You are everywhere

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LOUIS

Le parole di Harry, quel "Lou, c'è tuo padre", avevano messo fine a quella che poteva essere la giornata perfetta. Ma la perfezione probabilmente, era solo un concetto tanto astratto quanto irraggiungibile. E lo avevo capito, lo avevo capito benissimo. Troy aveva spezzato in un secondo la serenità in cui mi crogiolavo da giorni. Si era presentato a casa mia senza essere stato minimamente invitato, aveva avuto la faccia tosta di bussare alla mia porta come se niente fosse, pensando di avere ancora qualche diritto su di me. Ma si sbagliava. Erano passati i tempi in cui provavo per lui un affetto sincero e smisurato, nella mia testa, la figura del padre aveva smesso di ricoprirla parecchi anni prima. E la colpa era sua, solo e soltanto sua. Il pensiero di lui di nuovo nella mia vita mi rendeva terribilmente nervoso. Non volevo che vedesse casa mia, quel posto che ormai aveva un valore aggiunto anche grazie alla presenza di Harry, non volevo che s'interessasse alla mia vita, ai miei studi, ai miei amici, ma soprattutto non volevo che conoscesse Harry. Era mio e basta. Era una parte della mia vita che non ero pronto a condividere. Non volevo che giudicasse il nostro rapporto ferendo magari i sentimenti di Harry, solo perché lui non accettava il rapporto tra due uomini. Harry era troppo sensibile per assistere al veleno che Troy avrebbe potuto sputare, era troppo innocente per comprendere la freddezza delle sue parole. Ma ormai non c'era via d'uscita, non potevo fare niente per evitarlo.
Aprii il comodino vicino al letto e indossai un paio di boxer puliti, recuperai i pantaloni di una tuta e una maglietta a maniche corte, sospirai cercando di calmarmi, prima di uscire dalla stanza. Attraversai il corridoio con i battiti del cuore accelerati. Avere Troy in casa non avrebbe portato a niente di buono, ne ero sempre più convinto. Avevo evitato quell'incontro per anni ma poi inevitabilmente c'ero finito di nuovo dentro. Ero stato di nuovo risucchiato da quel vortice che era la parte più buia, quella più nascosta, della mia famiglia. Lottie aveva cercato di avvertirmi, ma poi ero stato così preso da Harry da dimenticare completamente quanto potesse essere testardo mio padre. E alla fine l'aveva fatto davvero. Era venuto sul serio a cercarmi.
Arrivai in salotto e vidi Troy seduto sulla poltrona vicino al divano, mentre con la coda dell'occhio notai Harry riempire un bicchiere d'acqua. Era sempre così fottutamente gentile con tutti anche sapendo quanto fosse stato stronzo mio padre. Era la sua natura, non c'era niente da fare, Harry era la persona meno ostile del mondo. E poi era solamente in mutande. Cristo, non si vergognava proprio di niente, nemmeno di presentarsi con solo i boxer addosso davanti ad una persona molto più grande di lui. Mi schiarii la voce per avvertire della mia presenza.
"Louis... ciao..." disse Troy, alzandosi e venendomi incontro.
"Che ci fai qui? Perché sei venuto?" chiesi subito, fermando l'avanzata dei suoi passi.
Harry arrivò un secondo dopo, poggiando il bicchiere d'acqua sul tavolino vicino alla poltrona.
"Volevo parlarti" continuò Troy, risedendosi e passandosi le mani tra i capelli.
Era cambiato in tutti quegli anni. Delle rughe comparivano sul suo viso e i capelli si erano leggermente allungati. Gli occhi però, erano sempre gli stessi. Quel particolare tratto del suo viso stava sempre lì a ricordarmi cosa avessi ereditato da lui. Lo sguardo di ghiaccio che avevamo in comune mi legava a lui, sembrava ricordarmi costantemente che fossi suo figlio.
"Io non ho nulla da dirti" risposi, tenendo la testa bassa
Se ne doveva andare, se ne doveva andare al più presto da casa mia e lasciarmi in pace.
"Louis, per favore... vorrei solo che mi ascoltassi... mi piacerebbe fare due chiacchiere con te..." continuò lui, sorseggiando il suo bicchiere d'acqua.
"Ok... cinque minuti, non uno di più... abbiamo da fare" accettai, pentendomene un secondo dopo.
Eppure la curiosità di sentire cosa avesse da dirmi mi aveva spinto ad accettare nonostante tutto il risentimento che provavo nei suoi confronti.
"Possiamo... possiamo parlare da soli?" domandò, indicando Harry con un cenno della testa.
"Sì... sì... io... vado in camera, Lou" rispose Harry, pensando che la richiesta di Troy fosse valida anche per me.
"No... lui resta" dissi invece, guardando direttamente Harry e cercando la sua approvazione.
Sapevo che non mi avrebbe mai negato l'opportunità di averlo vicino, sapevo che aveva acconsentito a farsi da parte solo perché pensava che probabilmente anch'io avessi bisogno di stare solo con mio padre. Ma si sbagliava. Volevo averlo vicino. Volevo egoisticamente che restasse accanto a me. Harry aveva lo strano potere di calmarmi con un solo sguardo o con una carezza, e poi non volevo affrontare tutto quello da solo. Avevo bisogno della mia ancora di salvezza, del mio porto sicuro.
"Oh... ok... come vuoi... pensavo solo che preferissi avere un po' di privacy, tutto qui..." rispose Troy, visibilmente imbarazzato.
Mi misi seduto sul divano, per poi "Non ho nessun segreto con Harry" chiarire, prendendo mio padre alla sprovvista. Probabilmente pensava che avessi tenuto per me tutta la storia del suo abbandono, non poteva immaginare che Harry invece sapesse tutto, nei minimi dettagli. Ma d'altronde non poteva immaginare il rapporto così viscerale che mi legava ad Harry, anche se forse, vederlo aprirgli la porta in boxer, poteva avergli messo qualche dubbio. Magari pensava che era qualcuno con cui andavo a letto, niente di più.
Harry mi sorrise, si abbassò per baciarmi la testa e disse "Mi vado a mettere qualcosa addosso, torno subito" scompigliandomi i capelli con una carezza.
"Quindi... è un tuo amico o qualcosa del genere?" chiese Troy, quando Harry andò a vestirsi.
Risi all'istante guardando la faccia sconvolta di mio padre. Pensava sul serio che fosse un mio semplice amico? Anche dopo averlo visto praticamente quasi nudo? Probabilmente stava solo cercando di capirci qualcosa, stava tentando di mettere insieme i pezzi dimostrando interesse per me.
"Harry è il mio ragazzo, il mio migliore amico e la persona con cui vivo da quando ho lasciato casa" spiegai, riassumendo il tutto molto velocemente.
"Oh... pensavo fosse solamente... non importa" cercò di spiegare lui, fallendo miseramente.
Probabilmente non si aspettava che fosse una cosa così seria, per questo abbassò la testa e arrossì leggermente.
Harry tornò dopo poco, sedendosi vicino a me, mantenendo comunque una certa distanza. Non sapeva, giustamente, che avessi detto a Troy di avere una storia con lui, quindi si limitava a starmi affianco senza esagerare, ricoprendo il ruolo dell'amico e non del fidanzato.
"Cos'hai fatto in questi anni Louis? Come te la sei cavata?" iniziò a chiedere mio padre.
Mi sembrava tutto così surreale, tutto così dannatamente strano. Come poteva interessarsi alla mia vita? Come poteva pretendere di sapere come me la fossi cavata dopo avermi allontanato?
"Vuoi davvero che ti riassuma tutti gli anni passati? Potrei metterci delle ore visto che non ci vediamo da secoli" risposi, non potendo trattenermi.
Troy mi faceva innervosire, riportava a galla il periodo più grigio della mia vita, tutti quei momenti di merda che avevo passato grazie a lui.
"Io... volevo solo sapere... immagino che non sia stato semplice" ribatté lui, mortificato.
A quel punto esplosi "E' stata una merda, ecco com'è andata... è stato tutto una merda fin quando non mi sono trasferito qui. Dopo le cose sono iniziate ad andare meglio..."
Harry mise una mano sul mio ginocchio, stringendolo appena. Stava cercando di calmarmi, stava tentando di infondermi sicurezza.
"Io... mi dispiace per tutto, Louis... se potessi tornare indietro, probabilmente..." disse Troy, ma lo fermai all'istante "Ma non si può... dovevi pensarci prima."
Ripensare al passato scatenava in me sempre emozioni contrastanti. Da una parte c'erano i ricordi orribili, dall'altra l'orgoglio verso me stesso per esserne uscito fuori.
"Lo so, purtroppo... volevo solo che sapessi che mi dispiace" continuò lui, scusandosi ancora.
Pensava di venire a casa mia e risolvere le cose con un semplice scusa? Bhé si sbagliava di grosso.
"Ti dispiace così tanto che sei venuto qui dopo anni di silenzio... certo, davvero credibile come cosa... fammi il piacere, vattene... ne ho già abbastanza" affermai, alzandomi dal divano pronto ad aprirgli la porta di casa.
Harry si alzò e mi raggiunse. Posò le mani ai lati della mia faccia e parlò "Lou, guardami.... Ti devi calmare", carezzando coi pollici le mie guance.
Mi abbandonai a quei tocchi piegando la testa per godermi maggiormente quelle attenzioni, per poi "Come faccio a calmarmi? Non riesco a sopportarlo, sta dicendo solo un mucchio di stronzate... mi sono stancato di essere preso per il culo da lui... non lo voglio qui" dire, alzando lo sguardo ed incontrando i suoi occhi.
Mio padre era rimasto seduto sulla poltrona, distante abbastanza da non sentire la mia conversazione con Harry. Ogni tanto lo vedevo alzare la testa e guardare nella nostra direzione, riabbassandola subito dopo. Almeno aveva avuto la decenza di lasciarci il nostro spazio.
"Fallo parlare, Lou... senti quello che vuole dirti, poi sarai libero di sbatterlo fuori casa, ma almeno ascoltalo...." continuò a dirmi Harry, per poi "Quando sarai stufo di ascoltarlo lo accompagnerò personalmente fuori la porta, te lo giuro... ma almeno provaci... e poi ci sono io con te, possiamo affrontarlo insieme" concludere, con un sorriso.
Sorrisi anch'io di rimando, alzandomi sulle punte e baciandolo a fior di labbra. Restai più del dovuto attaccato alla sua bocca e poi sospirai quando riappoggiai completamente i piedi per terra.
"Va bene, ci provo. Grazie Haz" dissi, prendendogli la mano, tornando poi a sedermi sul divano con lui accanto.
"Che sei venuto a fare? Qual è il motivo preciso?" domandai a Troy, che restò completamente spiazzato dal mio ritorno.
"Vorrei che venissi qualche giorno da me... Vorrei passare un po' di tempo con te... mi farebbe piacere farti conoscere la mia famiglia, farti vedere dove lavoro... vorrei ricominciare da capo" spiegò, deglutendo a fatica.
Ricominciare da capo? Cancellare tutto quanto? Non potevo, nel modo più assoluto.
"Non posso, non ci riesco" dissi infatti, dando voce ai miei pensieri.
"Louis, per favore... potete venire insieme, se vuoi... se può aiutarti, puoi portare anche lui..." continuò lui, quasi pregandomi.
Certo, l'idea di portare Harry con me non faceva sembrare la cosa così terribile, almeno non quanto realmente poteva essere andando da solo.
Ma Harry era pronto? Avrebbe voluto accompagnarmi? Non potevo prendere decisioni al posto suo.
"Io... ci penserò... ho bisogno di parlarne prima con lui" risposi, stringendo maggiormente la mano di Harry.
Non potevo metterlo di fronte ad una decisione già presa, nonostante sapessi quanto Harry tenesse a me, non potevo prendermi il lusso di decidere anche per lui solo per sentirmi meglio.
"Sì, sì... va bene... tutto il tempo che vuoi... io posso aspettare, sul serio" disse mio padre, con un sorriso sulle labbra, il primo che gli avevo visto fare da quando era entrato.
Troy si alzò dalla poltrona, passandosi le mani sulle cosce per stirarsi i pantaloni spiegazzati del completo che indossava.
"Bene, io... ero venuto qui per questo. Adesso vado... spero di vederti presto, Louis" concluse lui.
Mi alzai anch'io, seguito da Harry, per poi "Ok... ciao" rispondere, totalmente imbarazzato.
La sua visita era stata breve, ma ugualmente capace di sconvolgermi. Non ero ancora pronto a definire il mio stato d'animo, probabilmente sarebbe venuto tutto a galla una volta chiusa la porta alle sue spalle.
"Mi piacerebbe avere il tuo numero di telefono... vorrei sentirti, se ti fa piacere..." continuò a dire Troy, tirando fuori il cellulare dalla sua tasca.
"Ok" risposi solamente, dettandogli il mio numero.
"Grazie ancora" concluse, prima di avviarsi verso la porta.
"Aspetti, l'accompagno" propose Harry, sciogliendo la mano dalla mia, seguendo mio padre.
A me naturalmente quella brillante idea non era venuta in mente. Harry invece era un padrone di casa così educato che non mi stupii per niente. Si allontanarono e raggiunsero la porta. Harry l'aprì ma poi sentii mio padre parlare "Ti ringrazio. Non so quello che gli hai detto per riuscire a convincerlo ad ascoltarmi prima, ma te ne sono infinitamente grato."
Dal salotto riuscivo a sentire perfettamente la loro conversazione, per questo riuscii a capire anche la risposta di Harry "Non ce n'è bisogno, non ho fatto nulla in realtà."
"Invece sì... Louis mi avrebbe cacciato se non fosse stato per te. Ho visto come ti guarda, ho visto quanto ci tiene e ho visto come ti ascolta. Quindi grazie... grazie per avermi dato la possibilità di parlare di nuovo con mio figlio" disse Troy, girandosi per uscire definitivamente.
Prima di incamminarsi però, si voltò di nuovo per "Non farlo soffrire, Harry. Non se lo merita" concludere
Harry abbassò la testa guardandosi la punta dei piedi nudi, rassicurandolo "Non ne ho nessuna intenzione, mi creda. Ci tengo a lui."
Mio padre uscì definitivamente dalla porta di casa mia solo qualche secondo dopo.

Love will conquer all - Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora