guance di Arya non ripresero il loro tipico colorito roseo.
L'uomo tirò un sospiro di sollievo.
"Mi hai fatto preoccupare" disse.
"Mi dispiace, è un periodaccio, non devi farlo per forza, davvero" Arya si sentì mortificata.
"Figurati, per me è un piacere, lo sai... ma se vuoi risolvere questo problema forse è meglio che ne parli con qualcuno" concluse.
"Fel non c'è" si lamentò la ragazza.
"Oh... vuoi parlarne con me?" esitò Magnus.
Arya lo guardò. Non aveva mai parlato con lui dei suoi problemi, delle sue cose private in generale. Non c'era una ragione apparente solo che essendoci sempre stata Felaria non c'era motivo di coinvolgere anche lui.
Sospirò molto lentamente per poi riprendere fiato e cominciò a spiegare all'amico di aver stregato Loki per amore, omettendo determinati particolari per evitare di rivelargli la verità su di lei e su ciò che stava architettando con Hela.
Dopo quella breve ma intensa spiegazione, Magnus parve molto confuso.
"Non sei mai arrivata a tanto" osservò.
"Insomma è ovvio che quello lì non è in grado di provare amore per altri se non per sè stesso, ma arrivare a stregarlo, diavolo Arya, sei stata veramente avventata. Avrebbe potuto ucciderti lo sai questo!?" l'uomo la redarguì. Abbassò il colletto della veste della dama e, rivelati i segni della violenza di Loki, trasalì.
La rabbia cominciò a montargli nel petto, il suo volto si incupì. Non era solo gelosia quella ma anche desiderio di rompergli il naso, qualunque cosa che mettesse i conti in pari per averle fatto un male del genere.
Sentì il sangue ribollirgli in corpo, si alzò di scatto lasciando Arya sulla panchina e si mise la mani dietro la testa cercando di calmarsi.
La ragazza restò immobile a guardarlo. Sapeva cosa gli passava per la mente, ma era anche consapevole che qualunque cosa avrebbe detto di lì in poi non sarebbe bastata a fermarlo.
"Io giuro che lo riempio di botte!" ringhiò Magnus passeggiando avanti ed indietro nell'inutile tentativo di placare la rabbia.
Arya tirò un altro sospiro, rassegnata.
Era già abbastanza nei guai con Loki, ci mancava anche che Magnus lo riempisse di cartoni.
Non che lo credesse possibile dopotutto, ci sarebbe stato un divario enorme tra un comune Guerriero di Corte e il Principe Dio in persona.
Mentre Arya si faceva trasportare dalle sue elucubrazioni, Magnus si bloccò di colpo, lo sguardo rivolto verso qualcosa o qualcuno dietro di lei.
La dama si voltò e trovò un Guerriero Reale fissarla dall'alto della sua imponenza. Il scintillio dell'armatura sotto i riflessi del sole quasi l'accecò e con fatica si alzò cercando di guardare l'uomo di fronte a lei.
Il Guerriero le porse un messaggio, in carta abilmente ripiegata, che portava il sigillo reale al suo centro. Senza proferir parola quindi, l'uomo fece un breve inchino e si congedò, lasciando Arya e Magnus con una faccia apparentemente confusa in mezzo alla terrazza.
I due si guardarono brevemente e, tornati a sedere, aprirono la lettera indirizzata alla dama.

Say my name - LokiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora