Only with you

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LOUIS

"Lo stiamo facendo davvero?" chiesi ad Harry, dopo aver messo in moto e aver svoltato l'angolo di casa nostra.
"Sì, Lou... ne abbiamo già parlato. Stai tranquillo, andrà bene" rispose lui, spegnendo lo stereo.
"Come fai a dire che andrà bene? Sto per passare un'intera giornata con mio padre e in più, sto per conoscere la sua nuova famiglia... mi sento tremendamente in colpa nei confronti di mia madre" dissi, fermandomi ad un semaforo rosso.
Harry come al solito, era riuscito a convincermi ad andare da Troy nel weekend. Ne avevamo parlato fino allo sfinimento, ma alla fine avevo ceduto. Harry mi aveva detto che avrei dovuto combattere le mie paure e le mie insicurezze, e mi era sembrata una buona idea in quel momento. Però, quando a dividermi da quella realtà erano rimaste soltanto poche ore di macchina, mi resi conto di non essere pronto per niente. L'ansia che mi stringeva la gola era quasi opprimente, così com'era opprimente l'idea di star facendo un torto a mia madre. Le avevo raccontato per telefono di Troy e della sua visita, e poi gli avevo comunicato che sarei andato da lui il giorno successivo. Lei mi era sembrata piacevolmente sorpresa, d'altronde aveva cercato in tutti i modi di ricucire lo strappo nel rapporto tra me e mio padre. Nonostante le sue parole però, ero comunque convinto di tradirla.
Con quale faccia le avrei raccontato di aver conosciuto la famiglia che Troy si era costruito dopo averci abbandonato? Con quale coraggio l'avrei guardata negli occhi?
"Lou, tua madre è dalla tua parte, capirà le tue scelte, ne sono sicuro" disse Harry, ridestandomi dai miei pensieri.
"Tu non pensi che io sia una persona orribile? Non pensi che io sia solamente un'egoista?" domandai, sfrecciando per le strade di Londra.
"Non lo penso affatto... ma probabilmente sono di parte per esprimere un giudizio oggettivo" replicò Harry, accarezzandomi una gamba.
"Stupido" mormorai, non potendo evitare di sorridere.
"E' vero... sono innamorato di te quindi non riesco a vedere le cose con chiarezza. Sei il mio ragazzo, non potrei mai pensare niente del genere" rispose lui, ridendo di gusto.
Harry aveva la capacità di strapparmi un sorriso in qualunque circostanza, era incredibile.
"Lou, seriamente... tua madre è una persona intelligente e ti ama da morire. Capirà le tue scelte, stai tranquillo" continuò a rassicurarmi lui.
Da quel momento in poi, parlammo di tutt'altro. Vidi Harry impegnarsi seriamente per non farmi pensare a quello che avrei dovuto affrontare. Ed era anche riuscito a distrarmi, almeno fino a quando non arrivammo a pochi passi dal luogo in cui ci aspettava mio padre.
Quando lo vidi, non potei fare a meno di respirare a fondo. Stavo per iniziare un nuovo capitolo della mia vita, e dipendeva soltanto da me decidere di portarlo avanti o chiudere definitivamente col passato.
Quella giornata, in un modo o nell'altro, mi avrebbe inevitabilmente schiarito le idee.
Ero pronto a far rientrare mio padre nella mia vita? Ero pronto a superare tutto quello che era accaduto anni indietro? Ero pronto a perdonarlo e a ricominciare da capo?
Erano quelle le domande che continuavano a frullarmi in testa, erano quelle le domande a cui avrei dovuto dare una risposta definitiva.
C'avevo messo un bel po' di tempo a lascarmi scivolare addosso la delusione che avevo visto negli occhi di Troy, avevo impiegato ancora più tempo a liberarmi della sensazione di essere sbagliato, della convinzione di essere io il problema. Eppure alla fine avevo capito. I pregiudizi delle persone mi avevano fatto comprendere che la colpa non era mia. Essere attratto dagli uomini, non era stato un qualcosa che avevo potuto controllare, che avevo potuto evitare. E non c'era niente di male, non era niente di così terribile ed insuperabile. La mia storia con Harry ne era la prova perché mai al mando sarei arrivato a pensare di star facendo un errore. Essermi innamorato di lui era stata forse, la cosa migliore che mi era capitato nella vita, quindi come poteva non essere giusto? Come poteva creare problemi?
Con Harry ero me stesso al 100%, non avevo filtri, non avevo maschere, ero solamente io, quella persona spensierata che probabilmente mio padre aveva portato via.
"Sei pronto?" mi sentii chiedere da Harry, quando parcheggiai la macchina.
Vidi mio padre aspettarci sulla parte opposta della strada, con un sorriso radioso sulle labbra.
"Spero di sì" risposi incerto deglutendo, slacciandomi poi la cintura di sicurezza.
"Lou, andrà bene... poi ci sono io con te. Lo affronteremo insieme, ok?" continuò a dire lui, prima di sporgersi e lasciarmi un bacio a fior di labbra.
Annuii e scesi dalla macchina, mentre Harry faceva lo stesso. Aspettai che mi raggiungesse e poi intrecciai le mie dita alle sue. Avere un contatto diretto col corpo di Harry mi rendeva sempre un po' più tranquillo, per questo non esitai un minuto di più ad intrecciare le nostre mani. Avevo bisogno di sentirlo vicino anche fisicamente, avevo bisogno di toccarlo. Lui non obiettò, anzi, sorrise ed iniziò a camminare verso la figura di mio padre.
"Ciao ragazzi... è andato bene il viaggio?" chiese Troy, non appena arrivammo di fronte a lui.
"Sì, tutto tranquillo" gli risposi, mentre Harry si sporgeva per stringergli la mano.
"Se vi va, vi faccio vedere un po' la città... Manchester non è così male" propose lui, iniziando a camminare.
"Vi va una tazza di tè? Che ne dite?" continuò ancora, a qualche passo di distanza da me ed Harry.
Sembrava come se ci stesse lasciando il nostro spazio. Troy camminava con noi, ma non si avvicinava mai più di tanto, rimaneva sempre qualche passo avanti. Magari si sentiva a disagio a camminare vicino a due ragazzi che si tenevano per mano, pensai. D'altronde, le sue scuse mi erano sembrate sincere, ma comunque il suo pensiero non poteva essere cambiato radicalmente.
Ci portò in un bar in centro e pagò per noi, nonostante le obiezioni che Harry gli aveva fatto per tutto il tempo.
"Louis... se vuoi ti posso far vedere dove lavoro e magari possiamo anche andare a dare un'occhiata all'università" disse Troy, bevendo il suo caffè.
Naturalmente mio padre aveva colto quella visita come un'opportunità per farmi vedere con i miei occhi come sarebbe stato vivere lì. Ma non poteva sapere che non avevo preso minimamente in considerazione quell'ipotesi. Annuii comunque e continuai a tenere lo sguardo fisso sulla mia tazza.
"Harry, mi fa piacere che tu sia venuto" se ne uscì mio padre dal nulla, puntando gli occhi in quelli del mio ragazzo.
"Sono contento anch'io..." rispose Harry, tranquillamente.
E quella tranquillità, la invidiavo da morire. Lui era seduto in modo rilassato, il suo viso non lasciava trasparire l'insicurezza che invece si leggeva sul mio.
"Cosa fai nella vita? Frequenti l'università con Louis?" domandò Troy, apparentemente interessato.
Fu in quel momento che vidi lo sforzo che stava facendo. Stava cercando di interessarsi non solo alla mia vita, ma anche a quella delle persone a me care. E il tono della sua voce non era disinteressato, tutt'altro. Forse mio padre voleva sul serio avere un'altra opportunità.
"No, io lavoro... è Louis quello intelligente tra noi due" rispose Harry, abbozzando un sorriso.
"Anche da piccolo... è sempre stato un bambino così curioso, così pieno di voglia nell'apprendere cose nuove... non è cambiato per niente" affermò Troy, con l'ombra di un sorriso malinconico sulla faccia.
"Avrei voluto conoscerti all'età di quattro o cinque anni, Lou... credo che ci saremmo divertiti" continuò Harry, rivolgendosi esclusivamente a me.
"Io non credo... mia madre dice che ero terribile da piccolo. Ero una piccola peste e non facevo altro che fare dispetti alle mie sorelle" risposi, ricordando perfettamente tutto quello che mia madre mi aveva sempre detto.
"Io invece penso che mi saresti piaciuto comunque" disse Harry, abbassando leggermente il tono di voce ma non abbastanza per non farsi sentire da Troy, infatti vidi mio padre abbassare la testa imbarazzato.
Quello che per me ed Harry era normale, ai suoi occhi doveva sembrare perlomeno strano. Per questo ero stato piacevolmente sorpreso dal suo interesse nei confronti di Harry.
Strinsi la mano di Harry sotto al tavolo, e poi cercai di deviare il discorso, domandando a mio padre "Allora... ci porti un po' a visitare la città?"
"Sì, certo" rispose subito lui.
Passammo quasi l'intero pomeriggio tra le vie di Manchester, in un clima totalmente sereno.
"Louis... ti porto dove lavoro. Ti va?" domandò Troy, quando ormai si era quasi fatta ora di cena.
"Sì" acconsentii, prima di girarmi verso Harry e "Ti dispiace se passo un po' di tempo da solo con lui?" chiedere, realizzando solo in quel momento la voglia che avevo di trascorrere qualche ora insieme a mio padre.
"Vado in hotel a farmi una doccia... devo aspettarti per cena?" disse Harry, comprendendo sicuramente la mia decisione.
"Sì... tornerò tra un'ora, circa" risposi, prima di avvicinarmi al suo orecchio e "Ordina la cena in camera, ho intenzione di restare lì dentro fino a domani" sussurrargli, lasciandogli un bacio a stampo sulle labbra.
Vidi Troy osservare la scena, rimanendo qualche passo indietro, così dopo aver visto Harry salutarlo ed allontanarsi, raggiunsi mio padre, per poi "Possiamo andare" dire, affiancandolo.
La sua azienda era immensa proprio come me l'ero sempre immaginata. D'altronde Troy era sempre stato un uomo d'affari, troppo occupato nel suo lavoro per dedicarsi alla famiglia. Per questo non mi stupii quando ogni persona che incontrammo lungo il corridoio, lo salutò con estrema riverenza.
Passammo venti minuti nel suo ufficio e mi mostrò tutto quello che era solito fare durante la giornata. Ascoltai e notai la passione con cui parlava del suo lavoro.
"Vuoi cenare a casa? Mi piacerebbe presentarti la mia famiglia" disse lui, quando uscimmo dall'edificio.
Ma quello era troppo, quella giornata era stata già così intensa che non aveva bisogno di ulteriori aggiunte.
"Io... mi dispiace ma non me la sento" replicai, notando la sua faccia delusa.
Non poteva farmene una colpa, non poteva pretendere che accogliessi la sua nuova famiglia a braccia aperte.
"Louis, loro sanno di te e sono sicuro che gli piaceresti molto. Ti adorerebbero, probabilmente" riprovò a dire, toccandomi una spalla.
Ma era più forte di me, non potevo farcela, non in quel momento. L'unica cosa che volevo era tornare da Harry per essere circondato dalle sue braccia.
"Non... non ci riesco... scusa" dissi di nuovo, iniziando a camminare.
Troy mi si affiancò all'istante, continuando "Non voglio forzarti a fare nulla... se non te la senti, va bene."
"Oggi è stato... strano. Non penso di poter riuscire a darti di più, al momento" ammisi, con una punta d'imbarazzo.
Quella era l'occasione giusta per tirare fuori tutta la verità, per chiarire definitivamente il nostro rapporto.
"Lo capisco e sono felice che tu sia venuto qui, sai che la proposta di trasferirti qui è sempre valida, vero?" chiese, fermandosi per fronteggiarmi.
"Non verrò ad abitare qui... Londra è casa, ormai" dissi, cercando di non risultare troppo brusco.
Ed era vero, in fin dei conti. Londra era la mia città, lì avevo la mia vita, l'università, i miei amici e poi c'era Harry. Non avrei mai potuto abbandonare quel luogo per andare a Manchester e ricominciare tutto dall'inizio.
"Non hai nemmeno preso in considerazione la mia proposta, vero?" domandò lui, scalciando un sassolino con la punta della sua scarpa.
"Io... no. In realtà non l'ho mai fatto" confermi, mordendomi il labbro inferiore.
Troy sorrise e "Qualcosa mi dice che centra il tuo ragazzo... dico bene?" chiese, con un'espressione bonaria.
E siccome quello era il nostro momento cuore a cuore, decisi di essere sincero fino in fondo "Harry è una delle ragioni, sì... probabilmente la più importante. Non voglio andarmene, non voglio rischiare di perderlo... non potrei sopportarlo."
"Ti sei innamorato sul serio... ed io mi sono perso uno dei momenti migliori della vita di mio figlio" sussurrò lui, sorridendo amaramente.
Notai mio padre prendere coscienza dei sbagli che aveva fatto in passato, lo vidi chiaramente dall'espressione sul suo volto. Sembrava realmente dispiaciuto ed amareggiato.
E fu in quel momento che presi la mia decisione "Puoi sempre provare a recuperare... anche se non verrò a vivere qui, non significa che non potremmo vederci comunque."
Quella era stata la mia proposta, l'ultima occasione che avevo deciso di concedergli. Perché valeva la pena provare, valeva la pena tentare di ricominciare da capo. Avevo bisogno della figura di mio padre nella mia vita, era quella la realtà.
Troy mi abbracciò di slancio, colmando la distanza che ci separava. Inutile negarlo, quelle braccia, quel calore, quella sensazione di protezione che solo un padre sapeva dare, mi erano mancate da morire.
Ricambiai la sua stretta ed affondai la testa nel suo petto, sicuro più che mai della mia decisione. Solo il tempo mi avrebbe fatto capire se la mia scelta era stata quello giusta o no. Per il momento, preferivo godermi quelle sensazioni che quell'abbraccio mi stava regalando.
"Mi dispiace da morire per tutto, sul serio... Louis, ti voglio bene, te ne ho sempre voluto, devi credermi... spero che tu possa perdonarmi un giorno per tutto il male che ti ho fatto" mormorò lui, stringendomi ancora di più.
Quelle scuse erano la sua resa definitiva, erano le sue ammissioni di colpe.
Lo strinsi per un'ultima volta, inebriandomi del suo profumo e del suo calore, per poi "Ti ho già perdonato... solo... non ferirmi un'altra volta. Se sbaglierai ancora, non sarò disposto a darti un'altra opportunità, nemmeno dopo anni. Mi sto fidando di nuovo di te, non farmene pentire" avvertirlo, facendo crollare definitivamente tutte le mie barriere.
Quelle parole erano state la chiara prova della mia sofferenza passata. Gli avevo sbattuto in faccia tutto il mio dolore, tutte le mie paure. Adesso stava a lui non tradirmi di nuovo.

Love will conquer all - Larry StylinsonDonde viven las historias. Descúbrelo ahora